Strade italiane sempre più circolari, grazie al riciclo dell’asfalto

Novembre 4, 2025 - 02:30
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Strade italiane sempre più circolari, grazie al riciclo dell’asfalto

Il riciclo del fresato d’asfalto in Italia compie un salto di qualità: una strada su tre utilizza materiali recuperati, posizionando il Paese ai vertici europei nella circolarità stradale. Ma il potenziale rimane inespresso: innovazione impiantistica e norme più efficaci possono accelerare la transizione

Il settore delle infrastrutture stradali rappresenta uno dei fronti più concreti della transizione verso modelli industriali circolari. In questo ambito, l’Italia ha registrato negli ultimi anni un progresso significativo, consolidando un approccio che unisce sostenibilità ambientale, rigore tecnico e valorizzazione delle risorse esistenti.

Secondo i dati diffusi da Siteb – Strade Italiane e Bitumi – in occasione di Asphaltica World 2025, oggi circa un terzo delle nuove pavimentazioni stradali italiane impiega fresato d’asfalto recuperato, garantendo un risparmio rilevante di materie prime e costi industriali.

Un confronto europeo: Italia al terzo posto, ma con margini di crescita

Il tasso nazionale di recupero del fresato d’asfalto ha raggiunto il 60%, posizionando l’Italia al terzo posto in Europa dietro Belgio (90%) e Germania (88%). Tale livello, superiore a Francia (45%) e Regno Unito (38%), rappresenta un traguardo rilevante e testimonia la maturità della filiera stradale italiana.

La crescita è evidente anche sul piano quantitativo: dalle 15,1 milioni di tonnellate recuperate nel 2021 si è passati a 17 milioni nel 2023, con un incremento della percentuale di utilizzo dal 58 al 60%.

Questa dinamica virtuosa ha comportato nel 2024 un risparmio di circa 10 milioni di tonnellate di inerti e 420.000 tonnellate di bitume vergine, per un valore economico stimato in 440 milioni di euro.

Una cifra che dà la misura di come la rigenerazione dei materiali stradali possa contribuire in modo concreto alla strategia di decarbonizzazione del Paese, riducendo al contempo la dipendenza da materiali vergini e l’impatto sulle cave.

Nonostante i progressi, resta un potenziale ancora inesplorato: il 40% del fresato prodotto ogni anno – pari a circa 7 milioni di tonnellate – non viene attualmente valorizzato.

La principale criticità, secondo Siteb, è rappresentata dall’età media degli impianti di produzione di conglomerato bituminoso, spesso caratterizzati da tecnologie progettate oltre vent’anni fa e quindi non pienamente compatibili con un impiego più massiccio di materiali riciclati.

La prospettiva tecnica è chiara: con un adeguato piano di rinnovo tecnologico, la quota media di fresato utilizzabile negli impianti potrebbe crescere dall’attuale 30% al 50%.

Tale trasformazione permetterebbe di risparmiare fino a 17,5 milioni di tonnellate di materiali e oltre 700.000 tonnellate di bitume all’anno, con un beneficio economico che supererebbe i 750 milioni di euro.

In quest’ottica, la disponibilità di impianti moderni e la diffusione di tecnologie di lavorazione a basse emissioni si configurano come prerequisiti essenziali per rafforzare la competitività industriale del comparto.

Norme e Cam Strade: un quadro in evoluzione

Sul fronte normativo, gli ultimi anni hanno visto un rafforzamento degli strumenti di regolazione e indirizzo, a partire dai decreti End of Waste e dall’aggiornamento dei Criteri Ambientali Minimi (Cam Strade).

Tuttavia, permangono ostacoli di natura autorizzativa e tecnica che rallentano la piena attuazione del quadro regolatorio. Siteb richiama l’esigenza di semplificare le procedure e ricalibrare i capitolati tecnici pubblici, ancora vincolati a limiti progettuali non sempre coerenti con gli standard più avanzati.

Secondo l’associazione, una maggiore spinta legislativa verso l’introduzione di percentuali obbligatorie di fresato anche negli strati più profondi delle pavimentazioni rappresenterebbe un acceleratore strategico per consolidare la circolarità della filiera.

Crediti immagine: Depositphotos

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