Dalla singola opera al sistema infrastruttura: come digitalizzazione e sostenibilità “by-design” cambiano la gestione delle opere

Novembre 17, 2025 - 20:30
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Dalla singola opera al sistema infrastruttura: come digitalizzazione e sostenibilità “by-design” cambiano la gestione delle opere

INFRASTRUTTURE

Dalla singola opera al sistema infrastruttura: come digitalizzazione e sostenibilità “by-design” cambiano la gestione delle opere



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La digitalizzazione e la sostenibilità delle infrastrutture sono state al centro della quarta edizione dell’Infrastructure Academy, evento promosso da Hilti Italia in collaborazione con AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili). Fari puntati sul concetto di “sistema infrastruttura” e sull’urgenza di superare le inefficienze storiche e l’alto impatto ambientale del settore puntando su tre direttrici: la digitalizzazione end-to-end, la decarbonizzazione misurabile e la centralità del capitale umano.

Pubblicato il 17 nov 2025


Hilti Point of View

Infrastructure Academy Hilti

Favorire uno scambio e una contaminazione di idee tra i vari player del settore per rendere la gestione delle infrastrutture più sostenibile, digitale e in grado di portare valore aggiunto alle aziende e ai lavoratori: è questo lo scopo dell’Infrastructure Academy, l’evento organizzato da Hilti Italia in collaborazione con AIS (Associazione Infrastrutture Sostenibili).

Un evento focalizzato sulle principali sfide del settore, in proseguimento di un impegno che Hilti ha iniziato un decennio fa, con eventi dedicati alla prevenzione sismica (attraverso le Seismic Academy).

La quarta edizione dell’Infrastructure Academy, che si è svolta presso il Museo Nazionale Ferroviario di Pietrarsa (NA) lo scorso ottobre, si è incentrata sul tema della sostenibilità delle infrastrutture, dal punto di vista economico, ambientale e sociale.

Nello specifico, la giornata ha posto l’accento su tre temi:

  • la digitalizzazione end-to-end, dove le tecnologie digitali permettono di creare un modello interconnesso dell’infrastruttura che copre tutto il ciclo di vita dell’opera;
  • l’obiettivo di una decarbonizzazione misurabile, con un focus sul ciclo di vita del cantiere per estendere il ciclo di vita dell’opera;
  • la centralità delle persone, con un focus su sicurezza, inclusione e formazione come elementi fondamentali per l’attrattività del settore.

Forte della sua esperienza nel settore e di un approccio incentrato sull’innovazione – l’azienda investe oltre il 5% del suo fatturato globale in ricerca e sviluppo, puntando su digitalizzazione, connettività, esoscheletri e nuovi modelli di business – Hilti intende farsi promotore di questo cambiamento lungo la filiera.

Oltre la singola opera: la necessità di vedere l’infrastruttura come un “sistema”

Il comparto delle infrastrutture è caratterizzato da inefficienze strutturali che impongono un’accelerazione decisa verso l’innovazione, la sostenibilità e l’adozione di una nuova strategia di sistema.

I numeri confermano questa urgenza: il settore delle costruzioni, ad esempio, si confronta con una produttività media in cantiere che si attesta intorno al 30% del tempo effettivo, un dato che evidenzia un vasto margine di ottimizzazione.

A ciò si aggiunge il ruolo determinante che l’industria gioca sul fronte ambientale, essendo responsabile a livello globale del 40% delle emissioni di gas serra.

Non meno rilevante è la dimensione sociale del problema: la filiera fatica ad attrarre le nuove generazioni e presenta un marcato disallineamento di genere, con una presenza femminile che si ferma al 12%.

Queste metriche, emerse anche dalle analisi presentate durante l’evento, convergono nell’indicare che la sostenibilità (intesa nelle sue accezioni economica, ambientale e sociale) non è più un elemento accessorio ma, al contrario, è oggi il fulcro attorno cui deve ruotare la riqualificazione dell’intero ciclo di vita dell’infrastruttura, dalla progettazione alla gestione.

“La sfida principale per il settore è attuare la transizione da un concetto di opera intesa come progetto singolo, quindi con poca interconnessione, a un concetto invece molto più esteso, più olistico, più omnicomprensivo: la visione dell’infrastruttura come sistema”, spiega Marco Zanchi, National Trade Marketing Manager presso Hilti Italia.

 

Marco Zanchi, National Trade Marketing Manager presso Hilti Italia

“E quando parliamo di sistema infrastruttura subentrano i temi della produttività, resilienza, sostenibilità, intesi però non come comparti stagni, come silos a sé stanti, ma come componenti di un unico puzzle e quindi come leve strategiche per la filiera”, aggiunge.

La digitalizzazione end-to-end: la spinta hi-tech di Hilti

La digitalizzazione, in questo quadro di rinnovamento, assume il ruolo di abilitatore strategico per la visione olistica del sistema infrastrutturale.

Hilti, che si propone come un “player trasformativo” all’interno della filiera, si sta concentrando, tra gli altri aspetti, su come l’innovazione possa essere il fattore abilitante di una maggiore produttività del settore.

“Offriamo piattaforme connesse e un’automazione che definiamo leggera. Promuoviamo una gestione digitalizzata degli asset, fino ad arrivare al consumabile, e ciò ci consente di tracciare tutta l’attrezzatura che il cliente ha in cantiere, coordinare i flussi e le movimentazioni. Ciò permette di ridurre i tempi morti, i tempi delle lavorazioni stesse e di incrementare la produttività”, spiega Zanchi.

Il tema della connettività è da oltre un decennio centrale nell’offerta dell’azienda. Attraverso software di ultima generazione, l’azienda supporta i clienti nella manutenzione predittiva degli utensili, che permette di intervenire prima del verificarsi di un guasto.

“Le soluzioni di connettività che proponiamo abilitano anche ulteriori vantaggi, come l’ottimizzazione della distribuzione degli attrezzi alle squadre di lavoro e, soprattutto, sono in grado di comprendere chi usa cosa e quanto. Questo permette di ottimizzare risorse e investimenti”, aggiunge.

Un ulteriore aspetto è quello della sicurezza e l’ergonomia dei lavoratori: l’offerta dell’azienda include esoscheletri rivolti al mondo edile, che consentono di ridurre lo sforzo fisico degli operatori, contribuendo così a prevenire infortuni dovuti a stress ripetitivo.

In questo modo anche gli esoscheletri agiscono anche come leva per l’efficienza: riducendo la fatica, infatti, si mantiene alta la performance operativa del personale, permettendo al contempo di prolungare i tempi di operatività dei lavoratori più esperti.

“Attraverso questo approccio stiamo abilitando l’accesso a determinate mansioni a uno spettro più ampio di lavoratori e, soprattutto, limitiamo gli infortuni”, aggiunge Zanchi.

Dai processi alla leadership: l’imperativo della sicurezza all’interno dei cantieri e il supporto dell’innovazione

Al di là delle innovazioni che possono essere implementate a vantaggio di una maggiore sicurezza, il vero ostacolo da superare – sottolinea Zanchi – riguarda proprio l’approccio al tema e, nello specifico, di come la sicurezza sia percepita all’interno degli ambienti di lavoro.

“Oggi la sicurezza in questo settore è un adempimento, quindi in quanto adempimento a volte si ricercano delle scorciatoie per raggiungere l’obiettivo. La sicurezza deve invece diventare parte integrante del lavoro quotidiano ed è questo il cambio di mentalità che vogliamo portare”, aggiunge Zanchi.

Se, da un lato, le soluzioni di connettività abilitano un rilevamento predittivo del rischio, le aziende devono costruire anche una leadership di sicurezza dove l’obiettivo – in questo caso il “rischio zero” -, deve diventare parte integrante del lavoro di chi gestisce i progetti.

Per raggiungere questo obiettivo è tuttavia necessaria anche un’evoluzione dal punto di vista della condivisione dei dati. Su questo fronte, spiega Zanchi, il settore “sta ancora costruendo una sua identità, rispetto ad altri settori dove le aziende sono più abituate a maneggiare grandi quantità di dati”.

Smart monitoring: l’evoluzione del BIM per la manutenzione delle infrastrutture esistenti e la gestione del rischio

Progressi nel campo della condivisione e dell’utilizzo dei dati sono stati fatti sul fronte della manutenzione delle infrastrutture esistenti (smart monitoring) grazie all’innovazione tecnologica che traina l’evoluzione di modelli e strumenti già consolidati, come il BIM (Building Information Modeling).

Pur essendo ormai consolidato come standard per l’efficienza progettuale e costruttiva, il BIM deve evolvere oltre il modello geometrico, integrando dati in tempo reale per la gestione del ciclo di vita. Questa evoluzione si concretizza in un approccio sistemico che coinvolge l’installazione di sensori IoT e l’utilizzo di strumenti di scansione 3D, i cui dati confluiscono nella creazione di un Digital Twin dinamico.

Il vero differenziale in questo processo è l’intervento dell’intelligenza artificiale (AI) che funge da motore analitico, processando l’enorme mole di dati grezzi raccolti dai sensori e dai modelli virtuali, identificando pattern di degrado e anomalie strutturali che sfuggirebbero all’analisi umana o a software statici, ma anche previsioni, come nel caso del rischio climatico.

“La maggior parte delle nostre infrastrutture sono già esistenti e hanno una loro età. Il tema dello smart monitoring diventa fondamentale per capire come sta performando l’infrastruttura e quali sono le aree prioritarie dell’intervento”, chiarisce Zanchi.

L’approccio basato sulla diagnostica continua, potenziata dall’IA, abilita la manutenzione predittiva, consentendo di intervenire prima che il guasto si manifesti o che si crei una condizione di rischio strutturale.

In questo modo si garantisce la resilienza strutturale dell’opera, si ottimizzano i costi operativi e si costruisce un modello in grado di evolvere dalla fase di progettazione per abbracciare tutto il ciclo di vita dell’opera, prolungandone la vita.

L’approccio circolare: l’innovazione by-design e l’impegno per la sostenibilità misurabile

Il prolungamento del ciclo di vita dell’infrastruttura, abilitato dallo smart monitoring, contribuisce anche alla transizione della gestione delle infrastrutture verso un approccio circolare e volto alla decarbonizzazione del settore.

Anche su questo aspetto, altro tema centrale della quarta edizione dell’Infrastructure Academy, Hilti si propone come promotore del cambiamento facilitando l’adozione di attrezzature a batteria elettrica ad alte prestazioni in sostituzione di quelle a combustione o a filo.

“Le sfide che il nostro team di ricerca e sviluppo si è trovato ad affrontare e su cui sta lavorando riguardano l’evoluzione dell’hardware dei sistemi a batteria per aumentare il tempo di utilizzo delle attrezzature, diminuire i tempi di ricarica e garantire la sicurezza”, spiega Zanchi.

La decarbonizzazione passa tuttavia non solo dell’elettrificazione ma anche dalla chiara misurazione dei KPI di sostenibilità, un aspetto spesso critico ma che il settore sta iniziando a implementare.

“La sostenibilità deve essere percepita come una convenienza, ma spesso e volentieri la si identifica come un costo. Attraverso l’Academy ci impegniamo come partner per ribaltare questa convinzione errata; abbiamo percepito che tra gli stakeholder inizia a farsi strada un approccio più sistemico e integrato, e ciò avviene attraverso metriche riconosciute. Operare in questo modo consente all’azienda stessa di accedere a capitali dedicati, favorendola percezione della sostenibilità come un fattore di convenienza”, aggiunge.

Altro progresso che si registra nel settore è quello di pensare, già in fase di progettazione, all’impatto ambientale dell’opera (sustainability “by-design”), attraverso la valutazione di KPI ESG e di obiettivi di sostenibilità. Questo approccio si concretizza, ad esempio, nella scelta dei materiali o nella valutazione del consumo energetico o idrico, ma anche nella considerazione di KPI sociali.

“Questo ci permette di avere un quadro chiaro definito non solo in modo qualitativo, ma anche numerico”.

La centralità del capitale umano: modello di business, competenza e impatto sociale

La centralità delle persone costituisce un altro pilastro tematico dell’Infrastructure Academy e risponde direttamente alle sfide di attrattività, sicurezza, inclusione e aggiornamento professionale con cui devono confrontarsi le aziende del settore.

Per Hilti, il capitale umano è l’asset strategico primario. Dato il modello di business a vendita diretta, il successo aziendale si basa interamente sulla competenza delle figure di campo dedicate, che stabiliscono e mantengono la relazione con clienti e stakeholder proponendo soluzioni e software direttamente nei cantieri.

Ne consegue che la specializzazione delle persone è cruciale per lo sviluppo del business. Per lavorare in modo efficace su questo fronte e rispondere alla crescente specializzazione del mercato, l’azienda ha adottato la decisione di differenziare e diversificare l’ambito di azione della rete commerciale per settori. Un cambiamento mirato a servire al meglio imprese specializzate che operano in fasi differenti della filiera e dell’opera.

A supporto di questa strategia si posiziona la ricerca e sviluppo, che affianca la competenza promossa nelle risorse umane, sviluppando soluzioni che mirano a rendere le lavorazioni produttive e sicure e a fornire attrezzi digitali connessi che consentono la digitalizzazione delle flotte.

L’impegno verso le persone che spazia dall’approccio alla sicurezza al reskilling, alla valorizzazione della forza lavoro si estende alla sostenibilità sociale. Quest’ultima si concretizza attraverso iniziative locali con una programmazione ben definita, incluse campagne di volontariato, che rimarcano come l’impatto sul sociale e sull’ambiente sia parte della quotidianità dell’organizzazione.

Un impegno che Hilti mette in campo anche attraverso la Hilti Foundation, un’organizzazione no profit che promuove attività con un impatto svariato, che spaziano dalla musica, ad attività a carattere ambientale, fino alla costruzione di case per i meno abbienti.

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