Eugenia Roccella, l’antisemitismo e la relativizzazione della questione della colpa fascista

Ottobre 14, 2025 - 20:30
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Eugenia Roccella, l’antisemitismo e la relativizzazione della questione della colpa fascista

Se Eugenia Roccella avesse messo in guardia dall’errore di pensare che il fascismo, pure al cento per cento antisemita, rappresenti il cento per cento dell’antisemitismo passato, presente e futuro degli italiani brava gente – e ne costituisca, pure se riveduto e corretto, l’involucro ideologico necessario – avrebbe fatto un buon servizio alla causa della verità.

Però Roccella ha fatto un altro servizio a una causa del tutto diversa e la sua colpa non è solo quella, come qualcuno sostiene, di essere inciampata in una parola sbagliata – la “gita” ad Auschwitz – che invece è purtroppo giustissima nella logica del suo discorso.

Ci sono stati, ci sono e ci saranno antisemitismi di diverso conio, in cui il fattore razziale – prevalente nell’antisemitismo nazi-fascista – è decisivamente recessivo rispetto a quella antropologico-culturale o dogmatico.

La variante antisemita oggi più virulenta, quella islamista, è non a caso anche quella più politica, e unisce pregiudizi religiosi, rivendicazioni di sovranità locali e istanze di liberazione globale, attorno al feticcio della causa palestinese e dell’usurpazione sionista della terra araba.

Come è inevitabile che accada, questa variante in Occidente ha attecchito profondamente nei settori dell’opinione pubblica più sensibili al richiamo della foresta della lotta anticolonialista, per la stessa ragione per cui, a parti invertite, i suprematisti ebraici che da anni dettano l’agenda del Governo Netanyahu sono diventati i beniamini delle ultra-destre europee, che l’ebraismo della diaspora considera schiettamente antisemite.

Come però si continua dolosamente a sostenere che la permeabilità dell’elettorato di sinistra alla demagogia “dal fiume al mare” sia un effetto reversibile e benigno dell’impegno umanitario propal, mentre ne esprime una tendenza cronica e tossica, così a destra si continua, altrettanto dolosamente, a sostenere che l’antisemitismo fascista sia stato un fenomeno tutto sommato estrinseco, imposto dall’alleanza con Hitler, ed estraneo alla cultura nazionale e dunque non sovrapponibile al fascismo pre-1938. L’antisemitismo non come espressione del fascismo, ma come errore o addirittura come tradimento della sua ispirazione originaria.

Il modo di superare il fascismo da parte della destra post-fascista non è stato quello di fare i conti con la questione della colpa, ma di rimuoverne selettivamente le pagine più aberranti (la guerra e le leggi razziali), rivendicando un’orgogliosa continuità morale con il fascismo, per così dire, migliore, quello della stagione del consenso e della pace nazionale.

Questa riscrittura della storia e relativizzazione delle colpe del fascismo, a differenza di quanto avveniva nella Prima Repubblica, non è più l’espediente di una minoranza esclusa dall’arco costituzionale, ma è diventata una vulgata maggioritaria nel centro-destra democratico e come ogni vulgata ha bisogno di ricorrenti manutenzioni demagogiche.

A questo è servito il discorso della Ministra Roccella: a un’operazione di contraffazione politica, nella quale si usa il vero – l’antisemitismo non coincide con il fascismo – per affermare il falso – il vero male era l’antisemitismo, mica il fascismo – e sostenere che dunque le gite ad Auschwitz non sono servite a un’opera di educazione civile, ma di depistaggio politico-culturale, per ridurre l’antisemitismo a epifenomeno fascista e per nascondere la natura intrinsecamente antisemita dell’antifascismo ufficiale.

In questo ribaltamento, Roccella forse neppure si accorge di usare lo stesso procedimento con cui la sinistra comunista ha storicamente avversato la memoria della tragedia delle foibe, sostenendo che la celebrazione delle vittime degli eccidi anti-italiani servisse solo ad occultare i crimini fascisti e a riabilitarne gli autori. Nei pellegrinaggi della memoria, l’accusa di strumentalizzazione dei lutti e delle colpe della storia nazionale sono sempre l’escamotage più diffuso e meno originale.

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Redazione Redazione Eventi e News