Hanoun e Hannoun sono persone diverse, ma con la stessa impunità

Come i lettori di queste colonne sanno, ci occupiamo da anni di Mohammed Hannoun, attivo in Italia con la sua rete di associazioni e campagne di solidarietà. Una rete fatta di propaganda e di beneficenza di facciata che, secondo molte agenzie di intelligence e secondo il Dipartimento del Tesoro americano – che lo ha inserito nella lista delle sanzioni in due distinti provvedimenti, prima negli anni Duemila e nuovamente negli anni più recenti – ha contribuito a gonfiare i conti correnti di Hamas. Per questo lavoro giornalistico Hannoun mi ha querelato, chiedendo oltre trecentomila euro di danni.
Nei giorni scorsi il suo nome è tornato al centro dell’attenzione grazie alla meritoria opera di ricomposizione operata da Giulia Sorrentino su Il Tempo, che ha riportato in auge le attività della rete di Hamas in Europa e in Italia, tra silenzi e complicità. A questo dibattito si è aggiunta anche un’interrogazione parlamentare presentata da Federico Mollicone (Fratelli d’Italia), che ha chiesto chiarezza sui profili e le responsabilità legate al nome Hannoun. Una chiarezza che abbiamo cercato di offrire anche noi, analizzando con lo scrupolo necessario carte, dossier e fonti Osint per distinguere due percorsi biografici molto diversi.
Il colonnello di Abu Nidal
L’altro Hannoun è Muhammad Wasfi Sheikh Abdullah Hanoun, conosciuto con la kunya di Abu al-Muthannā, nato nel 1948 ad Anabta, cittadina della Cisgiordania settentrionale nel governatorato di Tulkarm, e morto nel 2021.
Abu al-Muthannā appartiene a una stagione diversa del terrorismo palestinese. Salì nei vertici del Fatah – Revolutionary Council, il gruppo scissionista guidato da Abu Nidal che negli anni Ottanta insanguinò l’Europa con attentati e stragi, inclusa la strage del 9 ottobre 1982 alla sinagoga di Roma, rivendicata dall’organizzazione. In quell’attacco venne ucciso il piccolo Stefano Gaj Taché, di appena due anni, mentre decine di fedeli rimasero feriti.
Documenti declassificati della Cia e repertori politici collocano Hanoun tra i leader principali dell’Abu Nidal Organization (Ano), al fianco di Abdulaziz Muhammad Jawad e Ali al-Farrah. I necrologi pubblicati nel gennaio 2021 ad Anabta lo ricordano con il grado di colonnello in congedo, un titolo che testimonia il suo inquadramento militare e politico all’interno della struttura. Secondo la testimonianza dell’ex dirigente ʿĀṭif Abū Bakr, Abu al-Muthannā fu vice di Abu Nidal fino al 1999 e partecipò direttamente alla missione di Londra del giugno 1982, quando l’ambasciatore israeliano Shlomo Argov venne ferito gravemente in un attentato che aprì la strada all’invasione israeliana del Libano. Hanoun – racconta Abū Bakr – viaggiò in Inghilterra con un passaporto pakistano falso, prova del livello di segretezza con cui operava.
Sul dossier dell’attentato alla sinagoga, la Procura di Roma ha svolto negli anni un lavoro importante di ricostruzione, in stretta collaborazione con la magistratura e l’intelligence francese, per far luce su responsabilità e mandanti internazionali.
L’altro Hannoun, il presente di Hamas in Europa
Diverso e ben distinto è il percorso del Mohammed Hannoun attivo in Italia, il cui vero nome è Muhammad Mahmoud Ahmed Awad, nato nel 1962. La sua storia si lega non a un passato di militanza armata, ma a una rete contemporanea che incrocia propaganda, predicazione e raccolta fondi.
Negli anni è stato colpito due volte dalle sanzioni del Dipartimento del Tesoro statunitense, che lo hanno indicato come figura centrale nelle operazioni di finanziamento di Hamas in Europa. Più recentemente, le autorità italiane gli hanno notificato un foglio di via da Milano, misura che conferma l’attenzione investigativa sul suo ruolo.
La sua rete associativa, che opera attraverso attività culturali, benefiche e di rappresentanza della comunità palestinese, ha spesso incrociato ambienti di imam radicali presenti sul territorio italiano ed europeo, diventando un punto di contatto tra la diaspora e le strutture di Hamas. Hannoun è inoltre noto per la sua vicinanza alla leadership del movimento islamista, in particolare con l’ex primo ministro di Gaza Ismail Haniyeh, con cui ha avuto più di un incontro documentato.
Il quadro delineato dalle indagini e dai rapporti internazionali non lascia spazio a interpretazioni riduttive: Mohammed Hannoun è oggi considerato uno dei più attivi e influenti proxy di Hamas in Europa, capace di coniugare attività politica, religiosa e finanziaria.
Due storie di impunità
La distinzione tra i due Hannoun è chiara e documentata: Muhammad Wasfi Hanoun, alias Abu al-Muthannā, fu un dirigente militare e operativo dell’Organizzazione Abu Nidal, morto nel 2021 ad Anabta, e tra i responsabili della stagione più cruenta del terrorismo palestinese, incluso l’attentato alla sinagoga di Roma. Muhammad Mahmoud Awad, conosciuto come Mohammed Hannoun in Italia, è oggi accusato di essere uno dei principali proxy di Hamas in Europa.
Il primo ha concluso la sua esistenza senza scontare un giorno di carcere; il secondo continua a operare indisturbato. Sono due biografie che raccontano epoche diverse, ma che si intrecciano in un punto preciso: la parola impunità.
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