Omicidio Sofia Stefani, ergastolo all’ex comandante dei vigili Giampiero Gualandi, la madre della 33enne: “Nessun perdono”
Condannato all’ergastolo l’ex vigile urbano Giampiero Gualandi per l’omicidio della collega Sofia Stefani, uccisa nella sede della Polizia locale ad Anzola, piccolo Comune in provincia di Bologna. A emettere la sentenza di primo grado per il delitto del maggio 2024 la Corte d’Assise del Tribunale di Bologna, presieduta dal giudice Pasquale Liccardo, dopo sette ore di camera di consiglio. La procuratrice aggiunta Lucia Russo aveva chiesto l’ergastolo, mentre la difesa di Gualandi di riqualificare il reato in omicidio colposo. Le motivazioni saranno depositate entro 90 giorni.
La vittima aveva 33 anni. Aveva una relazione extraconiugale e tormentata con il suo ex comandante, di 30 anni più vecchio e di un grado gerarchico superiore. Per il pm condotta “sintomatica di una relazione di potere”. Gualandi non era più comandante dei vigili di Anzola all’epoca dell’omicidio. Avrebbe promesso alla ragazza che preso sarebbe tornato a esserlo e che le sarebbe diventata sua vice. E che avrebbe lasciato la moglie per stare con lei. E invece la moglie lo avrebbe scoperto e la situazione sarebbe precipitata. Dalle indagini era emerso anche un contratto di sottomissione sessuale.
Sofia Stefani è stata uccisa nella sua stanza al comando dei vigili di Anzola, con la pistola che doveva essere in cassaforte. La difesa ha sostenuto la tesi dell’incidente, del colpo partito durante la pulitura dell’arma in vista di un’esercitazione. L’ex comandante era accusato di omicidio volontario aggravato dal legame affettivo e dai futili motivi. Dell’impianto accusatorio è rimasta l’aggravante della relazione affettiva, è caduta l’aggravante dei futili motivi.
Oltre alla condanna, la Corte ha stabilito un risarcimento di 600mila euro a testa per i genitori della vittima, Angela Querzè e Bruno Stefani, 500mila euro per il fidanzato, Stefano Guidotti, e di 30mila euro per il Comune di Anzola. Ai giornali, dopo la sentenza, la madre della vigilessa ha osservato come “la manipolazione su Sofia c’è stata ed è stata reiterata. È sta manipolata solo perché cercava lavoro come tanti giovani. Ed è paradossale che tutto sia avvenuto in un ufficio pubblico da parte di un superiore che, però, ad un certo punto ha perso il controllo della sua vita che era sostanzialmente finta”.
Nessuna possibilità di perdono, secondo la donna. “La questione del perdono non la calcolo nemmeno. Sofia ha incontrato un uomo sbagliato come succede a tutte le donne che muoiono in questo modo atroce. Quello di mia figlia è stato un femminicidio e come società dobbiamo fare di tutto perché finisca questo accanimento sulle donne”.
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