Il vino che verrà tra regole da ripensare e nuove responsabilità

Novembre 18, 2025 - 09:30
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Il vino che verrà tra regole da ripensare e nuove responsabilità

C’è un’energia particolare che si respira nei padiglioni di BolognaFiere quando, per tre giorni, mille vignaioli indipendenti portano il proprio lavoro “dalla vigna alla bottiglia” direttamente al pubblico. È in questo clima autentico che FIVI, la federazione dei vignaioli indipendenti, ha scelto di aprire uno spazio di riflessione sul futuro del vino europeo. Il convegno “Il vino di domani le sfide della nuova PAC tra gestione delle produzioni e gestione del rischio” ha riunito rappresentanti istituzionali e stakeholder nazionali ed europei, dando forma a un dibattito che va oltre le emergenze del presente e tenta di immaginare un modello più equo, più resiliente, più aderente alla realtà delle aziende agricole familiari.

Dopo i saluti istituzionali, il confronto, guidato dal giornalista Luigi Chiarello, è entrato nel vivo con tre voci autorevoli del settore. Samuel Masse, presidente di CEVI, ha ricordato che la sostenibilità delle imprese passa dalla capacità di produrre ciò che serve, dove serve, senza perdere la ricchezza dei territori. Il sistema delle autorizzazioni, rafforzato nel nuovo pacchetto vino, è per lui una chiave strategica per evitare sovrapproduzioni e tutelare il potenziale produttivo adeguandolo alle sfide climatiche.

Un tema ripreso anche da Ignacio Sánchez Recarte, segretario generale del CEEV, che ha sottolineato quanto le crisi degli ultimi anni abbiano messo in luce fragilità strutturali: squilibri di mercato, ricorso a misure emergenziali, difficoltà crescenti per le imprese nel mantenere stabilità economica. Serve, ha ribadito, un approccio di lungo periodo che dia respiro alle aziende e riduca la dipendenza dagli interventi tampone.

Sul lato della gestione del rischio è intervenuto Andrea Berti, direttore generale di Asnacodi Italia, con un richiamo alla necessità di affrontare il cambiamento climatico combinando innovazione tecnologica, dati e strumenti assicurativi. Un modo per proteggere le produzioni, certo, ma anche per costruire consapevolezza e capacità di adattamento.

A chiudere il confronto, la voce dei vignaioli indipendenti. «Un onore e una responsabilità», ha detto la presidente FIVI, Rita Babini, parlando della rappresentanza di 1.800 soci e di migliaia di aziende che fanno del legame diretto tra terra e bottiglia la propria identità. Babini ha ricordato come molte regole – dalle rese massime ai superi di produzione, fino al sistema di riclassificazione – non rispondano più alla realtà del mercato. Per questo il dialogo con le istituzioni diventa un passaggio decisivo per ripensare il sistema in modo condiviso.

Con soddisfazione, la Presidente ha annunciato anche l’ingresso ufficiale di FIVI al Tavolo di Filiera Vino: un segnale importante, che riconosce il ruolo dei vignaioli indipendenti accanto alle principali organizzazioni del settore. Una “nuova pagina” per il vino italiano, che – come ricorda Babini – non è solo un comparto economico, ma un paesaggio, un’identità culturale, una risorsa che sostiene interi territori.

In questo intreccio di visioni e responsabilità, la domanda resta aperta: quale sarà il vino di domani? La risposta, oggi, passa da una politica agricola capace di ascoltare chi la terra la vive davvero, da un equilibrio tra regole e libertà, e dalla consapevolezza che il futuro non si costruisce da soli, ma mettendo in comune esperienze, competenze e, soprattutto, un’idea condivisa di sostenibilità. Una parola che, come ricordano i vignaioli FIVI, non è uno slogan: è un impegno quotidiano, concreto, e profondamente umano.

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Redazione Redazione Eventi e News