Sciopero dei bus a West London rinviato per nuovi colloqui
L’annunciato sciopero di tre giorni dei lavoratori degli autobus di West London è stato rinviato all’ultimo momento, aprendo una nuova fase di trattative fra sindacati, azienda e servizio di conciliazione. La sospensione arriva dopo settimane di tensioni, scioperi ripetuti e negoziati che finora non avevano prodotto un accordo concreto, mentre migliaia di passeggeri londinesi si preparavano a tre giorni di pesanti disagi nei trasporti.
Le ragioni del conflitto salariale a Westbourne Park
Lo scontro nasce all’interno del deposito di Westbourne Park, dove più di 350 lavoratori fra autisti, ingegneri e addetti ai magazzini erano pronti a incrociare le braccia il 26, 27 e 28 novembre. Il personale, rappresentato dal sindacato Unite, contesta l’offerta salariale presentata dalla società First Bus London, proprietaria di London Transit e responsabile delle linee interessate.
Secondo i rappresentanti dei lavoratori, l’azienda avrebbe proposto un aumento ritenuto non solo insufficiente, ma soprattutto “sotto il livello dell’inflazione”, in una fase economica in cui il costo della vita continua a gravare pesantemente sulle famiglie. Unite aveva inoltre richiesto il riconoscimento degli arretrati completi per tutti i dipendenti, una richiesta che – stando al sindacato – non è stata accolta, generando ulteriore frustrazione fra gli iscritti.
L’atmosfera si era già surriscaldata nelle settimane precedenti: i membri Unite del deposito avevano infatti dato vita a tre giornate di sciopero il 14, 17 e 18 novembre, segnalando fin da subito un conflitto profondo e non facilmente risolvibile.
La questione salariale nei trasporti londinesi non è nuova e rientra in un quadro più ampio di rivendicazioni che, negli ultimi anni, hanno coinvolto diversi operatori. Per comprendere la cornice normativa e storica del trasporto pubblico nel Regno Unito, è utile ricordare che il settore opera in regime privatizzato e che i principali operatori negoziano condizioni e contratti in autonomia rispetto alle istituzioni, con la supervisione di Transport for London (TfL) per quanto riguarda i servizi locali (TfL). L’equilibrio fra sostenibilità economica delle aziende e tutela dei diritti dei lavoratori è quindi spesso motivo di tensioni ricorrenti.
Il rinvio dello sciopero e il ruolo di ACAS nelle nuove trattative
La svolta è arrivata con un comunicato di First Bus London, in cui l’azienda si è detta “compiaciuta” per l’annullamento delle tre giornate di sciopero e ha confermato l’avvio di nuovi colloqui con il sindacato. La notizia ha permesso a migliaia di utenti di tirare un sospiro di sollievo, soprattutto su alcune linee molto trafficate dell’ovest cittadino.
La mediazione coinvolgerà ora ACAS, il servizio di conciliazione indipendente del Regno Unito, chiamato a facilitare un incontro programmato per il 2 dicembre, con l’obiettivo di guidare le parti verso un compromesso sostenibile. Per comprendere il ruolo di ACAS, è utile ricordare che l’ente opera come mediatore neutrale in vertenze sindacali e aziendali, fornendo assistenza per evitare interruzioni prolungate dei servizi pubblici. Maggiori informazioni sulla sua funzione istituzionale sono disponibili sul sito ufficiale (Acas).
Secondo Transport for London, grazie al rinvio dello sciopero “i servizi sono attesi regolari nei prossimi giorni”, una comunicazione essenziale per garantire stabilità al sistema dei trasporti già in una fase dell’anno particolarmente sensibile per pendolari, studenti e lavoratori del settore retail.
Le reazioni di Unite e le accuse all’azienda
Nonostante la sospensione temporanea, il clima resta tutt’altro che disteso. La segretaria generale di Unite, Sharon Graham, ha infatti rilasciato dichiarazioni particolarmente dure nei confronti di First Bus London.
Secondo Graham, l’azienda starebbe mostrando “un comportamento vergognoso”, sintomo di “assoluto disprezzo nei confronti dei lavoratori e dell’impegno quotidiano che garantiscono alla città”. Parole forti, che mettono in luce non solo la questione economica, ma una più ampia frattura nelle relazioni industriali.
La dirigente sindacale ha aggiunto che Unite “sosterrà pienamente i propri membri in questa vertenza”, sottolineando anche quella che definisce “una storia di comportamenti anti-lavoratori” attribuita all’azienda. Dichiarazioni che confermano la difficoltà del negoziato e suggeriscono che il rinvio dello sciopero non rappresenta una soluzione definitiva, ma piuttosto una pausa strategica in attesa dei prossimi sviluppi.
Dal canto suo, First Bus London sottolinea che ogni sciopero produce “disagi significativi non solo ai passeggeri, ma anche ai dipendenti stessi”, motivo per cui l’azienda accoglie con favore la possibilità di un dialogo costruttivo. La distanza fra le parti, tuttavia, appare ancora significativa.
Le linee coinvolte e il potenziale impatto sulla mobilità londinese
Il rischio di tre giorni consecutivi di interruzioni aveva destato grande attenzione nella zona ovest della capitale. Le linee che sarebbero state colpite dallo sciopero – 13, 23, 31, N31, 218, 295 e 452 – sono infatti essenziali per collegamenti quotidiani fra quartieri densamente popolati e aree nevralgiche per pendolari, studenti e lavoratori del settore servizi.
I percorsi interessati includono tratti particolarmente sensibili nel West End, nella zona di Kensal Rise, Shepherd’s Bush, Earl’s Court e Hammersmith, nonché collegamenti notturni fondamentali per il traffico turistico e le attività serali. L’interruzione dei servizi avrebbe quindi avuto un forte impatto sia sulla routine dei residenti sia sulle attività commerciali che dipendono dal regolare afflusso di clienti e personale.
TfL ha sottolineato che, al momento, tutti i servizi “sono previsti in normale operatività”, una notizia decisiva per evitare ulteriori disagi in una fase autunnale già segnata da condizioni meteorologiche mutevoli e dall’aumento della domanda di trasporto pubblico.
Prossimi passi e scenari possibili
La riunione del 2 dicembre con ACAS sarà dunque il punto chiave di questa vertenza. Se da un lato il rinvio dello sciopero mostra una disponibilità al confronto, dall’altro le dichiarazioni di Unite indicano che il malcontento resta profondo e strutturale.
Sarà determinante verificare se:
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l’azienda deciderà di rivedere l’offerta salariale,
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verrà trovata una formula sugli arretrati,
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il sindacato riterrà soddisfacenti le condizioni proposte.
In assenza di un accordo, non si esclude che lo sciopero possa essere riprogrammato, con tempistiche che dipenderanno dall’esito dei negoziati delle prossime settimane.
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