La Legge di Bilancio 2026 non frena i rincari sui carburanti (anzi li favorisce)

Ottobre 19, 2025 - 00:30
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La Legge di Bilancio 2026 non frena i rincari sui carburanti (anzi li favorisce)

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In arrivo aumenti sulle accise per finanziare il trasporto pubblico: la Legge di Bilancio 2026 delude le aspettattive sul capitolo carburanti, ci saranno ulteriori rincari.


Dopo settimane di trattative interne alla maggioranza, Palazzo Chigi ha annunciato l’intesa politica sulla Legge di Bilancio, approvata dal Consiglio dei ministri venerdì 17 ottobre. Il provvedimento, del valore complessivo di oltre diciotto miliardi di euro, si concentra su interventi fiscali, sostegni sociali e misure per la competitività. Tuttavia, uno dei capitoli più discussi è quello dedicato ai consumi per automobilisti, dove la revisione delle accise sui carburanti ha sollevato perplessità e reazioni contrastanti.

I rincari sui carburanti dopo la Legge di Bilancio 2026

Il Documento programmatico di bilancio che ha anticipato l’ok alla Manovra introduce una novità significativa: un ritocco delle imposte sui carburanti che porterà a un incremento di 1,5 centesimi al litro sul diesel e a una riduzione equivalente sulla benzina. L’obiettivo dichiarato è quello di rendere più equo il sistema fiscale e di spingere verso una mobilità meno inquinante.

Si tratta di un intervento che, pur avendo un impatto immediato contenuto, apre la strada a una trasformazione strutturale: dal 2025 e per i successivi cinque anni, l’accisa sul gasolio verrà progressivamente allineata a quella sulla benzina. Questo processo comporterà un graduale aumento del prezzo del diesel, con effetti diretti sui costi alla pompa per automobilisti e imprese di trasporto.

Un’armonizzazione in linea con le direttive europee

La differenza tra le due aliquote, storicamente giustificata dal maggior utilizzo del gasolio nei trasporti professionali e agricoli, è oggi al centro di un ripensamento a livello europeo. Bruxelles, infatti, da tempo sollecita gli Stati membri a rivedere i propri regimi fiscali energetici per favorire la riduzione delle emissioni e disincentivare l’uso dei carburanti più inquinanti.

Il diesel, pur essendo stato per anni considerato più efficiente, è oggi riconosciuto come una delle principali fonti di particolato fine e ossidi di azoto, sostanze nocive per la salute e l’ambiente. In questo contesto, l’allineamento delle accise rappresenta un passo verso la convergenza con le politiche europee di transizione ecologica e di riequilibrio della fiscalità ambientale.

Le risorse destinate al trasporto pubblico locale

L’aumento di gettito generato dal rialzo delle imposte sul diesel non resterà nelle casse generali dello Stato. Secondo quanto previsto dalla manovra, i proventi supplementari confluiranno in un fondo dedicato al potenziamento del trasporto pubblico locale. L’intento è quello di sostenere l’ammodernamento dei mezzi, favorire la diffusione di autobus elettrici e ridurre la dipendenza dal carburante fossile.

Secondo le stime fornite dal governo, il nuovo sistema garantirà un incremento progressivo delle entrate: circa 100 milioni di euro nel primo anno, 200 milioni nel secondo e fino a mezzo miliardo entro il quinto anno di applicazione. Le aliquote si definiranno annualmente attraverso un decreto interministeriale firmato dai ministri dell’Ambiente, dell’Economia, delle Infrastrutture e dell’Agricoltura, con l’obiettivo di modulare gli aumenti in base all’andamento dei prezzi e agli obiettivi climatici.

Una misura “simbolica” ma non priva di effetti

Seppur definita una misura di carattere simbolico, la revisione delle accise non risulta priva di conseguenze economiche e sociali. Gli aumenti, seppur graduali, incideranno sui costi del trasporto merci e sul prezzo finale di molti beni, in un contesto in cui l’inflazione resta un tema sensibile per famiglie e imprese. Allo stesso tempo, il taglio sull’imposta della benzina potrebbe attenuare parzialmente l’impatto per i consumatori privati, offrendo un segnale di equilibrio nella redistribuzione del carico fiscale.

Tuttavia, diversi osservatori sottolineano come l’efficacia ambientale della misura dipenderà dal modo in cui verranno utilizzate le risorse aggiuntive. Solo un reale investimento nella mobilità sostenibile e nel trasporto pubblico potrà tradurre l’aumento delle accise in un beneficio tangibile per l’ambiente.

Il difficile equilibrio tra transizione ecologica e consenso sociale

La scelta del governo si inserisce in un quadro complesso, in cui le esigenze di bilancio si intrecciano con quelle della transizione energetica. Da un lato, l’Italia deve rispettare gli impegni presi in sede europea sul fronte della decarbonizzazione; dall’altro, deve gestire l’impatto sociale di una misura che rischia di pesare sui settori più esposti, come l’autotrasporto e l’agricoltura.

Il compromesso raggiunto sembra dunque puntare su una strategia di medio periodo: aumenti progressivi, compensazioni parziali e un utilizzo mirato del gettito aggiuntivo. Resta da vedere se, nel concreto, la misura riuscirà a conciliare gli obiettivi ambientali con la tutela del potere d’acquisto dei cittadini.

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