Lo spaventapasseri non è sparito. Torna nei campi, nei racconti e nei laboratori


Ha il corpo fatto di legno e paglia, i vestiti dismessi, spesso un cappello in testa e le braccia aperte come in un eterno abbraccio. Da secoli, lo spaventapasseri veglia silenzioso sui campi coltivati. Apparentemente immobile, è una figura che attraversa culture e continenti, con una funzione pratica ma anche un forte potere simbolico.
Nato per tenere lontani gli uccelli dai raccolti, lo spaventapasseri ha origini antiche: già gli Egizi ne costruivano per proteggere il grano lungo il Nilo, mentre nella Roma classica si usavano statue del dio Priapo con lo stesso scopo. In Giappone, il “kakashi” era vestito con abiti di contadini e dotato di un cappello di paglia. E in Europa, per secoli, ha accompagnato la vita agricola come una presenza familiare, al tempo stesso utile e misteriosa.
Con il tempo, è diventato anche personaggio narrativo e fiabesco: pensiamo allo spaventapasseri del “Mago di Oz”, goffo e saggio, in cerca di un cervello; o alle tante leggende popolari in cui prende vita, si anima, parla. È l’archetipo dell’essere fragile e resistente, fatto di niente, ma capace di proteggere, di raccontare, di suggerire qualcosa sull’essere umano e sul suo legame con la terra.
Oggi, in un’epoca in cui pesticidi e tecnologie hanno preso il sopravvento, lo spaventapasseri sembra scomparso dai campi. Eppure, resiste nella memoria. Non solo: ritorna. Lo si ritrova in festival e iniziative culturali, nelle scuole, nei progetti educativi. È tornato a essere una figura che parla alle nuove generazioni, capace di mettere insieme creatività, rispetto per l’ambiente, manualità e ascolto.
Ed è proprio da qui che prende spunto l’iniziativa di Materia Spazio Libero, che sabato 5 luglio alle 16.00, ospita un laboratorio creativo dedicato alla sua riscoperta.
Guidati da Ferdinando Giaquinto e Martìn Stigol, i partecipanti saranno protagonisti di un’attività che unisce giochi interattivi e momenti di confronto. Al centro dell’esperienza, la figura dello spaventapasseri. Per approfondire il significato e gli obiettivi dell’iniziativa, Ferdinando Giaquinto e Martìn Stigol condividono il proprio punto di vista sul ruolo dello spaventapasseri nella tradizione contadina e sull’importanza di un’attività creativa e partecipata come questa.
Qual è l’idea dietro questo progetto creativo e partecipato rivolto a bambini e adulti?
“Siamo entrambi molto legati alla natura, e da questo legame è nata la volontà di creare un progetto che coinvolgesse grandi e piccoli. L’obiettivo è spiegare il significato dello spaventapasseri, una figura ancora presente nelle campagne, e far scoprire ai bambini che la natura non è qualcosa da temere, ma può essere un punto di partenza per esprimere la propria creatività.”
Qual è il significato tradizionale dello spaventapasseri nelle campagne italiane?
“Lo spaventapasseri nasceva come metodo naturale per proteggere i raccolti dagli uccelli. Oggi si ricorre spesso a soluzioni invasive, come pesticidi. Vogliamo valorizzare sistemi più rispettosi dell’ambiente, come lo spaventapasseri, che sono efficaci e non danneggiano la salute né l’ecosistema.”
Come si svolgerà l’attività?
“Accoglieremo le famiglie raccontando la trasformazione dello spazio che ci ospita che è diventato un centro culturale e una redazione. Dopo una breve visita, introdurremo il tema dello spaventapasseri anche attraverso fiabe e racconti. Poi passeremo alla parte pratica: costruiremo insieme degli spaventapasseri utilizzando esclusivamente materiali di recupero, senza alcun impatto ambientale. Un messaggio importante che vogliamo trasmettere è proprio quello del rispetto per la natura.”
Perché avete scelto lo spaventapasseri come tema centrale dell’attività?
“Lo spaventapasseri è una figura spesso trascurata, soprattutto dai più piccoli, che oggi hanno altri riferimenti culturali. Vogliamo riportarlo al centro, perché rappresenta un legame diretto con la campagna e la tradizione contadina. Attraverso la costruzione manuale, stimoliamo la creatività dei bambini e il piacere di fare qualcosa con le proprie mani, lontano da schermi e dispositivi elettronici. La manualità è fondamentale per lo sviluppo e non dovrebbe mai essere trascurata.”
Cosa sperate che i partecipanti portino con sé dopo questa esperienza?
“Vogliamo che bambini e adulti vivano un momento di condivisione autentica. Costruire insieme uno spaventapasseri diventa un’esperienza memorabile, che unisce orgoglio personale e felicità. Speriamo che ciascuno torni a casa con un ricordo positivo e con un rinnovato senso di rispetto per la natura e per il tempo passato insieme.”
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