Socialista, musulmano, bestia nera per Trump, critico con i Democratici: Mamdani è il nuovo sindaco di New York

Novembre 6, 2025 - 01:00
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Socialista, musulmano, bestia nera per Trump, critico con i Democratici: Mamdani è il nuovo sindaco di New York

«Donald Trump, dato che so che stai guardando, ho quattro parole per te: turn the volume up, alza il volume!». Zohran Mamdani è il nuovo sindaco di New York e il primo discorso che fa davanti a una folla chiassosa di sostenitori poco dopo essere stato dichiarato vincitore è esattamente quello che ci si aspettava da un candidato come lui. Madre indiana e padre dell’Uganda, Paese dove è nato, il 34enne è passato in una manciata di anni dall’essere un politico locale sconosciuto allergico ai diktat del suo stesso partito a primo cittadino di una metropoli da oltre 8 milioni di abitanti, il 5% dei quali con un patrimonio netto di oltre 1 milione di dollari l’anno e un centinaio di altri concittadini con un patrimonio di svariati miliardi di dollari. In campagna elettorale ha risposto con un’alzata di spalle a Trump che gli dava del «comunista» e del «nemico degli ebrei», con una stretta di mano calorosa ai democratici che male hanno digerito la sua vittoria alle primarie di luglio (tra i suoi convinti sostenitori ha però potuto contare sull’ex presidente Barack Obama, oltre che su una schiera di associazioni ambientaliste, Sierra club in primis). Per mesi ha lavorato a un’alleanza tra giovani e comunità di immigrati, promettendo politiche di giustizia sociale e di redistribuzione.

E ora che è arrivato al traguardo, ora che ha incassato il 50,39% dei voti (1.036.051 preferenze), staccando di 9 punti Andrew Cuomo (si è fermato al 41,59%, 854.995 preferenze) e di uno sproposito di punti il candidato repubblicano Curtis A. Sliwa (ha ottenuto solo il 7,11%, 146.137 preferenze), Mamdani ha lanciato un paio di messaggi molto chiari. A Trump, innanzitutto, a chi vive male il nuovo corso degli Stati Uniti dopo il ritorno alla Casa Bianca del tycoon, ma anche ai “suoi” democratici. «In questo momento di oscurità politica, New York sarà la luce», ha promesso. «Se qualcuno può dimostrare a una Nazione tradita da Donald Trump come sconfiggerlo, è la città che gli ha dato i natali», ha aggiunto parlando di «nuova era». «Rispondiamo all’oligarchia e all’autoritarismo con la forza che temono. Se c’è un modo per terrorizzare un despota è smantellare le condizioni che gli hanno consentito di accumulare potere».

Trump, come era prevedibile, ha preso male questa vittoria, che tra l’altro arriva in contemporanea con le simultanee affermazioni a governatore delle democratiche Mikie Sherrill nel New Jersey e Abigail Spanberger in Virginia. Il presidente Usa ha provato a minimizzare quanto avvenuto nella Grande Mela scrivendo sulla sua piattaforma social Truth  «Trump non era sulla scheda elettorale», ma la sua rabbia è emersa chiaramente in altri messaggi in cui ha insultato gli elettori ebrei scrivendo «qualsiasi ebreo che vota per Mamdani è uno stupido», e definito il nuovo sindaco «un comunista, un folle totale e un odiatore degli ebrei», accusandolo il neoeletto primo cittadino di voler «distruggere la città». Reazione peggiore l’ha avuta solo il ministro degli Affari della diaspora di Israele Amichai Chikli, che sul social X ha scritto: «La città che una volta era un simbolo della libertà globale ha consegnato le sue chiavi a un sostenitore di Hamas - a qualcuno le cui posizioni non sono lontane da quelle dei fanatici jihadisti che, 25 anni fa, hanno ucciso 3.000 della sua stessa gente» (un riferimento alle Torri gemelle).

Ma Madmani, nel suo primo discorso da vincitore, non ha risparmiato frecciate neanche al suo stesso partito. Ai sostenitori accorsi nella notte al Brooklyn Paramount Theater ha promesso che nel corso del suo mandato si baserà su «una visione coraggiosa di ciò che realizzeremo, piuttosto che su una lista di scuse per ciò che siamo troppo timidi per tentare», ha criticato «le convenzioni ci hanno frenato» - dove il «ci» è il Partito democratico - aggiunto che in altre sfide elettorali «ci siamo inchinati all’altare della cautela e abbiamo pagato un prezzo altissimo», e poi: «Troppi lavoratori non riescono a riconoscersi nel nostro partito, e troppi tra noi si sono rivolti a destra per capire perché sono stati lasciati indietro».

Le reazioni più entusiaste, in America, sono arrivate da uno degli esponenti più a sinistra dei dem, Bernie Sanders («sconvolto l’establishment democratico»), mentre extra Usa i complimenti sono arrivati tra gli altri dal sindaco di Londra Sadiq Khan: «I newyorkesi hanno dovuto compiere una scelta chiara - tra speranza e paura - e proprio come abbiamo visto a Londra, ha vinto la speranza» (sulla stessa linea, in Italia, la segretaria del Pd Elly Schlein e gli altri esponenti del centrosinistra).

Oltre che primo sindaco musulmano (come è stato per Khan nella capitale inglese), Mamdani sarà per New York anche il primo di origine sud-asiatica e il primo nato in Africa. E quando entrerà in carica come 111° primo cittadino della Grande Mela, il 1° gennaio 2026, diventerà anche il sindaco più giovane della città da oltre un secolo.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia