Financial Times: la Cina guadagna terreno in Europa sulle ibride plug-in, rischi per le case europee

Novembre 20, 2025 - 18:00
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Financial Times: la Cina guadagna terreno in Europa sulle ibride plug-in, rischi per le case europee

Le case automobilistiche europee rischiano di perdere terreno nella corsa alle ibride plug-in sul proprio mercato interno, mentre i produttori cinesi come Byd (Build your dreams) e Chery guadagnano quote con modelli più economici e tecnologicamente avanzati. Lo riporta il quotidiano “Financial Times”, citando dati di Schmidt Automotive Research e della European Automobile Manufacturers’ Association (Acea).

L’aumento delle tariffe europee sui veicoli elettrici cinesi ha spinto i costruttori della Repubblica Popolare a orientarsi verso le ibride plug-in, che non sono soggette agli stessi dazi e risultano oggi più convenienti rispetto ai modelli europei. La Seal U di Byd è stato il modello plug-in più venduto nei primi nove mesi del 2025 con una quota di mercato del 5,5 per cento, mentre in agosto nel Regno Unito la Jaecoo 7 di Chery ha guidato la classifica. Secondo Pedro Pacheco, analista di Gartner, “i produttori europei non sono ancora al livello dei cinesi nella tecnologia plug-in” e se Bruxelles dovesse ammorbidire il divieto di vendita di auto a combustione previsto dal 2035, “il mercato sarebbe comunque conquistato dai marchi cinesi”. A differenza dei modelli europei, spesso posizionati nella fascia premium, i nuovi veicoli cinesi come la Omoda 7 offrono maggiore autonomia a prezzi inferiori: il nuovo modello sarà venduto nel Regno Unito a partire da 32 mila sterline, meno dei full hybrid Toyota e Honda e con 56 miglia di autonomia elettrica, contro le 51 della Volvo XC60, seconda più venduta in Europa.

Nel frattempo, le vendite di plug-in hybrid in Europa e Regno Unito sono cresciute del 32 per cento su base annua nei primi nove mesi del 2025, raggiungendo 920 mila unità, contro una crescita del 25 per cento per i veicoli elettrici (1,8 milioni di unità). Tuttavia, l’impatto ambientale di queste vetture è ancora oggetto di critiche: secondo Transport & Environment, le emissioni reali dei plug-in registrati nel 2023 sono risultate quasi cinque volte superiori a quelle dichiarate. Inoltre, secondo Jan Dornoff dell’International Council on Clean Transportation (Icct), bastano pochi viaggi lunghi in modalità a combustione per alzare significativamente le emissioni medie.

La sopravvivenza del segmento dipenderà anche dalle decisioni politiche attese il 10 dicembre, quando la Commissione europea presenterà un nuovo pacchetto normativo sull’automotive. La Germania e l’industria chiedono l’inclusione dei plug-in dopo il 2035, mentre Francia e Spagna restano contrarie. Secondo l’Icct, in Cina – dove le plug-in hanno registrato una crescita da 240 mila a 4,9 milioni di unità tra il 2020 e il 2024 – si comincia però a osservare un rallentamento. Nel primo semestre del 2025 la quota delle ibride plug-in tra le auto elettrificate è scesa dal 41 al 38 per cento. Secondo Dornoff, con il calo dei costi delle batterie, “le ibride plug-in potrebbero diventare più costose degli EV e perdere progressivamente attrattività”.

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