Sciopero 15 ottobre 2025: stabilizzare i precari PNRR del Ministero della Giustizia

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La vertenza dei lavoratori precari PNRR del Ministero della Giustizia entra in una nuova fase di protesta: giornata di sciopero prevista per il 15 ottobre 2025, ecco tutti i dettagli della mobilitazione.
La Funzione Pubblica CGIL e il sindacato Unione Sindacale di Base hanno annunciato il proprio sostegno alle iniziative di mobilitazione programmate per il 15 ottobre, ribadendo l’obiettivo di una stabilizzazione completa del personale assunto con contratti a termine nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). Si tratta di circa 12.000 persone, tra funzionari tecnici, operatori data entry e addetti all’Ufficio per il processo (UPP), che da mesi chiedono al governo certezze sul proprio futuro lavorativo.
Secondo la FP CGIL, l’atteggiamento dell’esecutivo e del Ministero della Giustizia rimane ambiguo e contraddittorio: da un lato si riconosce l’importanza del lavoro svolto da queste figure, fondamentali per smaltire l’arretrato e migliorare l’efficienza degli uffici giudiziari; dall’altro, però, mancano i fondi per garantire la trasformazione dei contratti da tempo determinato a tempo indeterminato.
Una battaglia lunga due anni
La mobilitazione dei precari della giustizia non è una novità. Fin dal 2022 la FP CGIL ha promosso assemblee, incontri istituzionali e presìdi davanti al Ministero per chiedere la stabilizzazione del personale. Le iniziative del 30 giugno e del 1° luglio, organizzate insieme a UIL e USB, hanno segnato un passaggio cruciale nella vertenza, culminata nello sciopero del 16 settembre scorso, che ha registrato un’ampia adesione tra i lavoratori coinvolti.
A rafforzare il fronte della protesta sono arrivati anche attestati di solidarietà da parte di magistrati, avvocati e rappresentanti istituzionali, che hanno riconosciuto il contributo determinante dei precari nel garantire il funzionamento quotidiano della macchina giudiziaria. “Non si può parlare di riforma della giustizia – osservano dal sindacato – se non si valorizza chi la giustizia la fa funzionare ogni giorno”.
Le promesse mancate del Governo
Nonostante le rassicurazioni iniziali, la realtà si è rivelata ben diversa. Durante un recente incontro con la Capo di Gabinetto del Ministero, Giusi Bartolozzi, la FP CGIL ha avuto conferma che, allo stato attuale, non sono previste risorse aggiuntive per la stabilizzazione di oltre la metà dei lavoratori precari PNRR. Solo circa 6.000 persone potrebbero ottenere un contratto stabile, lasciando le altre in una condizione di incertezza totale.
Una notizia che il sindacato definisce “inaccettabile” e che smentisce le dichiarazioni ottimistiche di alcuni esponenti della maggioranza di governo. “È un gioco pericoloso – denunciano dalla FP CGIL – perché parliamo di migliaia di persone che da anni garantiscono la continuità del servizio con competenza e dedizione. Trattarli come manodopera a scadenza significa svilire la giustizia stessa”.
Il sindacato rilancia: stato di agitazione e assemblee in tutta Italia
Di fronte a un quadro che il sindacato definisce “deludente e regressivo”, la FP CGIL e il sindacato USB PI hanno proclamato lo stato di agitazione di tutto il personale del Ministero della Giustizia.
A Roma i sindacati si troveranno in prossimità del parlamento per chiedere che la Legge di Bilancio dia risposte concrete stanziando le risorse utili alla stabilizzazione di tutti e tutte. A Napoli è previsto un presidio a p.zza Plebiscito, di fronte alla Prefettura, a partire dalle ore 10:30.
“Non ci fermeremo – affermano le Federazioni – finché non verrà riconosciuta la piena dignità professionale e contrattuale di chi lavora ogni giorno per garantire ai cittadini un servizio pubblico fondamentale. La stabilizzazione non è una rivendicazione corporativa, ma una battaglia per la giustizia, nel senso più autentico del termine.”
Una mobilitazione che non si ferma
La FP CGIL ribadisce che la mobilitazione proseguirà fino a quando anche l’ultimo dei precari non avrà ottenuto un contratto stabile. La strategia punta a un’ampia unità sindacale, pur riconoscendo le difficoltà incontrate nel raggiungere un’azione comune con tutte le sigle presenti al Ministero.
Già a inizio settembre, la CGIL aveva lanciato un appello per costruire una piattaforma rivendicativa condivisa, ma il tentativo non ha avuto esito positivo. “Nonostante le differenze, crediamo che l’obiettivo della stabilizzazione debba unire – afferma il sindacato – perché riguarda la dignità delle persone e il buon funzionamento del sistema giudiziario”.
L’accordo contestato
A complicare ulteriormente il quadro, lo scorso 24 settembre è stato siglato un accordo tra il Ministero e alcune organizzazioni sindacali, accordo che la FP CGIL definisce “una copia carbone” di quello firmato nel 2010. L’intesa, secondo il sindacato, non solo non introduce reali miglioramenti per il personale, ma ripropone schemi superati, escludendo di fatto un confronto con tutte le sigle rappresentative.
Durante un incontro successivo, la Capo di Gabinetto Bartolozzi ha confermato l’impossibilità di riaprire la discussione, giustificando la scelta con la necessità di chiudere rapidamente la trattativa. Una decisione che la FP CGIL considera un passo indietro rispetto al dialogo costruttivo avviato nei mesi precedenti.
“L’amministrazione – si legge in una nota – ha preferito riproporre un modello vecchio di oltre un decennio, ignorando le trasformazioni del lavoro e le esigenze di valorizzazione delle professionalità interne. I lavoratori della giustizia meritano ben altro che un ritorno al passato”.
Le criticità del nuovo ordinamento
Nel merito, il sindacato elenca diverse lacune dell’accordo: i direttori dei dipartimenti vengono di fatto dichiarati una “famiglia ad esaurimento”, senza prospettive di carriera né accesso agevolato alle aree di elevata professionalità. Cancellieri e assistenti giudiziari restano confinati nella stessa area, senza la possibilità di avanzamento verso ruoli più qualificati, e mancano norme chiare su incarichi, differenziali retributivi e progressioni verticali.
Anche nel Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria si registrano criticità, con la mancata valorizzazione di figure professionali come statistici, formatori e comunicatori, che vedono di nuovo cancellata la propria specificità. Una situazione che, per la FP CGIL, riduce la mobilità interna e ostacola la crescita professionale del personale.
L’esclusione dei funzionari UPP
Tra le categorie più penalizzate ci sono i funzionari dell’Ufficio per il processo, assunti grazie ai fondi del PNRR. Queste figure, ritenute essenziali per velocizzare i procedimenti giudiziari, non hanno ancora un profilo professionale definito e rischiano di rimanere escluse dalle tutele previste per gli altri dipendenti.
La conferma arrivata dal Ministero – ovvero la mancanza di fondi per la loro stabilizzazione – ha acceso ulteriormente la protesta. “È inaccettabile che si giochi con le vite di migliaia di lavoratori – sottolinea la FP CGIL – dopo averne esaltato il ruolo strategico nel rilancio della giustizia italiana”.
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