Task force G20 invoca un panel globale per l’«emergenza disuguaglianza». Il Nobel Stiglitz: «Destino? No, è politica»

«Il mondo è consapevole dell’emergenza climatica; è ora di riconoscere che siamo anche di fronte a un’emergenza disuguaglianza». A parlare è Joseph Stiglitz, che oltre a essere un premio Nobel per l’economia (2001) è oggi a capo del "Comitato straordinario di esperti indipendenti sulla disuguaglianza globale" ("Extraordinary committee of independent experts on global wealth inequality”).
Il “Comitato straordinario” è stato incaricato dal presidente Cyril Ramaphosa per la presidenza sudafricana del G20 e ora ha presentato il primo rapporto sulla disuguaglianza. L’organismo è presieduto dal professor Stiglitz e comprende altri cinque esperti di fama mondiale. Il report presentato al G20 è il risultato di una consultazione con i principali economisti ed esperti di disuguaglianza di tutto il mondo.
La raccomandazione chiave del Comitato è la creazione di un nuovo panel internazionale e indipendente, ispirato al Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici (Ipcc), che monitori le tendenze, ne valuti le cause e le conseguenze e valuti politiche alternative per affrontarle, al fine di informare i governi, i responsabili politici e la comunità internazionale.
Il rapporto offre una panoramica delle forze che determinano la disuguaglianza e dello stato attuale della disuguaglianza. Esso giunge in un momento di crescente preoccupazione per «l’aumento globale dei redditi e della ricchezza nella fascia più alta della scala» e per le crescenti difficoltà che gran parte della popolazione deve affrontare per arrivare a fine mese. Non si tratta soltanto di sostenere i più deboli, che già di per sé è un obiettivo assolutamente da perseguire. Il fatto è, sottolineano gli esperti del comitato, che le disparità estreme di ricchezza minano la democrazia e causano instabilità economica a livello globale.
Nell’analizzare le politiche che potrebbero contribuire ad alleviare la disuguaglianza, il rapporto si concentra in particolare sul livello internazionale, compresa la necessità di frenare la concentrazione delle imprese nelle mani di pochi soggetti e gli sforzi per riformare l’architettura fiscale internazionale che sono già all’ordine del giorno del G20.
Spiega Stiglitz: «I dati disponibili sulla disuguaglianza dovrebbero preoccupare i leader di tutto il mondo. Il mondo è consapevole dell’emergenza climatica; è ora di riconoscere che siamo anche di fronte a un’emergenza disuguaglianza. Non è solo ingiusta e mina la coesione sociale, ma è anche un problema per la nostra economia e la nostra politica. La nostra commissione è convinta che alcuni degli effetti peggiori della disuguaglianza ricadano sulla democrazia». Continua così il premio Nobel: «Il lavoro della commissione ci ha dimostrato che la disuguaglianza è una crisi che richiede un’azione concertata. Il passo necessario per intraprendere questa azione è che i responsabili politici, i leader politici, il settore privato, i giornalisti e il mondo accademico dispongano di informazioni e analisi accurate e tempestive sulla crisi della disuguaglianza. Questo è il motivo per cui la nostra raccomandazione principale è quella di istituire un nuovo Panel internazionale sulla disuguaglianza. Esso trarrebbe insegnamento dal notevole lavoro svolto dall’Ipcc per il cambiamento climatico, riunendo competenze tecniche a livello mondiale per monitorare la disuguaglianza e valutarne le cause».
Il rapporto esamina e confronta gli ultimi dati sullo stato della disuguaglianza, rivelando che:
- L'83% di tutti i paesi, che rappresentano il 90% della popolazione mondiale, ha una situazione che conferma la definizione di elevata disuguaglianza della Banca Mondiale. I paesi con un alto livello di disuguaglianza sono sette volte più esposti al declino democratico rispetto ai paesi più equi.
- L'1% più ricco ha acquisito il 41% della nuova ricchezza dal 2000, mentre il 50% più povero dell'umanità ha aumentato la propria ricchezza solo dell'1%, secondo i dati del World Inequality Lab. Ciò significa che l'1% più ricco ha visto aumentare la propria ricchezza media di 1,3 milioni di dollari, mentre il 50% più povero ha visto aumentare la propria ricchezza di soli 585 dollari nello stesso periodo, in dollari costanti del 2024.
- La disuguaglianza tra tutti gli individui nel mondo è diminuita negli ultimi decenni, in gran parte grazie alla crescita del reddito in Cina, ma le prospettive di ulteriori riduzioni sono incerte. Il divario di reddito complessivo tra i paesi del Nord e del Sud del mondo rimane molto elevato.
- Nuovi dati sul forte aumento della ricchezza ereditaria mostrano che nei prossimi dieci anni si prevede che 70.000 miliardi di dollari di ricchezza saranno trasferiti agli eredi, una sfida importante per la mobilità sociale, l'equità e le pari opportunità.
Il Comitato sottolinea come la disuguaglianza, in particolare quella estrema, abbia molte conseguenze negative a livello economico, politico e sociale, che interagiscono tra loro in modo tale da esacerbare gli effetti negativi. L'elevata disuguaglianza di ricchezza, in particolare, mina sia la democrazia che il progresso economico. Gli eventi recenti dal 2020, tra cui la pandemia di Covid-19, la guerra in Ucraina e le nuove tariffe doganali e controversie commerciali dall'inizio del 2025, stanno creando una “tempesta perfetta” che sta aumentando ulteriormente la povertà e la disuguaglianza. Una persona su quattro nel mondo ora salta regolarmente i pasti, mentre la ricchezza dei miliardari ha raggiunto il livello più alto della storia.
Il rapporto evidenzia come diverse politiche potrebbero contribuire a ridurre le disuguaglianze a livello nazionale e internazionale e sottolinea il ruolo che il G20 può svolgere nel facilitare il coordinamento globale. Tra le soluzioni proposte c’è di riformare le regole economiche internazionali – riprogettare le norme sulla proprietà intellettuale (in particolare quelle relative alle pandemie e ai cambiamenti climatici), riscrivere le norme fiscali per garantire una tassazione equa delle multinazionali e dei super ricchi (tenendo conto della Convenzione fiscale delle Nazioni Unite). Tra le azioni nazionali da mettere in campo, il Comitato cita quelle che possono includere l'esplorazione del ruolo delle normative a favore dei lavoratori, la riduzione della concentrazione delle imprese, la tassazione dei grandi guadagni in conto capitale, gli investimenti nei servizi pubblici e politiche fiscali e di spesa più progressive. Infine il Comitato propone nuovi modelli di cooperazione: soprattutto data l'attuale instabilità geopolitica, la raccomandazione è di esplorare nuovi sforzi tra i paesi, ad esempio in materia di tasse, commercio e transizione verde.
Commentando il lavoro del “Comitato straordinario”, Mikhail Maslennikov, policy advisor su giustizia economica di Oxfam Italia, ha dichiarato: «Questo rapporto non poteva arrivare in un momento più opportuno. Rappresenta una pietra miliare nel riconoscimento internazionale della crisi delle disuguaglianze che danneggiano le nostre economie, corrodono le nostre società e minacciano le nostre democrazie. Il ‘Panel Internazionale sulla Disuguaglianza’ prospettato nel rapporto è una proposta eccellente e attesa da tempo che, ci auguriamo, i governi del G20, tra cui quello italiano, vogliano sostenere. Il Panel porterebbe lo stesso rigore scientifico e lo stesso impegno nell’affrontare i crescenti divari economico-sociali che Comitato intergovernativo sul cambiamento climatico (Ipcc), istituito dalle Nazioni Unite, applica al contrasto alla crisi climatica». Fa notare tra l’altro Maslennikov che i lavori del G20 si stanno svolgendo sullo sfondo di tensioni geopolitiche senza precedenti e con gli Stati Uniti che «continuano ad alimentare le disuguaglianze sia in patria che nel resto del mondo attraverso sgravi fiscali per i più ricchi, tagli draconiani a programmi di welfare e dazi sconsiderati»: «È evidente quindi che i governi si trovano a dover compiere una scelta di fondamentale importanza: tra un ordine internazionale concepito per servire le persone comuni di ogni Paese o uno controllato dagli oligarchi».
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