La sorprendente vitalità del latino nell’era digitale

Potrà sembrare strano. Quasi incredibile a dirsi. Eppure, nell’età dell’intelligenza artificiale e nell’incipiente terza era d’internet, il latino non solo interessa il mondo della scuola e della formazione ma occupa, proprio sul web, spazio ogni giorno maggiore. Quanto sia ampia e transnazionale l’odierna attenzione per il latino lo dimostrano infatti, e in modo palmare, i numerosi notiziari e giornali online in tale lingua, sorti un po’ ovunque negli ultimi decenni, come, ad esempio, Nuntii Latini (in onda fino al 2019 sul primo canale radiofonico della Radiotelevisione di Stato finlandese) ed Ephemeris. Compreso, mi permetto di aggiungere, il mio blog giornaliero O tempora, o mores su Linkiesta.it.
Unica rubrica di tal genere al mondo su un giornale generalista, esso nasce da un’idea di Christian Rocca. Era il marzo 2020, quando il direttore de Linkiesta.it, informato del mio amore per il latino – di cui sono debitore a papà che, già allievo di Francesco Arnaldi, era uno studioso del latino medievale nonché autore di numerosi regesti ed edizioni di carte in scrittura beneventana – e dell’esperienza acquisita al di là del Tevere come componente dell’Ufficio delle Lettere latine della Segreteria di Stato, mi chiese di pensare a un’attività di blogger in latino da affiancare a quella consueta di collaborazione giornalistica con la testata.
Oggi non nascondo che a primo acchito rimasi perplesso, interrogandomi sulla riuscita dell’iniziativa. Ma poi accettai con entusiasmo e, il 5 maggio successivo, avviai il blog O tempora, o mores con un breve articolo sull’anniversario della morte di Napoleone. Da allora commento un fatto del giorno nella lingua perenne con opportuni ricorsi a neologismi, quando necessari, sperando così di coinvolgere maggiormente lettori e lettrici, comprese le giovane generazioni di studenti, con testi attrattivi per l’attualità del contenuto.
Christian aveva visto lontano. La rubrica in latino, infatti, iniziò a essere subito seguita, imponendosi all’attenzione anche oltreconfine: già il 4 settembre di quell’anno se ne dava brevemente notizia sul quotidiano britannico The Times. Ma la grande conferma sarebbe arrivata meno d’un anno dopo con un lungo articolo del New York Times, che, nel dedicarmi il “Saturday Profile” del 19 giugno 2021, dava grande risalto proprio al neonato blog O tempora, o mores.
In questi anni i miei brevi articoli quotidiani hanno inoltre suscitato l’interesse trasversale di esponenti di diversi mondi, come testimoniano, ad esempio, i relativi e specifici tweet o post di X, di Alessandra Amoroso, del presidente della Repubblica di El Salvador Nayib Bukele, di Vinicio Capossela.
Selezionate e suddivise per anni, dieci per ognuno di essi, cinquanta di queste commentatiunculae, scritte dal 2020 al 2024, sono oggi qui raccolte per la prima volta in un libro e pubblicate con traduzione italiana a fronte. Svariati i temi trattati: si va, giusto per fare qualche esempio, dagli orrori della guerra russo-ucraina alla drammatica situazione mondiale per la pandemia da Covid19; dalle prese di posizione del primo governo Trump all’acquisizione di una tavola del Tiepolo da parte del Louvre; dai successi editoriali della scrittrice Nadia Terranova ai pubblici riconoscimenti post mortem alla “madre” della legge contro la violenza sessuale, Angela Bottari; dalla vittoria dell’Italia al Campionato europeo di calcio al Festival di Letteratura di Segesta; dalla morte di Sean Connery alla juta dei femminielli al santuario di Montevergine.
Per rendere adeguatamente in latino concetti e realtà nuove, come anche toponimi e nomi di persona seriori o moderni, mi sono avvalso di specifici dizionari, alcuni dei quali già menzionati in questo saggio introduttivo, e tutti elencati dopo la raccolta scelta degli articoli: si tratta dell’unica bibliografia finale, essendosi preferito dare in nota i riferimenti completi alle opere non lessicali menzionate.
Nel caso di singole voci non registrate in tali dizionari, ho personalmente ovviato coniando neologismi secondo i criteri vigenti o attribuendo a termini latini esistenti un nuovo significato. È successo, ad esempio, con l’espressione persone LGBT+, che ho reso con la locuzione homines, qui (o personae, quae) compendiariis litteris LGBT+ appellantur, e con l’anglismo transgender, che ho reso con l’aggettivo a un’uscita transgener, eris sul modello di bigener, eris; congener, eris; degener, eris.
Nella composizione delle commentatiunculae ho inoltre cercato di attenermi ai consigli che mi diede oltre vent’anni fa il compianto padre carmelitano Reginald Foster, autorità indiscussa tra i latinisti della Curia e componente di punta della Sezione latina della Segreteria di Stato. Appena ventisettenne e da poco arrivato in quell’Ufficio, coordinato all’epoca dal dotto cappuccino padre Antonio Salvi, sottoposi un giorno alla rilettura di padre Foster il testo di un messaggio gratulatorio da me preparato: si trattava, nello specifico, di una lettera che il papa di allora, Giovanni Paolo II, avrebbe inviato a un arcivescovo metropolita in occasione del cinquantesimo anniversario di ordinazione sacerdotale. Reginaldus, come veniva chiamato dai colleghi della Sezione, mi accolse amabilmente nel suo ufficio, angusto e spoglio, e iniziò la lettura del testo, scorrendone velocemente i singoli righi con un dito.
A un tratto emise una delle sue caratteristiche urla, riprendendomi per aver usato l’espressione antemurale fidei. Mi schernii dicendo che il termine antemurale, attestato in Girolamo, ricorreva in alcuni documenti di Pio XII. La risposta lapidaria fu di lasciar perdere certe ampollosità retoriche, cara ad alcuni latinisti del passato, e di bandirle al pari di tutta una serie di vezzeggiativi svenevoli, amati dagli stessi, come flosculus, munusculum, melliculum, pectusculum. Mi raccomandò, inoltre, di privilegiare l’uso di termini del latino classico quando possibile e, tornando nello specifico al caso di antemurale, mi suggerì giustamente le alternative di propugnaculum e praesidium.
Con il personale ricordo appena tracciato giungono così al termine queste brevi considerazioni sul significato e sull’utilità del latino nel mondo di oggi, preliminari alla raccolta scelta di cinquanta commentatiunculae con traduzione a fronte. Il mio augurio è che questo libro possa contribuire, nel suo piccolo, a far innamorare del latino, lingua immortale dalla «bellezza antica e sempre nuova».
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