È cambiato il mondo, deve cambiare il bilancio europeo

Novembre 7, 2025 - 18:00
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È cambiato il mondo, deve cambiare il bilancio europeo

Con la presentazione, il 16 luglio 2025, della proposta di regolamento del Quadro Finanziario Pluriennale 2028-2034 (Qfp) da parte della Presidente Ursula von der Leyen e del commissario Piotr Serafin è stato avviato il dialogo – o meglio il confronto – fra le istituzioni (Parlamento europeo, Consiglio, Commissione europea) e gli organi (Comitato Economico e Sociale e Comitato delle Regioni) dell’Ue sulla programmazione delle politiche europee per un periodo che potrebbe essere di sette anni e cioè per tutta la legislatura 2029-2034, se non verrà accolta la richiesta adottata dal Parlamento europeo, il 22 novembre 2025, di adeguare la programmazione finanziaria alla periodicità naturale di cinque anni.

Il Movimento europeo ha deciso di consacrare lo spazio pubblico della piattaforma sul futuro dell’Europa a questo tema, come aveva già fatto nel 2020 in vista del Qfp 2021-2027, dedicando la sua azione politica alle priorità dei beni pubblici europei, della dimensione democratica e delle finanze necessarie e, cioè, delle risorse proprie per rispondere ai bisogni delle cittadine e dei cittadini europei.

I bilanci annuali sono fondati, come sappiamo, su una dettagliata procedura (art. 314 Tfue) in cui Parlamento europeo e Consiglio rappresentano formalmente l’autorità di bilancio con due limiti apparentemente insormontabili che riducono in modo sostanziale i poteri del Parlamento europeo: l’ammontare globale delle spese che è fissato dal Qfp, e l’ammontare globale delle entrate deciso dal solo Consiglio, violando così il principio no taxation without representation sulla base di una consolidata regola dei trattati secondo cui le spese sono dettate dalle entrate.

Il Parlamento europeo non intende rinunciare al suo potere (art. 314.7.c Tfue) sull’ammontare delle spese annuali, un potere che potrebbe tradursi nel rigetto del bilancio per l’esercizio 2026 – come avvenne nel 1979 e nel 1984 – a conclusione dei tentativi di conciliazione che saranno discussi a Strasburgo il 26 novembre 2025, aprendo, in questo caso, un periodo di dodicesimi provvisori fino a che non sarà raggiunto un accordo su un nuovo progetto di bilancio.

Consapevole dell’importanza della programmazione pluriennale, il Parlamento europeo ha tuttavia deciso di concentrare la sua azione politica sul Qfp sapendo che la Commissione europea ha il diritto e il dovere di modificare la sua proposta di regolamento fino a quando non sarà formalmente avviato il confronto fra il Parlamento europeo e il Consiglio.

Allo stato attuale, i portavoce della Commissione europea hanno escluso la possibilità di introdurre modifiche alla proposta del 16 luglio e, anzi, il vicepresidente Raffaele Fitto, che ha la responsabilità della politica di coesione, è stato richiamato all’ordine dal gabinetto della Presidente per aver osato far balenare l’ipotesi di queste modifiche.

Gli elementi essenziali del confronto saranno più chiari quando l’Assemblea si sarà formalmente espressa sulla proposta di regolamento del Qfp – in una data ancora imprecisata a causa delle divisioni interne al Ppe, combattuto fra la solidarietà verso la Presidente von der Leyen e le pressioni delle potenti organizzazioni agricole – e dopo il dibattito nella riunione al vertice dei Capi di Stato e di governo del Consiglio europeo del 18 e 19 dicembre 2025.

In vista di questi due appuntamenti, i quattro gruppi politici che formarono a suo tempo la cosiddetta “maggioranza Ursula” (Ppe, S&D, Renew e Verdi) hanno inviato il 30 ottobre 2025 una lettera alla Presidente della Commissione europea, in cui esigono modifiche sostanziali alla proposta di regolamento come condizione per potersi sedere al tavolo del confronto con il Consiglio.

Essi annunciano che, se queste modifiche non fossero accolte, potrebbero chiedere all’Assemblea di rifiutare, con la maggioranza assoluta dei suoi membri, l’approvazione della decisione (unanime) del Consiglio (art. 312.2 Tfue).

Alla lettera di questi quattro gruppi, si è aggiunta il 31 ottobre una lettera del gruppo Ecr, a cui aderiscono Fratelli d’Italia e il Pis polacco che condivide l’opposizione al metodo dei piani nazionali e all’accorpamento dei fondi per le spese agricole e della coesione.

La firma dell’Ecr non si è tuttavia aggiunta a quella della maggioranza perché i conservatori contestano l’estensione della condizionalità dell’attribuzione dei fondi al rispetto dello stato di diritto così come fanno i gruppi dei Patrioti (Pie) e dei sovranisti (Esn), una condizionalità giudicata dai quattro gruppi della maggioranza ancora troppo tiepida.

Se la Commissione europea non dovesse dare un seguito adeguato alle richieste del Parlamento europeo, non annunciando in aula il 12 novembre 2025 la sua disponibilità ad introdurre le modifiche dettagliate, nella lettera del 30 ottobre ci troveremmo di fronte alla rottura del rapporto di fiducia fra il Parlamento europeo e Ursula von der Leyen; anche se essa non si tradurrà in una formale mozione di censura che richiederebbe l’accordo dei due terzi dei membri del Parlamento europeo.  

Nel caso della successiva non approvazione del Qfp da parte del Parlamento europeo – contrariamente a quel che avviene nei rapporti fra il Congresso e il Presidente negli Stati Uniti, dove il conflitto istituzionale e politico può sfociare in un’ assenza di bilancio – le regole europee (art. 312.4 Tfue) prevedono, invece, che l’ammontare delle spese e i loro regolamenti di attuazione corrispondano a quelli dell’esercizio finanziario precedente (in questo caso il 2027), il che vuol dire che l’opposizione parlamentare si tradurrebbe in una crisi politica, ma non in una crisi di bilancio.

La lettera dei quattro gruppi è in linea, del resto, con la risoluzione approvata a larga maggioranza dal Parlamento europeo, il 7 maggio 2025, che anticipava criticamente gli orientamenti annunciati in aprile dalla Commissione europea, poi tradotti nelle proposte del 16 luglio 2025.

La risoluzione parlamentare sul Qfp dovrebbe mettere in evidenza un decalogo di priorità che risponda in modo coerente alla campagna di comunicazione «è cambiato il mondo, cambiamo il bilancio» allontanando il sospetto di una maggioranza parlamentare sensibile solo alle pressioni dei portatori di interesse più forti.

Il Qfp deve essere lo strumento per garantire alle cittadine e cittadini europei beni pubblici, che non possono essere assicurati dagli Stati membri ognuno per conto proprio. 

In questo quadro, oltre alle tradizionali spese della politica agricola e della coesione economica, sociale e territoriale – che dovranno essere tra di loro separate e che rappresenterebbero comunque il quarantacinque per cento del Qfp – è indispensabile dare un forte segnale alle opinioni pubbliche sul sostegno alle politiche innovative in materia di politica ambientale e digitale, di investimenti strategici e per lo spazio, nella ricerca e nelle nuove tecnologie con particolare riferimento ai programmi Horizon Europe, nella attuazione del mercato unico, nell’educazione e formazione con particolare riferimento ai programmi Erasmus Plus, nel sostegno alla società civile e nello scudo democratico, nella salute con particolare riferimento ai fondi per la salute globale e all’Alleanza globale per i vaccini (Gavi) dentro e fuori l’Unione europea, nell’energia, nell’impegno per le nuove generazioni e nella politica di accoglienza e di inclusione dei migranti. Non si tratta di ridurre le spese agricole finalizzate agli obiettivi della difesa, della restaurazione, della natura e quelle della coesione rivolte in particolare alle aree interne e alla lotta alle diseguaglianze, ma di aumentare in maniera consistente il Qfp per la garanzia dei beni pubblici europei qui sopra indicati.

Al fine di attuare le proposte contenute nei Rapporti sulla competitività di Mario Draghi, sul mercato unico di Enrico Letta e sulla difesa di Sauli Niinistö e di tenere in debito conto le analisi della Bce è indispensabile un forte impegno finanziario sulla politica industriale e l’innovazione secondo il metodo del partenariato pubblico e privato, che è fondamentale per stimolare gli investimenti nell’Unione europea.

Insieme alle politiche interne dell’Unione europea, il nuovo Qfp deve garantire impegni finanziari adeguati, legati ai partenariati strategici a livello internazionale, in particolare a quelli con l’Unione africana e i Paesi del Mediterraneo, a cui si aggiungono la messa in opera delle decisioni adottate a Siviglia sullo sviluppo sostenibile e le politiche di sostegno ai Paesi candidati all’adesione.

Questi impegni riguardano anche la politica estera e di sicurezza, che comprende la dimensione della difesa comune, al fine di garantire investimenti europei con una logica che escluda l’aumento delle spese nazionali, com’è stato proposto, invece, dalla Commissione europea.

Al fine di realizzare questi obiettivi, appare evidente che le entrate previste e dunque le nuove risorse proprie non sono adeguate, che bisogna sostituire progressivamente i contributi nazionali con tali risorse e che esse devono creare le condizioni di un quadro finanziario che raggiunga un livello pari ad almeno il due per cento del Pil, a cui si aggiunga lo strumento di debiti pubblici europei, com’è avvenuto con il Ngeu.

Non è accettabile che il Qfp copra un periodo di tempo di sette anni, vincolando in tal modo il Parlamento europeo che sarà eletto nel 2029 e violando regole che esistono in tutti i Paesi membri con una periodicità che va da un minimo di tre anni a un massimo di cinque. Il Parlamento europeo dovrebbe affermare che è disponibile a sedersi al tavolo del negoziato col Consiglio solo a condizione che il Qfp si concluda a dicembre 2032 e che preveda una revisione di metà percorso nel primo semestre 2030.

Il Parlamento europeo dovrebbe chiedere al Consiglio europeo di applicare la «clausola della passerella», prevista dall’articolo 312.2 Tfue, consentendo così al Consiglio di deliberare a maggioranza qualificata.

L’accordo interistituzionale previsto all’art. 312.5 Tfue dovrebbe prevedere l’inserimento di una «procedura di concertazione finanziaria», simile a quella che fu introdotta il 4 marzo 1975 con la Dichiarazione comune delle tre istituzioni, a seguito del Trattato di Bruxelles sul bilancio europeo, attribuendo di fatto al Parlamento europeo un potere di codecisione sul sistema delle risorse proprie e superando così il metodo previsto nell’art. 311 Tfue, che attribuisce un potere esclusivo di decisione al Consiglio.

Poiché è essenziale garantire la democrazia rappresentativa, il Movimento europeo insiste sulla necessità di promuovere delle assise interparlamentari durante i negoziati del Qfp – in modo da coinvolgere i parlamenti nazionali e le regioni con poteri legislativi nei sistemi federali, che sono altrimenti esclusi – secondo il modello delle assise che si svolsero a Roma nel novembre del 1990 e di assicurare il pieno rispetto dei principi della trasparenza previsti dall’art. 15.3 Tfue e dall’art. 42 della Carta dei diritti fondamentali.

La democrazia rappresentativa deve essere accompagnata dalla democrazia partecipativa, introducendo il metodo del bilancio partecipativo come forma di partecipazione diretta dei cittadini alla vita politica, utilizzando gli strumenti adottati dalla Conferenza sul futuro dell’Europa e prevedendo momenti deliberativi delle organizzazioni rappresentative della società civile, del mondo del lavoro e della produzione anche attraverso il ruolo del Comitato Economico e Sociale.

Nel caso in cui le richieste del Parlamento europeo non vengano accolte dal Consiglio e dalla Commissione europea, bisognerebbe dunque prendere in considerazione la possibilità che l’Assemblea neghi la sua approvazione al progetto di regolamento sul Qfp, così come è previsto dall’art. 312.2 Tfue, avviando a gennaio 2028 un periodo di dodicesimi provvisori, fino a quando non sarà raggiunto un accordo soddisfacente tra il Parlamento europeo e il Consiglio.

In questo spirito è necessario sostenere e diffondere la campagna di comunicazione del Parlamento europeo e lo slogan: «È cambiato il mondo, deve cambiare il bilancio europeo».

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Redazione Redazione Eventi e News