L’abito Mondrian compie 60 anni: storia di un tubino rivoluzionario

Era il 1965 quando Yves Saint Laurent presentava un abito destinato a diventare leggenda. Un tubino semplice nella forma ma rivoluzionario nel contenuto: blocchi geometrici di colore primario – rosso, blu, giallo – incorniciati da linee nere nette, su fondo bianco. Un omaggio al pittore olandese Piet Mondrian, maestro dell’astrattismo e del neoplasticismo: l’abito Mondrian.

Ma soprattutto un gesto d’avanguardia che univa, come mai prima, il mondo dell’arte e quello della moda. Oggi questo abito compie 60 anni ed è tempo di celebrarlo rispolverandone la memoria.
Il contesto storico: la Parigi del 1965 e la rivoluzione di Saint Laurent
Nel 1965 Parigi era il centro nevralgico della couture, ma cominciavano ad affiorare nuove energie. La gioventù scalpitava, le strade anticipavano il fermento che avrebbe portato al ’68, e anche l’alta moda sentiva il bisogno di rinnovarsi. Yves Saint Laurent, già enfant prodige della couture francese, stava sovvertendo il sistema dall’interno. Aveva abbandonato le regole dell’eleganza borghese per parlare a una nuova generazione: più libera, più colta, più affamata di simboli che riflettessero il proprio tempo. L’abito Mondrian arriva in questo clima di tensione creativa e rottura: niente orpelli, niente reminiscenze ottocentesche. Solo rigore e modernità, in un colpo d’occhio che univa l’élite culturale al prêt-à-porter nascente. Con quell’abito, Saint Laurent traghettava la moda fuori dall’atelier e dentro i musei. Presentato nella collezione Autunno/Inverno 1965, non tutti sanno che non si trattava di un singolo abito. Ma di una serie di sei modelli ispirati all’opera di Piet Mondrian, parte di una linea più ampia che includeva anche riferimenti a Poliakoff e Malevič.

Sessant’anni di moda e arte, firmata Saint Laurent.
Chi era Mondrian e perché Saint Laurent lo scelse
Piet Mondrian, figura chiave del neoplasticismo olandese, era convinto che l’arte dovesse aspirare all’essenziale. Nelle sue opere aboliva curve, prospettive e sfumature per concentrarsi su linee rette e colori primari. La sua pittura era razionale, e rigorosa: una forma di ordine in un mondo caotico.

Durante la sfilata PE 2002 Haute Couture di Yves Saint Laurent l’abito Mondiran fa una ricomparsa, è standing ovation. (Photo by *Pool SIMON/STEVENS/Gamma-Rapho via Getty Images)
Saint Laurent, appassionato d’arte moderna e collezionista precoce, scelse Mondrian non solo per l’estetica, ma per l’ideologia che c’era dietro. Quella pittura così netta, così austera, dialogava perfettamente con la sua idea di una femminilità nuova: consapevole, intellettuale, lontana dagli stereotipi. Con il Mondrian dress, lo stilista non copiava un quadro. Lo traslava. Creava una nuova forma d’arte applicata, in cui il corpo diventava la tela viva su cui l’astrattismo si muoveva.
Linee e tagli di un’innovazione sartoriale
A prima vista può sembrare semplice, ma il Mondrian dress è un capolavoro di costruzione sartoriale. Nulla è stampato: ogni blocco di colore corrisponde a un pezzo di tessuto cucito con precisione geometrica. Le cuciture coincidono con le linee nere, che non sono semplici orli ma vere strutture portanti. Il risultato è un equilibrio perfetto tra rigore grafico e fluidità del movimento. È un abito che vive della sua stessa architettura, e che anticipa, in modo sorprendente, i principi del design modulare e del minimalismo anni ’90.

L’abito Mondrian di Saint Laurent.
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