La storia di Gianni Franco Papa, l’ad di Bper che ha costruito il terzo polo bancario

Articolo tratto dal numero di settembre 2025 di Forbes Italia. Abbonati!
Milanese, classe 1956, Gianni Franco Papa, dal 2024 amministratore delegato di Bper, è un uomo con un lungo curriculum nel mondo del credito che quest’anno ha portato a termine un’operazione da 5 miliardi di euro per creare il terzo polo bancario italiano, concludendo con successo l’offerta sulla Popolare di Sondrio. Dalla quale è nata una realtà con più di duemila filiali, quasi sei milioni di clienti e circa 400 miliardi di euro di masse gestite.
“Nasce una banca a dimensione nazionale, ma profondamente territoriale, capace di costruire relazioni solide e durature con famiglie, imprese e comunità locali”, ha detto Papa a conclusione dell’offerta. “Vogliamo integrare modelli di servizio, competenze, processi. La nostra esperienza negli ultimi cinque anni in operazioni simili – dalle più piccole Carife e Unipol Banca alle più grandi, con le filiali di Ubi e Carige – ci aiuterà a creare un modello unico ed efficiente, arrecando il minimo disagio ai clienti”. Papa è stato scelto lo scorso anno per guidare Bper e non c’è dubbio che il suo identikit sia stato individuato da Carlo Cimbri, presidente di Unipol, il gigante assicurativo primo azionista della banca, con quasi il 20%.
La storia di Gianni Franco Papa
Dopo la laurea in giurisprudenza all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, Papa ha maturato una vasta esperienza nel mondo bancario, circa 38 anni, di cui 26 trascorsi all’estero. La sua carriera è iniziata in UniCredit, dove ha ricoperto diverse posizioni dirigenziali di alto livello in Italia e all’estero. Nel 2000 è stato nominato direttore Asia (Singapore) e nel 2003 è diventato direttore per le Americhe (New York), ruolo che ha ricoperto sino al 2005, quando è rientrato in Europa per assumere la direzione generale in UniBanka (Slovacchia). Tre anni dopo è stato nominato direttore generale di Ukrosotsbank, in Ucraina.
La sua carriera è continuata in Bank Austria, dove nel 2010 è stato eletto responsabile della divisione Cee e vice ceo. Cinque anni dopo ha assunto il ruolo di responsabile della divisione corporate & investment banking e vice direttore generale del gruppo, per poi divenire, nel 2016, group general manager. Da febbraio a maggio 2019 è stato advisor dell’allora amministratore delegato Jean Pierre Mustier, per poi uscire dall’istituto. Già membro del consiglio di amministrazione e del comitato esecutivo dell’Associazione bancaria italiana, nonché membro del comitato esecutivo della Federazione delle banche delle assicurazioni e della finanza e Federazione delle finanze, Papa è anche commendatore della Repubblica.
Perché il terzo polo
“L’Italia”, ha detto recentemente, “è la seconda manifattura d’Europa. Non possiamo affrontare questa complessità con solo due grandi gruppi bancari, uno dei quali è parzialmente focalizzato all’estero. Solo banche più grandi, più capitalizzate e più liquide possono accompagnare l’economia nei suoi processi di innovazione, digitalizzazione e internazionalizzazione. Con oltre quattromila banche attive, l’Europa è ancora troppo frammentata. Il confronto con gli Stati Uniti è netto: Jp Morgan da sola capitalizza più delle prime dieci banche europee messe insieme”. L’asimmetria, secondo Papa, può essere affrontata solo accelerando su due fronti: l’unione bancaria e l’unione dei mercati dei capitali. “Sono obiettivi di cui si parla da anni, ma che restano bloccati da logiche di protezionismo nazionale. Intanto, però, dobbiamo iniziare a rafforzare il sistema a casa nostra”.
I numeri di Bper
Lui l’ha fatto e i numeri gli danno ragione, visto che nel primo semestre di quest’anno Bper ha segnato un utile record di 903,5 milioni di euro, il miglior risultato di sempre, anche grazie all’utile del secondo trimestre, il più alto in assoluto. Alla luce del quale la banca ha migliorato la guidance standalone per l’esercizio 2025 per quanto riguarda i ricavi totali, attesi a circa 5,5 miliardi, rispetto ai 5,4 indicati in precedenza. Il cost/income è passato dal 51% al 50%, il Cet1 Ratio superiore dal 15% al 15,5%.
“Non abbiamo investito 5 miliardi per svuotare la Popolare di Sondrio”, ha aggiunto. “Ribadisco che in Valtellina rimarrà il logo storico. La scelta di mantenere i marchi storici è parte della nostra strategia. Lo abbiamo fatto anche in Sardegna, in Liguria, in Toscana. È un costo, per noi, perché le campagne commerciali nazionali sono tutte Bper, ma lo facciamo perché crediamo nella forza identitaria di questi marchi. Sappiamo che ogni fusione è complessa, ma abbiamo già affrontato con successo situazioni simili. Nessuno sarà lasciato indietro”. Il terzo polo è partito per davvero.
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