Le Acli milanesi tra un passato di valore e un futuro di sfide


Oltre 400 aclisti si riuniranno oggi pomeriggio al teatro del Pime di Milano per celebrare un traguardo significativo: gli 80 anni dell’associazione e del Patronato Acli di Milano. Un pomeriggio di festa, ma anche un momento per rendere omaggio ai tanti, straordinari testimoni che, con la loro dedizione e generosità, hanno fatto grande il movimento aclista.
L’Associazione cristiana dei lavoratori italiani (Acli) nasce a livello nazionale nel 1944 sotto la guida di Achille Grandi. Un anno dopo, nel 1945, le Acli prendono vita anche a Milano, quando un gruppo di sindacalisti cristiani, impegnati nell’allora sindacato unitario dei lavoratori, si ritrova a Palazzo Clerici, dando vita alla sezione milanese delle Associazioni cristiane dei lavoratori italiani.
Il primo numero del bollettino delle Acli milanesi esce il 9 settembre 1945 nel quale si dava conto della costituzione della Giunta provvisoria, presieduta da Edoardo Clerici, nobilissima figura di antifascista che aveva svolto compiti delicati durante la Resistenza, che aveva come vicepresidente Alessandro Butté, già importante dirigente diocesano dell’Azione cattolica, e segretario Luigi Clerici, che aveva lasciato una posizione lavorativa sicura per mettersi al servizio della nuova associazione. L’anno successivo Edoardo Clerici lasciò la presidenza, dopo essere stato eletto alla Costituente, e il primo congresso provinciale eleggeva presidente Alessandro Butté, che divenne anche presidente regionale.
Contemporaneamente le Acli andavano organizzandosi sul territorio – come dimostrano i numerosi anniversari dei Circoli che si stanno susseguendo nel corso di quest’anno – e nascevano anche i primi servizi, a partire dal Patronato (il cui ottantesimo si festeggia oggi insieme a quello delle Acli), con la sua delicata funzione previdenziale e assistenziale che nel corso degli anni è diventata un modello di professionalità e di capacità di servizio. Fu nel 1949, al congresso delle Acli, che monsignor Giovanni Battista Montini, Sostituto della Segreteria di Stato, ribadì con chiarezza, anche da parte di Pio XII, «l’indiscutibile opportunità della permanenza e della missione delle Acli», in un ruolo distinto rispetto all’Azione cattolica e ai sindacati, come soggetto formativo, educativo e assistenziale dei lavoratori secondo i principi della Dottrina sociale della Chiesa.
In tutti questi anni molte sono state le espressioni di stimolo e di conforto che sono venute alle Acli dagli Arcivescovi, ricordando il cardinale Carlo Maria Martini, che nel 2000 disse ai partecipanti al congresso: «Mi pare che oggi voi siate chiamati a questo ruolo di sostegno e di riferimento, a essere sentinelle in particolare per chi non sa orientarsi e non sa vedere pericoli e opportunità. Come Acli voi ricercate il senso delle cose e degli avvenimenti, non vi accontentate di spiegazioni superficiali; cercate i valori veri e non il quieto vivere, il servizio della giustizia e non i privilegi».
Da ultimo l’Arcivescovo, monsignor Mario Delpini, che ai delegati al congresso dello scorso anno ha rivolto parole di incoraggiamento: «Le Acli fanno bene alla società perché possono essere profezia, andando oltre un passato di cui essere fieri».
Ed è proprio questo radicamento ecclesiale che per la presidente delle Acli milanesi, Delfina Colombo, può essere indicato come uno dei punti di forza del movimento aclista, «radicamento che deriva innanzitutto dalla nostra presenza e riconoscibilità nelle parrocchie, nei territori, attraverso un lavoro quotidiano e soprattutto credibile al servizio della comunità».
Ma non si può dimenticare l’attenzione al mondo del lavoro e ai più fragili. Un’altra caratteristica fondamentale delle Acli è stata infatti la sua costante capacità di leggere e rispondere ai mutamenti dei bisogni sociali che la storia ha presentato. «Oggi – afferma la presidente Colombo – l’attenzione ai bisogni dei lavoratori rimane centrale, poiché si manifesta un drammatico aumento del lavoro povero e problemi come i Neet (giovani che non studiano né cercano lavoro), la povertà educativa e la disoccupazione femminile. A queste sfide si aggiungono le emergenze sociali che riguardano le persone migranti, le grandi solitudini degli anziani e, in modo preoccupante, il progressivo smantellamento del sistema di welfare universalistico, in particolare nel settore sanitario in Lombardia, che era una “grande conquista di civiltà”».
Un futuro di grandi sfide e continuo impegno attende quindi le Acli di domani.
Qual è la tua reazione?






