Tassazione e mobilità: l’Italia regala 7 miliardi l’anno ai settori più inquinanti
Uno studio di Transport & Environment rivela che l’Italia rinuncia ogni anno a oltre 7 miliardi di euro in mancati introiti fiscali nei settori aereo e marittimo. Risorse che potrebbero accelerare la decarbonizzazione dei trasporti e sostenere politiche sociali, ma oggi alimentano un sistema che premia chi inquina
La transizione energetica si gioca anche sul terreno tributario. In un’Europa caratterizzata da 27 sistemi fiscali differenti, la leva fiscale emerge come strumento decisivo per indirizzare consumi e investimenti verso tecnologie a basse emissioni, correggere esternalità e generare risorse da reinvestire nei settori strategici della decarbonizzazione
La recente analisi di Transport & Environment (qui trovate il documento integrale), organizzazione indipendente europea per la mobilità pulita, mette in luce almeno un dato incontrovertibile: l’Italia applica un regime di favore ai comparti dell’aviazione e del trasporto marittimo, creando un tax gap superiore a 7 miliardi di euro l’anno.
Si tratta di risorse fiscali che, anziché contribuire alla modernizzazione dei trasporti e al sostegno sociale, si disperdono per alimentare un paradosso: i settori con maggiore intensità emissiva risultano meno tassati rispetto a quelli più sostenibili.
Un deficit strutturale che penalizza la transizione
L’esenzione dai tributi su carburanti e biglietti aerei, la copertura parziale del sistema Ets e altri regimi agevolativi determinano una disparità evidente fra modelli di mobilità.
Nel solo comparto aereo, il mancato gettito supera 5,2 miliardi di euro su base annua, mentre il contributo effettivamente versato ammonta ad appena mezzo miliardo.
Si evidenzia come circa 2,3 miliardi derivino dall’esenzione sull’accisa del cherosene, 2,2 miliardi dall’assenza di Iva sui voli e ulteriori 800 milioni dall’applicazione incompleta del sistema Ets, che non copre i voli a lungo raggio, pur essendo responsabili di quasi metà delle emissioni del settore.
A emergere è una contraddizione difficilmente sostenibile in un’ottica di neutralità climatica: la fiscalità premia la modalità più emissiva e penalizza quella più efficiente.
L’analisi di T&E ricorda che il treno, mezzo più sostenibile per passeggero-chilometro, è tassato più dell’aereo, contraddicendo i principi comunitari del chi inquina paga e ostacolando l’adozione di scelte di mobilità coerenti con gli obiettivi climatici europei.
Mobilità e giustizia sociale: una convergenza possibile
La prospettiva fiscale non è solo ambientale, ma anche sociale. Il recupero dei 7 miliardi annui di mancato gettito consentirebbe, per esempio, di finanziare voucher di mobilità pari a 100 euro mensili per ciascuno dei circa 5,7 milioni di cittadini stimati in povertà dall’Istat.
Questa impostazione conferma la centralità della leva fiscale come strumento di equità: la transizione può essere economicamente inclusiva se accompagnata da schemi redistributivi adeguati.
Una riforma in tal senso contribuirebbe a ridurre la dipendenza dalle fonti fossili importate, ad abbattere il debito pubblico e a sostenere l’innovazione nazionale nel campo dei carburanti sostenibili e dell’elettrificazione dei porti e degli aeroporti.
Lo studio suggerisce una tassa progressiva sui biglietti aerei, modulata in base alla distanza e alla classe di viaggio. A regime, dal 2029, tale misura consentirebbe di colmare integralmente il divario fiscale. Nei primi anni l’addizionale ammonterebbe a circa 8,5 euro sulle tratte nazionali, 16 euro su quelle intra-Ue e 65 euro sui voli intercontinentali più lunghi.
Per il trasporto marittimo, in particolare per il comparto crocieristico caratterizzato da emissioni elevate e benefici fiscali ridotti, si propone l’introduzione di una tassa di sbarco per porto e una tariffa per notte a bordo. Tali strumenti potrebbero generare fino a 470 milioni di euro all’anno, destinabili a elettrificazione portuale, uso di combustibili sintetici e rinnovo della flotta.
Equità industriale e competitività europea
Il rafforzamento della fiscalità ambientale rappresenta una tappa obbligata per garantire la competitività industriale europea. Un sistema tributario coerente con gli obiettivi climatici stimola investimenti nel settore dei carburanti sintetici, nell’efficienza energetica e nelle infrastrutture per la ricarica elettrica, oltre a sostenere la crescita di filiere tecnologiche nazionali.
Secondo T&E, l’introduzione di una tassazione progressiva e mirata non avrebbe effetti depressivi sulla domanda di trasporto, come dimostrano i precedenti di Regno Unito, Francia, Germania e Olanda: in diversi casi, la crescita del traffico è proseguita nonostante incrementi tariffari e normativi, segno che fattori strutturali prevalgono sui costi fiscali.
L’evoluzione della fiscalità ambientale non riguarda esclusivamente la dimensione tecnica delle politiche pubbliche, ma investe una questione più ampia: l’allineamento tra valori costituzionali, impegni europei e strategie industriali.
Una revisione fiscale orientata alla sostenibilità non costituisce una scelta ideologica, ma una leva di competitività e coesione, in grado di sostenere innovazione industriale e giustizia sociale.
Crediti immagine: Depositphotos
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