Haringey e il fallimento delle email ignorate
A distanza di anni dagli scandali che hanno segnato profondamente la reputazione dei servizi sociali britannici, un nuovo caso solleva interrogativi cruciali sulla capacità delle amministrazioni locali di garantire tutela, vigilanza e responsabilità. Nel borough di Haringey, nel nord di Londra, un’indagine dell’Ombudsman ha rivelato un problema rimasto silente per quattro anni: un archivio di oltre mille email non lette, tra cui centinaia provenienti dalla polizia e potenzialmente legate a casi di safeguarding. Una scoperta che non solo mette in luce una falla amministrativa di proporzioni inedite, ma riapre ferite storiche in un territorio già segnato dal tragico caso di Baby P, uno dei più drammatici episodi di negligenza sociale della storia britannica. In questo articolo analizziamo nel dettaglio cosa è accaduto, come il council sta tentando di correggere la rotta e quali implicazioni più ampie si delineano per il futuro dei servizi sociali nel Regno Unito.
Un archivio dimenticato: il caso delle 1.100 email ignorate
La vicenda emerge a ottobre, quando il Local Government and Social Care Ombudsman — l’istituzione indipendente che vigila sui servizi pubblici — invia al council un reclamo formale di safeguarding. Durante la fase istruttoria, gli ispettori scoprono qualcosa che va oltre l’errore occasionale o la disattenzione: una casella di posta istituzionale contenente circa 1.100 email non lette, accumulate dal 2019 al 2023. Tra queste, oltre 500 erano segnalazioni della polizia, destinate a informare i servizi sociali su potenziali rischi per minori e adulti vulnerabili. È un numero che racconta un fallimento sistemico e che lascia emergere uno scenario inquietante: quattro anni di informazioni cruciali rimaste sepolte, ignorate o disperse in un sistema incapace di gestire flussi basilari di comunicazione interna. La natura delle email — report preliminari, indicatori di rischio, segnalazioni urgenti — non lascia spazio a interpretazioni indulgenti. Si trattava di contenuti che avrebbero dovuto essere visionati con priorità assoluta. L’Ombudsman, sul proprio sito ufficiale Local Government & Social Care Ombudsman, definisce episodi di questo tipo “segnali di fallimento organizzativo”, sottolineando come la mancata lettura di una singola email possa compromettere la vita di una persona vulnerabile: figuriamoci mille.
Secondo la ricostruzione ufficiale, la dirigenza superiore del council viene informata del problema solo a inizio 2024, un ritardo che solleva interrogativi su come sia stato possibile non intercettare prima un’anomalia di tale portata. Il fatto che nessuno abbia lanciato l’allarme negli anni precedenti evidenzia non solo una debolezza procedurale, ma soprattutto un vuoto di controllo e supervisione. Il sistema, così come strutturato, non era in grado di garantire che le informazioni critiche venissero indirizzate agli operatori competenti. Si tratta di un fallimento non episodico, ma strutturato.
L’impatto sui servizi sociali: un problema che va oltre le email
Per quanto grave, l’episodio delle email non è un incidente isolato nella storia dei servizi sociali britannici. Nel caso di Haringey, in particolare, la scoperta assume un significato ancora più pesante, poiché avviene in un borough segnato nel profondo dal caso di Peter Connelly, noto come Baby P. Nel 2007, il bambino di 17 mesi morì dopo mesi di abusi nonostante fosse stato visitato oltre sessanta volte da operatori sociali, medici e polizia. Il successivo rapporto governativo parlò di “incompetenza diffusa”, e il caso divenne un simbolo nazionale delle criticità del sistema di safeguarding nel Regno Unito. Gli archivi storici del National Archives, accessibili tramite il portale ufficiale The National Archives, riportano nel dettaglio le conclusioni dell’indagine governativa, mettendo in luce la necessità di riforme che, pur avviate, non hanno impedito il riemergere di problemi profondi.
Questo passato pesa oggi come un monito, ricordando come errori amministrativi possano avere conseguenze tragiche. La vicenda delle email ignorate appare dunque non come un semplice disservizio informatico, ma come il sintomo di una vulnerabilità sistemica. In un contesto dove ogni segnalazione può cambiare il destino di una famiglia, l’inefficienza non è un rischio teorico: è un pericolo concreto. Le email non lette non sono meri dati o protocolli mancati, ma potenziali vite che non hanno ricevuto l’intervento necessario. Il fatto che il backlog sia stato scoperto solo a seguito di un reclamo esterno — e non attraverso meccanismi interni di audit — rivela un sistema non autosufficiente, un organismo amministrativo privo degli anticorpi necessari a prevenire i propri fallimenti.
La risposta del council: nuova leadership e riforme strutturali
Di fronte a un caso di questa portata, la reazione del council non poteva essere superficiale. Lucia Das Neves, membro del gabinetto responsabile per salute, servizi sociali e benessere, ha dichiarato nel corso della riunione dell’11 novembre che la situazione era “inaccettabile” e che l’amministrazione ha avviato una revisione totale del dipartimento. Le misure introdotte sono molteplici: una nuova leadership nel settore dei servizi sociali, linee di responsabilità più chiare, controlli incrociati e un maggiore livello di supervisione interna. È stato inoltre stabilito un obiettivo preciso: tutte le referral di safeguarding devono essere valutate entro 48 ore, una scadenza che rappresenta uno standard operativo cruciale per garantire interventi tempestivi.
Per verificare l’efficacia delle nuove misure, il council ha inoltre incaricato un ente esterno indipendente di valutare le procedure e di monitorare l’implementazione delle riforme. Questa scelta è particolarmente significativa, perché segnala la consapevolezza che un organismo interno potrebbe non avere la distanza necessaria per condurre una revisione imparziale. In parallelo, è stato strutturato un nuovo sistema di classificazione dei report provenienti dalla polizia secondo codici red, amber e green, a seconda della gravità. Secondo quanto riferito da Sara Sutton, corporate director per adults, housing e health, al momento non risultano più segnalazioni pendenti, segno che il backlog è finalmente stato eliminato.
Le accuse dell’opposizione: “Perché nessuno ha detto nulla?”
Se l’intervento del council tenta di ristabilire ordine e fiducia, il clima istituzionale rimane fortemente teso. Luke Cawley-Harrison, leader dei Liberal Democrats nel borough, ha accusato il council di mancanza di trasparenza. Secondo il suo intervento, il fatto che il backlog sia stato “kept behind closed doors” — tenuto nascosto — indica non solo una falla gestionale, ma anche una volontà politica di non rendere pubbliche le criticità. La domanda che pone è semplice e inquietante: “Come è possibile che nessuno se ne sia accorto prima?” È una domanda che risuona dolorosamente, soprattutto se si considerano gli standard di vigilanza richiesti a un dipartimento che si occupa di safeguarding.
La replica di Das Neves non si fa attendere: il problema non sarebbe stato nascosto deliberatamente, ma sarebbe emerso tardi per via di una mancanza di segnalazione interna. Una risposta che, pur plausibile, non elimina il sospetto di una certa opacità nelle comunicazioni istituzionali. L’assenza di un sistema efficace di allerta e di accountability rappresenta di per sé un fallimento, anche senza ipotizzare intenzionalità. In un settore dove la trasparenza è un elemento imprescindibile per il mantenimento della fiducia pubblica, ogni ritardo nella comunicazione produce un danno reputazionale significativo.
Il peso della storia: cosa ci insegna il precedente di Baby P
Il caso di Baby P non è solo uno sfondo storico: è una ferita aperta nella memoria del borough e un precedente che continua a influenzare la percezione pubblica dei servizi sociali di Haringey. Il bambino, ucciso nel 2007 dopo mesi di abusi e negligenze istituzionali, è diventato il simbolo stesso del fallimento del safeguarding nel Regno Unito. Il parallelismo con le email ignorate — per quanto le due vicende siano profondamente diverse — è inevitabile. In entrambi i casi emergono lacune strutturali: mancanza di coordinamento, controlli insufficienti, assenza di responsabilità diffuse e carenze nella gestione delle informazioni. Il timore dei cittadini è che, nonostante riforme, ispettorati e protocolli introdotti negli anni, il sistema sia ancora vulnerabile.
Proprio per questo, ogni episodio come quello delle email non può essere considerato un evento isolato, bensì un campanello d’allarme. La comunità ricorda, e la politica non può permettersi di sottovalutare l’impatto emotivo che ogni errore amministrativo produce in un territorio segnato da un trauma collettivo. Il fallimento nella gestione delle comunicazioni non è un dettaglio tecnico: è il primo anello di una catena che può portare, come la storia insegna, a conseguenze gravissime.
Ricostruire fiducia: un compito che richiederà tempo
Alla luce di queste dinamiche, il percorso verso la piena ricostruzione della fiducia pubblica appare lungo e complesso. Il successo delle riforme dipenderà dalla capacità del council di dimostrare nel tempo che il cambiamento non è solo formale, ma sostanziale. La revisione esterna dovrà confermare l’efficacia delle nuove procedure; i flussi di lavoro dovranno essere monitorati in modo costante; la supervisione dovrà essere rigorosa e indipendente. È necessario inoltre rafforzare il rapporto tra council e polizia, garantendo che le segnalazioni non si perdano e che i protocolli vengano rispettati in modo sistematico.
Haringey non può permettersi nuovi fallimenti. La combinazione di un’eredità storica traumatica e di un recente caso di incompetenza amministrativa richiede un impegno costante, trasparente e verificabile. La fiducia della comunità è fragile, e solo una trasformazione autentica, dimostrata nel tempo, potrà ristabilirla.
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