Da Milano al mondo, il cibo è un atto pubblico

Una settimana di confronto tra oltre 330 città del mondo, tra i chiostri dell’Università Statale e le sale di Palazzo Reale, dove amministratori, esperti e attivisti si ritrovano per misurare quanto il cibo incida sul futuro delle comunità. Ad aprire il Forum, gli interventi di Giuseppe Sala, Carlo Petrini e Jane Battersby, tra le voci più autorevoli sui sistemi alimentari globali: nomi che ricordano come la trasformazione parta dalle scelte quotidiane e dalle città che le rendono possibili.
Sotto la superficie dei panel e delle sessioni, resta un messaggio limpido: nutrire bene è una questione pubblica. E urgente. Parlare di alimentazione significa parlare di giustizia, accesso e dignità – parole che valgono a Milano come a Nairobi, a Seoul o a Rio.
Lezioni di cittadinanza
Tra i temi più attesi c’è l’educazione alimentare, intesa non come materia accessoria ma come leva concreta per il futuro delle città. Nella sessione Cities Feeding the Future, organizzata con la School Meals Coalition, sindaci e amministratori da ogni continente discuteranno un obiettivo semplice ma ambizioso: garantire a ogni bambino almeno un pasto sano e sostenibile al giorno.
La nutrizione è solo il punto di partenza. A scuola, il cibo nutre, sì, ma soprattutto insegna: costruisce abitudini, forma il senso del limite e della cura, la responsabilità verso ciò che si sceglie, il rispetto per chi produce. Ogni gesto – riconoscere un alimento, sapere da dove viene – costruisce una consapevolezza profonda: ciò che mettiamo in tavola racconta chi siamo e in che mondo vogliamo abitare.
Secondo il World Food Programme, i programmi di refezione scolastica sono tra gli strumenti più efficaci per migliorare nutrizione, frequenza e inclusione. E forse, tra strategie globali e piani di sviluppo, la lezione più radicale resta quella che si impara da piccoli.
Il paradosso urbano
Ogni metropoli del mondo vive lo stesso paradosso: il cibo è ovunque, ma non per tutti. Entro il 2050, le aree urbane consumeranno l’80 per cento del cibo globale, eppure il 76 per cento delle persone che soffrono insicurezza alimentare vive proprio lì – nello stesso spazio in cui gli alimenti si accumulano, si sprecano e perdono valore.
Da questo squilibrio nasce una delle linee più forti del Forum: riconoscere che la sostenibilità delle città dipende anche dall’economia che le alimenta. Nel panel Business Engagement – Good Food for Healthy Cities, emerge un dato chiave: l’85 per cento del cibo che arriva sulle tavole passa attraverso le imprese. La transizione ecologica le coinvolge, ma non può piegarsi alle loro logiche. La sfida è costruire un’alleanza reale, in cui il profitto si misuri in salute generata, spreco evitato, sistemi rigenerati.
Il tema ritorna in Innovative Finance for Urban Fresh Food Markets, che guarda ai mercati come infrastrutture vitali dei sistemi locali. Ogni giorno questi spazi tengono in equilibrio territori e cittadini, produttori e quartieri. Investire nei mercati — nelle loro strutture pubbliche, digitali, resilienti — significa rendere accessibile il cibo sano e ridisegnare il diritto a nutrirsi bene come fatto di principio, non di reddito.
Eppure, il punto di rottura resta lo stesso: lo spreco. Non nasce in cucina, ma a monte: quando le filiere si allungano, quando il bisogno viene dopo l’offerta. Ogni alimento buttato è tempo, suolo, lavoro cancellato. Ridurre lo spreco significa ripensare il metabolismo delle città: dalla logistica alla distribuzione, fino a restituire dignità a ogni prodotto.
Nei mercati questo principio prende corpo: non nei grafici, ma tra i banchi, dove gli alimenti ritrovano un volto, una stagione, un prezzo che non cancella il valore. Un mercato che funziona è un indicatore di democrazia. Perché se lo spreco racconta dove una città fallisce, i mercati raccontano dove può ricominciare.
Clima, filiere e futuro
Se il cibo racconta l’economia delle città, il clima ne rivela i limiti. Secondo la FAO, oltre un terzo delle emissioni globali proviene dai sistemi agroalimentari, e lo spreco da solo incide fino al 10 per cento del totale. Ciò che mangiamo non è solo vittima del cambiamento climatico: ne è anche una delle cause.
Nel panel Food Policies and the Climate Agenda, le città provano a unire due mappe finora parallele: quella alimentare e quella climatica. Il Brasile lo dimostra: quando governi locali e nazionali dialogano, il cambiamento smette di essere promessa e diventa realtà. Nel Sud del pianeta, la pandemia ha mostrato la fragilità delle filiere globali e la forza di quelle locali. Con Agroecology-based Food Systems si raccontano i modelli che mettono al centro il lavoro dei piccoli produttori, i mercati di prossimità e le economie che rigenerano relazioni e territorio.
Da quella stessa radice nasce una forza più giovane ma altrettanto necessaria: la voce dei giovani. Nella sessione Youth & Food Systems, studenti, startupper e ricercatori portano orti comunitari, progetti rigenerativi e studi sulla povertà alimentare adolescenziale.
I giovani costruiscono nuovi modelli di cittadinanza e chiedono spazio nei processi decisionali, per portare il futuro dentro le agende del presente.
Milano, dieci anni dopo
Questi sono solo alcuni dei temi in campo. Accanto al dialogo su cibo e clima, il MUFPP affronterà la dieta mediterranea e quella planetaria, e ospiterà sessioni regionali dove le città del Nord e del Sud del mondo metteranno a confronto priorità e strategie.
Nei cinque giorni di dibattito, Milano diventa una mappa viva: dagli incontri istituzionali ai pranzi condivisi, dove delegati e sindaci assaggeranno yogurt, miele e succhi delle cascine agricole milanesi. Tra gli appuntamenti simbolo, la cerimonia dei Milan Pact Awards al Piccolo Teatro Studio Melato, con il riconoscimento alle città che hanno trasformato il diritto al cibo in politiche concrete. Dalla prima edizione del 2016, questi premi hanno raccolto oltre 600 buone pratiche: la più grande banca dati al mondo dedicata alle politiche alimentari urbane.
Il 16 ottobre, nella Giornata Mondiale dell’Alimentazione, il pranzo dedicato ai sindaci della Cities Feeding the Future Initiative chiuderà simbolicamente il Forum: un modo per ricordare che la refezione scolastica non è un servizio, ma una politica pubblica che genera salute e uguaglianza.
Dieci anni dopo il primo Patto, Milano non guarda indietro. Traduce il cibo in responsabilità comune, in un modo nuovo di pensare le città.
L'articolo Da Milano al mondo, il cibo è un atto pubblico proviene da Linkiesta.it.
Qual è la tua reazione?






