Siderurgia, fatturato e utili in calo e ripresa rinviata al 2026: pesa il costo dell’energia

Novembre 18, 2025 - 17:00
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Siderurgia, fatturato e utili in calo e ripresa rinviata al 2026: pesa il costo dell’energia

ACCIAIO ITALIANO

Siderurgia, fatturato e utili in calo e ripresa rinviata al 2026: pesa il costo dell’energia



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La siderurgia italiana archivia il 2024 con numeri in calo, pagando il doppio scotto dell’elevato costo dell’energia e della debolezza della domanda. Gli operatori, da Federacciai a Danieli, denunciano l’assenza di politiche Ue efficaci e prevedono una ripresa non prima della seconda metà del 2026…

Pubblicato il 18 nov 2025



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Il comparto siderurgico italiano archivia il 2024 con tutti i principali indicatori in rosso: il fatturato complessivo è sceso del 9,1%, ma a preoccupare maggiormente è la redditività, con un Ebitda in calo del 29% e utili netti che registrano una contrazione del 30,1% rispetto all’anno precedente. La frenata è strutturale e i numeri presentati a Rezzato durante la 17esima edizione di “Bilanci d’Acciaio” non lasciano spazio a interpretazioni ottimistiche. L’analisi curata dall’Ufficio Studi siderweb, che ha esaminato i conti di 1.764 imprese della filiera, certifica la fine del ciclo espansivo e l’ingresso in una fase di contrazione marcata.

La fine del biennio record e i nodi strutturali

Il confronto con il biennio 2021-2022 rende evidente il cambio di passo. Se quel periodo aveva garantito margini eccezionali, l’attuale scenario sconta una domanda globale debole e costi operativi che erodono la competitività. Claudio Teodori, docente dell’Università degli Studi di Brescia e co-autore dello studio, evidenzia come il valore aggiunto sia sceso del 15,2%, attestandosi al 14,7% del fatturato. Questo dato segnala una difficoltà delle imprese nel trasferire i costi a valle e nel valorizzare la produzione in un mercato che premia sempre meno le commodity.

La classifica dei principali player nazionali riflette questa tendenza, pur mantenendo volumi significativi. Marcegaglia Carbon Steel si conferma primo operatore con 3,3 miliardi di euro di fatturato (dato 2024), seguita da Acciaieria Arvedi con 2,7 miliardi e Acciai Speciali Terni con 2,38 miliardi. Dal quadro complessivo resta esclusa Acciaierie d’Italia per la mancata disponibilità del bilancio 2024.

Politiche industriali asimmetriche e gap energetico

Il costo dell’energia rappresenta oggi la zavorra più pesante per la competitività nazionale, aggravata da un quadro europeo frammentato che penalizza la manifattura italiana. Flavio Bregant, direttore generale di Federacciai, denuncia senza mezzi termini il rischio di un gap incolmabile: «L’Italia rischia di essere fuori mercato rispetto alla Germania, che avrà prezzi calmierati». Secondo Bregant, gli strumenti messi in campo dall’Unione Europea si rivelano spesso «belle scatole vuote», prive di quella sostanza operativa necessaria per garantire parità di condizioni.

L’asimmetria competitiva non riguarda solo l’energia, ma la capacità di investimento in tecnologie di decarbonizzazione. Antonello Mordeglia, del board di Danieli, indica la rotta per il prossimo triennio sintetizzandola in due imperativi: «Localizzare e decarbonizzare». Mordeglia osserva però che mentre i margini in Italia restano bassi, gli investimenti massicci si stanno spostando verso Stati Uniti e Giappone. La sopravvivenza industriale passa necessariamente per la diversificazione verso acciai speciali, accessibile però solo ai gruppi dotati di risorse finanziarie ingenti.

Le ricadute sulla filiera e l’incertezza dei prezzi

Le difficoltà della produzione si trasmettono immediatamente ai centri di servizio e agli utilizzatori finali. Cinzia Vezzosi, presidente di Assofermet, denuncia un calo strutturale dei volumi del 20% rispetto al periodo pre-Covid nei centri servizio. I recenti movimenti dei prezzi, registrati nelle ultime settimane, sono attribuiti a fattori regolatori e non a una reale ripresa della domanda, confermando la fragilità del mercato.

Dal lato della domanda, la testimonianza di Davide Conte, VP group direct procurement di Fincantieri, illustra la complessità di operare con cicli produttivi pluriennali in un contesto di volatilità estrema. Per la cantieristica, che gestisce commesse decennali, l’incertezza nella stima dei costi dei fattori produttivi diventa il principale ostacolo alla pianificazione economica.

Prospettive 2026: una transizione complessa

Le previsioni per l’anno in corso non invertono la rotta. Il sondaggio condotto da siderweb rivela che il 53% delle imprese prevede un ulteriore calo del fatturato per il 2025, con una pressione costante sui margini operativi. L’attenzione degli operatori si sposta quindi sulla seconda metà del 2026, anno in cui si attende una normalizzazione del mercato.

Questa ipotetica ripresa dovrà però fare i conti con variabili esogene pesanti: dai dazi Usa-Ue, che il 56,6% del campione considera un fattore di rischio rilevante, alla disponibilità di rottame, elemento essenziale per la siderurgia elettrica italiana.

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