Transizione energetica: spuntano i pomodori pelati con metà energia


Tecnologie a infrarossi, ultrasuoni e riscaldamento ohmico riducono i consumi termici fino al 50% e gli scarti di lavorazione del 52%, risolvendo anche l’impatto ambientale (non chimico). Un test su un impianto produttivo a Salerno
Con oltre 5 milioni di tonnellate di prodotto trasformato ogni anno, l’Italia è tra i leader mondiale del pomodoro in barattolo. Per questo l’industria agroalimentare sta cercando tecnologie a basso impatto energetico e idrico e di gestione dei reflui.
Su questo solco che si inserisce la sperimentazione di una tecnologia adatta alla pelatura industriale dei pomodori, capaci di abbattere i consumi energetici fino al 50% rispetto ai metodi tradizionali.
La sta sperimentando un’azienda salernitana (che non ha voluto essere citata – ndr) che lavora circa 60mila tonnellate di pomodori l’anno. A condurre il progetto sono Giovanni Landi, ricercatore Enea, insieme alla collega Miriam Benedetti e ai docenti Gianpiero Pataro ed Elham Eslami dell’Università di Salerno, che sono partiti da un dato di fatto.
Le tecniche a vapore o con liscivia, usate fino a oggi per staccare per rendere pelati i pomodori, sono “efficaci ma energivore” commenta Landi, evidenziando anche il forte impatto in termini di consumo idrico e produzione di reflui.
Sebbene la pelatura a vapore sia più ecologica rispetto a quella chimica, può compromettere la consistenza del prodotto e comportare perdite fino al 15%.
Tre quindi le tecnologie alternative messa alla prova, ci sono:
- infrarossi (Ir): la cosiddetta pelatura a secco, che utilizza radiazioni termiche per staccare la buccia senza acqua né sostanze chimiche
- ultrasuoni, che ammorbidiscono selettivamente la superficie del frutto
- riscaldamento ohmico, che sfrutta la resistenza elettrica naturale del pomodoro per riscaldarlo in modo uniforme
I primi risultati evidenziano l’aumento di capacità produttiva fino al 9,2%, riducendo lo scarto di lavorazione fino al 52%. La soluzione a infrarossi emerge come la più ecocompatibile: non genera acque reflue, limita il consumo di energia elettrica e termica, e riduce lo spreco di pomodoro al 9,8%.
Landi, che è molto ottimista sull’esito di questo progetto, però fa notare come debba essere testata l’applicazione su larga scala, così come la gestione precisa della temperatura dell’emettitore Ir e il controllo della distanza dal prodotto.
Insomma i lavori sui pelati continuano.
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