L’audace programma di Zohran Mamdani su trasporti e clima

Dalla newsletter settimanale di Greenkiesta (ci si iscrive qui) – Sorridente, giovane (classe 1991), diretto, comunicativamente sontuoso. Si definisce socialista, è nato in Uganda e ha origini indiane, è musulmano e ha già fatto infuriare Donald Trump, che ha minacciato di tagliare i fondi a New York. Per molti, è la nuova stella della politica americana, se non mondiale.
Zohran Mamdani può piacervi o meno, può avere idee realizzabili o meno, potete ritenerlo radicale o meno, ma ha vinto le elezioni comunali a New York perché ha saputo intercettare le speranze delle persone che sognano una città più accessibile ed equa. Le sue sono proposte chiare, ambiziose e senza troppi fronzoli (sinistra italiana, prendi appunti), anche in fatto di mobilità e clima.
Durante la campagna elettorale, incentrata soprattutto sull’abitare (vuole introdurre un tetto al prezzo degli affitti) e il costo della vita in generale, Mamdani ha spesso inforcato le bici a noleggio di Citi Bike (servizio privato sponsorizzato da Citibank e promosso dall’ex sindaco Michael Bloomberg) per passare da una conferenza stampa all’altra, promettendo di migliorare ulteriormente la rete di piste ciclabili protette della città. «Si dice ciclista!», ha risposto Mamdani a una cittadina che per strada lo ha definito a gran voce «comunista».
Ha anche detto di voler mantenere il limite di velocità di ventiquattro chilometri orari per le e-bike di Citi Bike, utilizzatissime da residenti, studenti internazionali e turisti. In generale, gli spostamenti in bici a New York stanno aumentando in modo incoraggiante: +33 per cento nel 2024 rispetto al 2022. Il sindaco Eric Adams ha tuttavia fallito il suo obiettivo di costruire trecento miglia (circa 480 chilometri) di ciclabili protette in quattro anni, senza mai eguagliare o superare il record di installazioni annue sotto l’amministrazione di Bill de Blasio. La New York che pedala guarda a Mamdani per un’inversione di rotta.
Ma il cavallo di battaglia del suo programma sui trasporti e la mobilità è la gratuità degli autobus (ora un biglietto costa 2,90 dollari). Da sindaco, si legge sul suo sito ufficiale, «eliminerà definitivamente il biglietto su tutti gli autobus urbani e li renderà più veloci, disegnando nuove corsie preferenziali, introducendo nuova segnaletica e disincentivando la sosta in doppia fila». Mamdani sostiene che il programma di gratuità costerà settecento milioni di dollari l’anno.
Secondo il New York Times, la realizzazione della proposta «dipenderà da questioni che non sono sotto il controllo del sindaco». Per esempio, è necessario sondare la disponibilità della governatrice statale Kathy Hochul «a collaborare su un aumento delle tasse per incrementare le entrate». Inoltre, i critici temono che gli sforzi economici necessari per rendere gli autobus gratuiti possano ridurre il margine per migliorarli, soprattutto in un periodo in cui il governo federale sta tagliando i fondi al trasporto pubblico locale (un po’ come in Italia).
Gli autobus urbani di New York sono sistematicamente bloccati nel traffico e procedono a una velocità media di tredici chilometri orari. La situazione è migliorata con l’introduzione del pedaggio a Sud di Manhattan (misura osteggiata da Donald Trump), ma non abbastanza da renderli davvero appetibili per un’ampia fetta di cittadinanza. Una maggiore accessibilità degli autobus potrebbe disincentivare l’uso dell’automobile privata, contribuendo così a ridurre il traffico e, di conseguenza, a velocizzare il trasporto pubblico: un potenziale circolo virtuoso.
Il punto di partenza di Mamdani è un programma sperimentale dell’agenzia dei trasporti statale (Mta), in vigore dal settembre 2023 al settembre 2025. Il progetto, a cui ha collaborato Mamdani stesso in quanto membro dell’Assemblea dello Stato di New York, si fondava sulla gratuità di cinque linee di autobus urbani, una per ogni distretto di New York. In media, l’Mta ha registrato un aumento del trenta per cento dei passeggeri nei giorni feriali e del trentotto per cento nei fine settimana. La maggior parte dei nuovi utenti guadagna meno di ventottomila dollari l’anno.
Il capitolo sul clima è il sesto all’interno di una piattaforma politica che mette al primo posto il tema della casa, seguito da sicurezza, accessibilità economica, educazione e dalla tassa dell’un per cento sui newyorkesi più ricchi. La proposta principale si ispira a un’idea del sindaco londinese Sadiq Khan e si chiama Green Schools for a Healthier New York City. L’obiettivo, attraverso un investimento «senza precedenti», è rendere più ecologiche cinquecento scuole pubbliche della città, tra pannelli solari, pompe di calore, interventi di depavimentazione nei cortili e riqualificazioni edilizie.
In più, Mamdani vuole trasformare cinquanta scuole in rifugi climatici per fornire riparo ai cittadini durante le ondate di calore, i nubifragi e le tempeste. Nella sua comunicazione, ha sistematicamente messo in relazione l’adattamento climatico al miglioramento della qualità della vita: «Non sono due preoccupazioni separate», ha detto a luglio durante un comizio. Per esempio, il nuovo sindaco vuole che tutte le nuove abitazioni a prezzo calmierato rispettino rigorosi standard di efficienza energetica.
Ha poi sostenuto il Build Public Renewables Act – una legge dello Stato di New York – e condotto una campagna contro le nuove infrastrutture fossili, tra cui la centrale elettrica di Astoria. Non ha messo il clima in cima alle sue proposte, ma l’ha spolverato con sapienza sopra altri argomenti ritenuti prioritari in una metropoli dove un monolocale in affitto costa almeno tremila dollari al mese.
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