Nuova Zelanda, madre uccide i due figli e nasconde per anni i loro corpi nelle valigie: condannata all’ergastolo

Novembre 26, 2025 - 13:31
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Nuova Zelanda, madre uccide i due figli e nasconde per anni i loro corpi nelle valigie: condannata all’ergastolo

La storia di Hakyung Lee ha sconvolto la Nuova Zelanda. La donna, originaria della Corea del Sud, è stata riconosciuta colpevole dell’omicidio dei suoi due figli, ritrovati in due valigie in un deposito abbandonato più di tre anni fa. Lee era stata giudicata colpevole a settembre, dopo aver ammesso di aver ucciso nel 2018 i due bambini, un anno dopo la morte del padre per cancro. A distanza di anni dall’omicidio la verità è riemersa e la donna è stata condannata all’ergastolo: una sentenza che pone fine a uno dei casi di cronaca più discussi e sconvolgenti degli ultimi anni in Nuova Zelanda.

Nel 2018, nella sua abitazione ad Auckland, Lee ha ucciso i suoi due figli Yuna e Minu Jo, rispettivamente di 8 e 6 anni. Stando a quanto ricostruito dagli investigatori, per togliere la vita ai bambini la donna avrebbe sciolto alcune pillole antidepressive nei loro succhi di frutta, somministrando una dose letale. Dopo aver compiuto l’omicidio, Lee ha nascosto i corpi dei figli in due valigie, che poi ha sistemato in un deposito abbandonato. Come se nulla fosse, la vita della donna è andata avanti: ha cambiato nome e si è trasferita in Corea, lasciandosi alle spalle ciò che aveva fatto.

Il ritrovamento dei corpi e il processo

I resti dei bambini sono stati scoperti solo nel 2022 da una famiglia che ha acquistato all’asta il magazzino abbandonato. L’indagine della polizia ha poi portato alla localizzazione di Lee in Corea del Sud, da dove è stata estradata nel novembre dello stesso anno. Lee si è così trovata di fronte alla giustizia in Nuova Zelanda, in un processo inizialmente rinviato per nuove indagini e perizie psichiatriche. Nel corso del processo, che ha deciso di sostenere rappresentandosi da sola con l’assistenza di due legali, Lee ha più volte sostenuto di non essere penalmente responsabile del duplice omicidio a causa dei suoi disturbi mentali. La difesa ha quindi tracciato il ritratto di una “persona fragile”, caduta in un profondo stato di depressione dopo la malattia e la morte del marito, avvenuta pochi mesi prima degli omicidi.

Stando alla ricostruzione, la donna con il passare del tempo si sarebbe convinta che la soluzione migliore, dopo la morte del marito, fosse quella di “cancellare” l’intera famiglia. Dopo aver ucciso i figli, infatti, avrebbe tentato invano il suicidio ingerendo le stesse pillole. Le perizie psichiatriche hanno poi confermato una depressione profonda che avrebbe afflitto la donna. Nonostante questo, però, durante il processo è stato confermato che Lee, malgrado i pensieri suicidi, fosse anche in grado di intendere. L’accusa, invece, ha riferito di una donna lucida e capace di calcolare le circostanze con spietata razionalità, in riferimento all’occultamento dei corpi, al cambio d’identità e alla fuga in Corea.

La difesa ha tentato di evitare l’ergastolo, ritenendolo ingiusto alla luce dei problemi psicologici della donna. La procura, però, ha respinto questa linea di giudizio sostenendo che la donna fosse perfettamente consapevole del proprio crimine. Alla fine, il giudice ha condannato Lee all’ergastolo, con un minimo di 17 anni di detenzione prima della possibilità di libertà condizionale. Il giudice, infatti, ha stabilito che le attenuanti richieste non fossero sufficienti a ridurre la pena, pur autorizzando un trattamento psichiatrico obbligatorio in una struttura protetta. “Sapevi che le tue azioni erano moralmente sbagliate. Forse non riuscivi a sopportare che i tuoi figli ti ricordassero la vita felice che avevi prima”, ha dichiarato il giudice durante la lettura della sentenza.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia