Come cambia la rottamazione delle cartelle esattoriali con la Legge di Bilancio 2026?

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Con la prossima Legge di Bilancio 2026, il governo prepara una nuova versione della rottamazione delle cartelle esattoriali: ecco come cambia il meccanismo della “pace fiscale”.
Dopo anni di misure straordinarie che hanno consentito ai contribuenti di sanare i debiti con il Fisco, arriva la “rottamazione quinquies”, una formula che si annuncia molto diversa dalle precedenti. L’obiettivo rimane lo stesso – dare a chi è in difficoltà la possibilità di rimettersi in regola – ma le modalità cambiano in modo significativo, introducendo criteri più selettivi e piani di pagamento più lunghi.
Una sanatoria con il sapore del mutuo
La nuova definizione agevolata è stata descritta dal vicepremier Matteo Salvini come “una sorta di mutuo a lungo termine” con lo Stato. L’idea di fondo è di evitare le maxi-rate che hanno messo in crisi molti contribuenti nelle passate edizioni della rottamazione. Secondo Salvini, le versioni precedenti “non hanno funzionato perché troppo concentrate nel tempo e con importi troppo elevati per singola rata”.
La novità principale introdotta dalla Legge di Bilancio 2026, infatti, è la rateizzazione estesa fino a nove anni, un orizzonte temporale senza precedenti. Il piano prevede 54 rate bimestrali – quindi una ogni due mesi – per coprire il periodo compreso tra il 2026 e il 2035. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha confermato l’impostazione generale del provvedimento, spiegando che l’obiettivo è “dare respiro” a chi non ha potuto pagare in passato a causa di eventi eccezionali come la pandemia, la crisi energetica o le ripercussioni economiche dei conflitti internazionali.
A chi si rivolge la nuova rottamazione
La misura non sarà per tutti. Il governo intende restringere il perimetro dei beneficiari, concentrandosi su chi ha accumulato debiti in circostanze oggettivamente difficili. La platea interessata dovrebbe includere coloro che non sono riusciti a pagare per motivi legati al Covid-19, al caro energia o alla crisi economica globale.
Il periodo coperto andrà dai debiti maturati dal 2000 fino alla fine del 2023, con la possibilità di regolarizzare sia imposte dirette che indirette, ma con limiti importanti sulle tipologie di cartelle incluse.
Restano infatti escluse le sanzioni relative a violazioni del codice della strada, così come i tributi comunali e regionali. Si tratta di una scelta tecnica ma con risvolti economici rilevanti: negli ultimi anni, molte amministrazioni locali hanno ceduto i propri crediti a società pubbliche o private specializzate nella gestione dei crediti deteriorati. Queste cartolarizzazioni, che hanno permesso agli enti di anticipare risorse, rendono impossibile inserire tali debiti in una sanatoria statale, poiché non rappresentano più un’entrata diretta per lo Stato.
Più flessibilità nei tempi, ma tolleranza zero sui pagamenti
Il piano di rateizzazione, pur offrendo tempi molto più ampi rispetto al passato, prevede anche regole severe per chi non rispetta le scadenze. Due rate non pagate comporteranno la decadenza automatica dai benefici della rottamazione e il ritorno del debito al suo importo originario, con l’aggiunta di sanzioni e interessi.
Per i debiti di importo più elevato, si parla anche di un calendario ancora più lungo, che potrebbe arrivare fino a 108 rate complessive, spalmate su 18 anni. Tuttavia, questa possibilità sarà riservata ai casi più complessi e dovrà essere valutata in base alla capacità economica del contribuente e alla natura del debito.
Chi invece deve somme più contenute potrà contare su un piano più breve, calibrato sull’entità della cifra dovuta. L’obiettivo, spiegano fonti del Ministero dell’Economia, è evitare disparità eccessive tra chi ha piccoli arretrati e chi, invece, ha accumulato debiti milionari.
Un provvedimento “mirato”, non una sanatoria generalizzata
Rispetto alle precedenti “rottamazioni”, la versione 2026 mira a essere più sostenibile e selettiva, evitando di trasformarsi in un condono mascherato. L’intento dichiarato del governo è duplice: aiutare chi è realmente in difficoltà e allo stesso tempo preservare la credibilità del sistema fiscale.
In altre parole, la nuova pace fiscale non sarà un’occasione per azzerare debiti a cuor leggero, ma un percorso graduale di rientro. Lo Stato rinuncerà agli interessi e alle sanzioni, ma non al capitale dovuto. E il lungo periodo di ammortamento servirà a garantire che il recupero avvenga senza schiacciare i contribuenti sotto un peso insostenibile.
Gli effetti attesi e le incognite
Secondo le stime preliminari, la rottamazione quinquies potrebbe interessare milioni di cittadini e imprese che negli ultimi anni hanno accumulato cartelle esattoriali rimaste inevase. Tuttavia, il gettito effettivo per lo Stato resta incerto. Le precedenti rottamazioni, pur portando incassi significativi, hanno mostrato un alto tasso di abbandono: molti contribuenti, dopo le prime rate, non sono riusciti a proseguire i pagamenti.
Proprio per questo motivo, l’esecutivo punta su una formula più realistica e sostenibile, che consenta di distribuire il carico economico nel tempo e riduca il rischio di nuove insolvenze. Resta da capire se la misura, pur più lunga e flessibile, riuscirà davvero a migliorare il tasso di riscossione rispetto al passato.
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