Giorgetti annuncia taglio dell’Irpef e pace fiscale, ma non si sa con quali risorse

Settembre 23, 2025 - 01:00
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Giorgetti annuncia taglio dell’Irpef e pace fiscale, ma non si sa con quali risorse

A Pontida, dal tradizionale palco leghista, Giancarlo Giorgetti ha chiarito la rotta della prossima legge di bilancio: meno tasse per il ceto medio e una nuova pace fiscale. Due obiettivi che camminano insieme. E pazienza se il costo stimato è tutt’altro che leggero – circa quattro miliardi di euro complessivi – a fronte di risorse che restano scarse. A guardare i numeri, sembrano traguardi irraggiungibili.

«La rottamazione non mi piace, preferisco parlare di pace fiscale con chi vuole farla. Chi non vuole deve aspettarsi un po’ di guerra», aveva detto già sabato il ministro dell’Economia, collegato al festival di Open a Parma, rispondendo indirettamente alle pressioni di Matteo Salvini per una quinta rottamazione delle cartelle. Il messaggio è duplice: sì a una tregua fiscale, ma solo con condizioni sostenibili, «rate che non siano impossibili da mantenere dopo le prime», ha sottolineato Giorgetti.

Il titolare di via XX Settembre rivendica una linea di rigore, rafforzata dal giudizio positivo delle agenzie di rating. Fitch ha appena alzato il rating dell’Italia da BBB a BBB+, con outlook stabile, riconoscendo – dice Giorgetti – «il lavoro fatto» che si riflette «sulle istituzioni, le aziende e le famiglie». Non è un trionfo personale, insiste, ma un segnale al Paese, accompagnato da uno spread in calo. Eppure, frena le aspettative: «Il tesoretto non c’è. La rotta invece ce l’ho precisa».

Al centro c’è il taglio dell’aliquota Irpef dal trentacinque per cento al trentatré per cento per il ceto medio, stimato in almeno 2,5 miliardi. A questo si aggiungerebbe l’onere della pace fiscale, attorno a 1,5-2 miliardi. Per reperire le coperture, tra le ipotesi circolano un nuovo concordato preventivo biennale e il consueto aumento delle accise sul tabacco, con rincari che – assicura l’esecutivo – saranno «più lievi» rispetto a quelli previsti da Bruxelles.

Salvini rilancia dal canto suo obiettivi più ambiziosi: estendere la flat tax a tutti i lavoratori e cancellare centosettanta milioni di cartelle esattoriali. E attacca le banche, accusate di distribuire dividendi record: «Chi può deve dare una mano», ha detto il vicepremier, invocando un piano casa finanziato anche dagli istituti di credito.

Ma Giorgetti non arretra: «Io faccio il ministro dell’Economia. Troveremo il dosaggio giusto perché tutti siano accontentati, ma senza scassare i conti: questo non lo permetterò». In altre parole, nessuna spesa fuori controllo. Nemmeno per la difesa: «Non è immaginabile fare tagli allo stato sociale, in particolare alla sanità, a beneficio della difesa».

La legge di bilancio arriverà in Parlamento il 20 ottobre, mentre già domani i conti nazionali diffusi dall’Istat daranno la misura reale delle risorse disponibili. E il 2 ottobre sarà la volta del Documento programmatico di finanza pubblica, che traccerà il quadro ufficiale della manovra e forse farà svanire una volta per tutte il sogno di Giorgetti di scendere sotto il tre per cento di deficit già quest’anno.

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Redazione Redazione Eventi e News