Conte: “In Italia poca sicurezza e la prospettiva di crescita più bassa in Europa”
In un’intervista rilasciata al Corriere della Sera, Giuseppe Conte delinea una situazione economica che definisce particolarmente allarmante per il Paese. Secondo il leader del Movimento 5 Stelle, “Abbiamo la prospettiva di crescita più bassa d’Europa nel prossimo triennio e senza il Pnrr saremmo già in piena recessione”. A questo si aggiunge un calo dei salari reali del 9% dal 2021, il livello di pressione fiscale più alto dell’ultimo decennio e un quadro sociale aggravato da sei milioni di lavoratori che non raggiungono i mille euro al mese.
Conte sottolinea inoltre come quasi sei milioni di cittadini rinuncino alle cure e come la povertà assoluta abbia raggiunto livelli record. “Una famiglia su tre taglia anche la spesa alimentare, aumentata del 25%”, afferma, evidenziando un Paese in evidente difficoltà.
Critiche al sistema produttivo e alle scelte del governo
Nell’intervista, Conte mette in discussione il ruolo delle principali associazioni industriali: “Con pieno rispetto del ruolo delle associazioni imprenditoriali, io credo che a partire da Confindustria ci si debba porre un profondo interrogativo. Si vogliono rappresentare solo gli interessi delle partecipate di Stato o si vuole tutelare il sistema produttivo e favorire la crescita?”. A suo avviso l’interesse nazionale dovrebbe puntare su crescita stabile, tutela del potere d’acquisto e forte sostegno all’innovazione industriale. Critica duramente la transizione 5.0 definendola “sotterrata dalla burocrazia. Un fallimento”, e denuncia il depotenziamento del fondo di garanzia per le Pmi.
Conte propone un ritorno ai crediti d’imposta per occupazione e innovazione, la cancellazione del divieto di compensazione con debiti previdenziali e accusa il governo di aver archiviato la decontribuzione Sud. “E dove sono finiti i 25 miliardi promessi da Meloni per reggere l’impatto dei dazi Usa?”, domanda.
Il caso Quirinale e la difesa di Garofani
La parte finale dell’intervista affronta anche le recenti tensioni istituzionali. Per Conte, “l’attacco al Quirinale è stato del tutto scomposto. Si è trattato di una polemica creata artificiosamente”. A suo giudizio, dunque, non vi sono motivi per chiedere passi indietro o ammissioni di responsabilità. Per questo, conclude con fermezza: “Garofani non deve dimettersi”.
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