I dati aggiornati sulla disabilità nel mondo della Scuola
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A raccogliere i dati aggiornati e la situazione attuale in merito alla disabilità nel mondo della Scuola è un recente riepilogo fornito dalla Fondazione Openpolis.
Negli ultimi anni il sistema educativo italiano sta vivendo un cambiamento significativo nella gestione dell’inclusione scolastica. I dati più recenti mostrano un incremento importante del numero di studentesse e studenti con disabilità che frequentano le scuole del nostro paese, una realtà che impone nuove riflessioni e richieste di intervento sul fronte delle risorse, della formazione e dell’accessibilità degli ambienti di apprendimento.
Per l’anno scolastico in corso, sono circa 359mila gli alunni con disabilità presenti negli istituti italiani: una cifra pari al 4,5% dell’intera popolazione scolastica nazionale. Rispetto all’anno precedente, si contano oltre 21mila iscrizioni in più. Il confronto con il 2019/2020 delinea un quadro ancor più evidente, segnando una crescita del 26% nell’arco di soli quattro anni. Un andamento legato sia a una maggiore consapevolezza diagnostica, sia al ruolo centrale della scuola nei processi di inclusione.
Le disabilità più diffuse tra gli studenti
Ma quali sono le caratteristiche delle disabilità che emergono nei banchi di scuola? La maggioranza degli studenti con certificazione presenta difficoltà intellettive o cognitive, una condizione che riguarda circa il 40% del totale. Seguono i disturbi dello sviluppo psicologico (35%), tra cui rientrano problemi legati alle relazioni, alla comunicazione e alle emozioni, e i disturbi dell’apprendimento e dell’attenzione (20%), come la dislessia o l’ADHD.
Le disabilità motorie rappresentano il 9%, mentre quelle sensoriali, come ipoacusia o ipovisione, si attestano intorno al 7%. Un elemento che merita particolare attenzione riguarda la presenza simultanea di più forme di disabilità: succede nel 37% degli studenti, e ciò implica strategie didattiche e assistenziali più complesse.
Il nodo dell’autonomia e il tempo lontano dai compagni
Tra gli aspetti più delicati emerge quello dell’autonomia personale. Uno studente su cinque non riesce a gestire in modo indipendente le attività quotidiane fondamentali, dalla comunicazione all’igiene, dalla mobilità all’alimentazione. Una condizione che richiede l’affiancamento costante di personale dedicato, insieme a spazi e materiali adeguati per rendere inclusiva l’esperienza scolastica.
Un ulteriore indicatore critico riguarda il tempo trascorso lontano dal resto della classe: mediamente, gli alunni con disabilità passano 2,9 ore a settimana fuori dal gruppo, cioè circa il 10% delle ore complessive previste dal calendario scolastico (stimato in 29 ore). Tuttavia, la situazione cambia a seconda del territorio, dell’ordine di scuola e delle necessità della persona: nelle scuole superiori del Nord, ad esempio, un ragazzo senza alcuna autonomia può arrivare a 13,6 ore settimanali di attività separate.
Se in alcuni casi queste scelte rispondono a esigenze educative specifiche, il rischio è che l’allontanamento porti a un isolamento che tradisce l’obiettivo fondamentale dell’inclusione: la piena partecipazione alla vita scolastica.
Accessibilità digitale: un traguardo ancora lontano
La presenza di strumenti tecnologici adeguati è essenziale per favorire l’autonomia, soprattutto in un contesto in cui la digitalizzazione sta trasformando i metodi di apprendimento. Nonostante ciò, il 46% delle scuole italiane non possiede postazioni informatiche adattate alle necessità degli studenti con disabilità, oppure ne ha un numero insufficiente. Nessuna provincia italiana raggiunge il 100% di conformità ai requisiti di accessibilità delle aule informatiche.
Esistono poi realtà territoriali in maggior difficoltà. In sei province la copertura delle postazioni adatte risulta inferiore al 50%: Bolzano (41,2%), Oristano (47,5%), Sassari (49,2%), Brindisi (49,8%), Campobasso (49,7%) e Novara (49,3%). Una carenza che rischia di limitare seriamente le opportunità educative di molti ragazzi.
Servono politiche efficaci per un’inclusione reale
Il quadro complessivo mette in evidenza una trasformazione significativa della scuola italiana, ma anche l’urgenza di colmare lacune strutturali e organizzative. La crescita delle certificazioni di disabilità deve essere accompagnata da investimenti pubblici mirati, da una formazione costante del personale e da strumenti adeguati per affrontare la crescente complessità dei bisogni educativi.
L’inclusione, del resto, non può limitarsi alla semplice presenza fisica di una persona in classe. Richiede una scuola capace di riconoscere e valorizzare ogni individualità, così da garantire non solo il diritto allo studio ma anche quello alla socialità, all’autonomia e alla realizzazione personale.
Costruire ambienti davvero accoglienti significa quindi andare oltre la retorica: vuol dire agire per fare in modo che la diversità non sia un ostacolo ma un elemento di arricchimento per tutti. Solo così si potrà affermare, con piena coerenza, che l’inclusione è una realtà e non solo un obiettivo sulla carta.
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