Intervista con Cinzia Leone, al Teatro Sala Vignoli di Roma con “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”: “E’ uno spettacolo molto divertente, incentrato sulla crescita e sulla mammità”

Ottobre 19, 2025 - 22:00
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Intervista con Cinzia Leone, al Teatro Sala Vignoli di Roma con “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”: “E’ uno spettacolo molto divertente, incentrato sulla crescita e sulla mammità”

“Ho scritto questo spettacolo in una fase di crescita personale molto precisa, anche terapeutica, in cui ti puoi permettere di guardare mamma col distacco necessario, proprio perché è diventato amore vero, non più conflittuale”. Cinzia Leone, con lo spettacolo da lei scritto e interpretato “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”, in scena il 19 ottobre alle ore 18 al Teatro Sala Vignoli di Roma nell’ambito del progetto “RUN – il Festival che fugge dal Centro” di Teatro Hamlet APS con la direzione artistica di Gina Merulla, conduce il pubblico in un viaggio divertente e toccante alla scoperta della “mammità”, esplorando con leggerezza e profondità il distacco dal cordone ombelicale, l’influenza delle madri sulle proprie figlie e il circolo che si perpetua di generazione in generazione.

Lo spettacolo offre uno spunto comico su come una madre, nel bene e nel male, condiziona i pensieri e i comportamenti della figlia, trasmettendo un’impronta che si ripercuote sulle generazioni future. Con la sua energia, la sua simpatia e il suo linguaggio senza filtri, l’attrice esplorerà tematiche universali come il rapporto tra madre e figlia, la complicità e le difficoltà di questo legame profondo

Cinzia, com’è nata l’idea dello spettacolo “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”?

“E’ uno spettacolo che ha debuttato nel 2010 e, dopo diversi anni in cui non l’ho portato in scena, ho deciso di riprenderlo perché era il momento giusto … Infatti sta avendo un impatto pazzesco. E’ una tematica senza tempo, che ha sempre toccato la pancia del pubblico, ma oggi è ancora più necessario. E’ incentrato sulla crescita, sulla mammità, in quanto la mamma è soprattutto per la figlia una fonte di identificazione inevitabile perché è la persona che ti cresce, ti passa il suo vissuto e il suo esempio. Quando si comincia a diventare grandi veramente, dopo i 20 anni, bisogna pian piano capire dove finiscono i pensieri di mamma e dove cominciamo noi. E’ semplicemente uno scatto di crescita, non è un’accusa, non ci sono colpevoli, non ci sono responsabilità né colpevolizzazioni, c’è la vita che è fatta di passaggi di consegne e di rinnovamento dei significati dopo che la consegna è stata effettuata. E’ uno spettacolo molto divertente, la gente a teatro ride e al contempo si emoziona. Io stessa ancor oggi scopro centinaia di luoghi mentali in cui mi sono adagiata senza essermi mai interrogata su quanto di mio ci fosse veramente, ci sono anche identificazioni di vita, di carattere sentimentale. Noi facciamo molte cose che sono ispirate alla vita di mamma”.

Nello spettacolo dà vita anche ad una mamma un po’ invadente, da lei interpretata, che la interrompe continuamente …

“Durante “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”, ogni volta che sente la parola spettacolo, mia madre chiama al telefono perché ha la gastrite e mi chiede: “Cinzia, ma stai a teatro? C’è gente?” e io rispondo: “sì mamma, hanno pagato un biglietto, se mi fai fare lo spettacolo …”. E lei: “Chiedi se c’è un medico in sala e cosa posso prendere per questo bruciore di stomaco, è tutto il giorno che mi pare che sto a baciare un drago”. In modo divertente si racconta la complessità straordinaria del rapporto madre-figlia”.

Alla fine della messa in scena compare una scritta con la dedica “a mia mamma, che non è nessuna delle madri di questo spettacolo“ …

“Ho scritto questo spettacolo in una fase di crescita personale molto precisa, anche terapeutica, in cui ti puoi permettere di guardare mamma col distacco necessario, proprio perché è diventato amore vero, non più conflittuale, e a quel punto puoi riconoscere cose che magari prima non riuscivi a vedere perchè eri fragile. E’ dedicato a mia mamma nel senso che io sono stata la dedica che mia madre ha fatto alla vita, dato che mi ha messa al mondo, quindi siamo connesse a doppio filo”.

Poco fa diceva che ci sono tante cose che vengono passate anche involontariamente da madre a figlia. Che cosa le ha trasmesso sua mamma?

“Sicuramente un’onestà intellettuale, una grande forma di correttezza nei confronti di tutti, anche di se stessi, e la considerazione degli altri. Le faccio un esempio. Da diversi anni ho preso una casa col giardino a piano terra, ma nel periodo in cui ha abitato con me mia mamma istintivamente ancora mi diceva di non fare rumore con le sedie quando le spostavo da sotto il tavolo, e infatti tendo a non farlo, perché è una forma di rispetto per gli altri. Questi valori e la forza interiore con cui lei ha obiettivamente affrontato la sua vita hanno rappresentato un grandissimo esempio per me. La parte con cui ho dovuto fare i conti è invece la sua storia personale che, essendo dolorosa, ha certamente rafforzato le sue paure e a volte il rischio è di esserne condizionati. Spesso non ci mettiamo in gioco perché mamma ci ha insegnato a essere prudenti, a non rischiare, ed è quello su cui dobbiamo lavorare per trovare il coraggio di credere in noi stessi”.

Come è riuscita a superare queste paure e a credere in se stessa?

“Mia mamma è cresciuta senza una madre, quindi non poteva passarmi una struttura così potente come quella dell’amore incondizionato di una madre, perché non lo ha avuto. Io sono andata in terapia non per recuperare quell’amore che è irrecuperabile, che comunque mia madre mi ha dato in altri termini, ma a costruire la forza di credere in me stessa, che mi ha portato poi a fare tante cose nella vita e in luoghi in cui ho superato molte difficoltà. Anche mamma ne ha passate tante, in questo senso è stata un esempio”.

Quanto le è stato invece di aiuto il mestiere di attrice?

“E’ un grande recupero, gli attori e le attrici che si presentano sul palcoscenico davanti a duemila, tremila persone, traggono forza dal pubblico. In quel momento hai paura, hai bisogno di attenzione, amore e approvazione da parte degli altri, poi arriva la prima risata, il primo applauso ed è come se tutti fossero “mamma””.

Quanto oggi è difficile far ridere la gente, tenendo conto anche della situazione globale che viviamo e del politically correct che spesso incide sulla comicità?

“E’ molto più difficile rispetto al passato. Paradossalmente oggi l’unica cosa che può far ridere è questo dolore mostruoso che l’uomo è stato capace di lasciare sulla terra, insieme all’inquinamento. Io alla fine mi rendo conto che, nonostante abbia alcuni momenti di scoramento e di disperazione assoluta, continuo a credere nella vita perché non ha senso non crederci. E’ tutto talmente folle e assurdo che puoi solo stare a vedere come va a finire. Il coraggio lo trovi attraverso gli altri. L’alterità è la chiave della soluzione della vita e gli altri sono l’unica risposta che abbiamo”.

Negli anni Ottanta è stata tra le protagoniste de La TV delle ragazze, com’è cambiata secondo lei nel tempo la comicità femminile?

“La comicità non può non essere al passo con i tempi in cui viene rappresentata, così come il cinismo comportamentale della gente ha origine in quello di un sistema capitalistico spaventoso ed è la cosa più importante che ho studiato a scuola. Oggi la comicità non ha una grande forza, in nessuna parte del mondo, perché ci è passata la voglia di ridere e bisogna lasciare che questo dolore venga rielaborato per ritrovarla. E’ un momento che ha tagliato le gambe a tutti, abbiamo visto cose mai viste prima e quindi abbiamo conosciuto la verità. Io sono sotto shock, per questo ho trovato la forza di tirare fuori qualcosa di diverso perché la gente ha bisogno di risposte, anche piccole, di una frase che metta in moto una reazione. In questo momento voglio fare solo cose che abbiano un senso, non solo per me ma anche per gli altri. Non sono malata di soldi, di carrierismo, sono gravemente malata di vita, anche perchè me la sono riguadagnata in diverse occasioni”.

Nella sua carriera ha avuto modo di lavorare con grandi registi, da Vanzina a Verdone, da Francesco Nuti a Lina Wertmüller, e a Mario Monicelli in “Parenti Serpenti”. Che ricordo conserva in particolare di quel set?

“Mario Monicelli ha avuto nei miei confronti una grandissima stima e fiducia e io spero di averlo ripagato. E’ stato un momento illuminato della mia esistenza e di tutti quelli che insieme a me hanno partecipato a “Parenti serpenti”. Abbiamo avuto il privilegio di fare un film così bello, con la sceneggiatura di Carmine Amoroso, realizzata da Mario come nessun altro mai avrebbe potuto fare, in modo perfetto, con degli equilibri piccoli ma di una potenza enorme, con una linea di gusto a filo dell’orrore. È una luce che è entrata nella mia vita, quella degli occhi di un regista che mi ha chiamato per fare quel ruolo che nessuno mai mi avrebbe dato in quel momento, perché ti assegnano sempre quei personaggi che ti somigliano caratterialmente. Invece ad un’attrice piace trasformarsi, diventare una persona completamente diversa da quella che è nella realtà”.

Oltre a “Mamma sei sempre nei miei pensieri, spostati!”, ci sono altri progetti in programma?

“Sto scrivendo un nuovo spettacolo che si ruota intorno a questa grande rabbia, a tutto quello che la riguarda e che ne consegue. Come dicevo poco fa, adesso ho solo voglia di fare cose che abbiano un senso per me e per gli altri”.

di Francesca Monti

Si ringrazia Elisa Fantinel

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