C'è la detassazione dei premi di produttività per i dipendenti pubblici nella Manovra 2026

Novembre 8, 2025 - 01:30
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C'è la detassazione dei premi di produttività per i dipendenti pubblici nella Manovra 2026

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La Manovra 2026 introduce una misura attesa da tempo nel settore pubblico: la detassazione dei premi di produttività per i dipendenti pubblici: novità e dettagli della misura.


Una disposizione che mira a rafforzare il legame tra performance e retribuzione anche nella pubblica amministrazione, estendendo un’agevolazione già sperimentata con successo nel settore privato.

Secondo quanto previsto dall’articolo 58, comma 1, della bozza del disegno di legge, per l’anno 2026 i compensi accessori erogati al personale pubblico con redditi da lavoro dipendente fino a 50.000 euro saranno soggetti a un’imposta sostitutiva del 15%, entro un limite massimo di 800 euro. La norma riguarda le somme riconosciute come trattamento economico accessorio, comprendendo quindi anche indennità a carattere fisso e continuativo, purché riferite a lavoratori non dirigenti delle amministrazioni pubbliche di cui al decreto legislativo n. 165 del 2001.

La disposizione si applicherà in modo automatico, salvo rinuncia espressa e scritta del lavoratore, e rappresenta un passo ulteriore nel processo di valorizzazione del personale del comparto pubblico, spesso rimasto ai margini delle politiche di incentivazione fiscale previste per il settore privato.

Chi potrà beneficiare dello sgravio

Il beneficio fiscale sarà riservato ai dipendenti non dirigenti delle amministrazioni pubbliche, compresi coloro che operano in regime di diritto pubblico, a condizione che il loro reddito complessivo da lavoro non superi i 50.000 euro annui. L’agevolazione interesserà, dunque, un’ampia platea di lavoratori: dagli impiegati ministeriali al personale scolastico, dagli enti locali agli uffici periferici dello Stato.

Restano esclusi, invece, i membri delle forze armate e di polizia, già destinatari di specifiche agevolazioni fiscali introdotte con il decreto legislativo n. 95 del 2017. Per questi comparti, infatti, continuano ad applicarsi regimi dedicati, calibrati sulle peculiarità operative delle rispettive funzioni.

Un discorso a parte riguarda il personale dipendente del Servizio sanitario nazionale. Per medici, infermieri e operatori sanitari già beneficiari di misure fiscali previste da precedenti interventi normativi (come il decreto-legge n. 73 del 2024 e la legge n. 207 del 2024), la detassazione del 15% potrà sommarsi agli incentivi già in vigore, ampliando ulteriormente il vantaggio economico riconosciuto a queste categorie.

Come funziona la detassazione

Nel dettaglio, l’imposta sostitutiva del 15% prenderà il posto dell’IRPEF e delle relative addizionali regionali e comunali sulle somme riconosciute a titolo di trattamento accessorio. Ciò significa che, entro la soglia di 800 euro, i premi di produttività o le indennità assimilate saranno tassati in modo più leggero rispetto al regime ordinario, consentendo ai lavoratori di percepire un netto in busta paga più elevato.

L’agevolazione, tuttavia, non avrà carattere strutturale: la norma stabilisce infatti la sua applicazione esclusivamente per l’anno 2026. È possibile, però, che la misura venga successivamente prorogata o integrata in base ai risultati ottenuti e alla sostenibilità per le finanze pubbliche.

In termini pratici, il beneficio sarà applicato direttamente dal datore di lavoro – ossia dall’amministrazione di appartenenza – che provvederà a calcolare l’imposta sostitutiva e a trattenere le somme dovute in sede di erogazione del trattamento accessorio. Il lavoratore, dunque, non dovrà presentare alcuna domanda o richiesta specifica, a meno che non intenda rinunciare formalmente all’agevolazione.

Obiettivi della misura

Con questa disposizione, il Governo punta a introdurre anche nel pubblico impiego una logica di maggiore correlazione tra risultati e retribuzione. La detassazione dei premi di produttività intende infatti incentivare l’efficienza e la qualità dei servizi erogati, premiando il personale che contribuisce in modo significativo al raggiungimento degli obiettivi organizzativi.

Negli ultimi anni, la produttività nel settore pubblico è stata spesso oggetto di discussione. Pur esistendo strumenti di valutazione e meccanismi premiali, la loro applicazione è risultata disomogenea e talvolta priva di un effettivo impatto economico per i lavoratori. La nuova misura mira a colmare questo divario, offrendo un vantaggio concreto e immediato, in linea con quanto già previsto per il comparto privato.

Il provvedimento risponde anche all’esigenza di valorizzare la componente accessoria dello stipendio pubblico, spesso rimasta ferma per lungo tempo. L’intervento fiscale, seppur limitato a un importo massimo di 800 euro, può rappresentare un segnale di attenzione nei confronti di una categoria che ha visto crescere negli ultimi anni carichi di lavoro e responsabilità, senza un corrispondente adeguamento economico.

Contesto e precedenti

La detassazione dei premi di produttività non è una novità assoluta nell’ordinamento italiano. Nel settore privato, misure analoghe sono in vigore da diversi anni e hanno contribuito, secondo i dati del Ministero dell’Economia, ad accrescere la diffusione dei sistemi di welfare aziendale e a stimolare la contrattazione di secondo livello.

Il meccanismo è semplice: ridurre la tassazione sui premi legati a risultati misurabili, così da incentivare sia i lavoratori sia le imprese a migliorare performance e qualità del lavoro. L’estensione al pubblico impiego rappresenta quindi un’evoluzione coerente, che riconosce il ruolo strategico della pubblica amministrazione nel garantire servizi efficienti e moderni.

Va tuttavia ricordato che, nel caso del pubblico impiego, l’effettiva applicazione delle misure premiali dipende anche dalla contrattazione collettiva e dai vincoli di bilancio delle singole amministrazioni. La norma prevista nella legge di bilancio 2026 fornisce il quadro fiscale agevolato, ma sarà necessario un coordinamento con gli strumenti di gestione del personale per tradurla in un reale vantaggio operativo.

Le possibili ricadute

Sul piano macroeconomico, la misura non dovrebbe comportare un impatto significativo sul bilancio dello Stato, vista la soglia relativamente contenuta dell’agevolazione. Tuttavia, il suo effetto simbolico e motivazionale potrebbe essere rilevante, in particolare nei settori dove il riconoscimento del merito rappresenta un tema sensibile.

Per i lavoratori, l’effetto più immediato sarà un incremento del netto percepito in busta paga, anche se limitato agli importi accessori. Per le amministrazioni, invece, l’introduzione della detassazione potrebbe costituire un incentivo ad attivare meccanismi premianti più efficaci, legati a obiettivi concreti e verificabili.

Uno sguardo oltre il 2026

Resta da capire se la detassazione dei premi di produttività per i dipendenti pubblici rimarrà una misura temporanea o se diventerà parte stabile della politica retributiva del pubblico impiego. Molto dipenderà dagli esiti della sperimentazione e dalle risorse disponibili nei futuri bilanci statali.

L’esperienza del settore privato suggerisce che un sistema premiale sostenuto da incentivi fiscali può generare effetti positivi non solo sui singoli lavoratori, ma sull’efficienza complessiva delle organizzazioni. Per la pubblica amministrazione, potrebbe essere un’occasione per avviare un percorso di modernizzazione più ampio, orientato a premiare il merito e a migliorare la qualità dei servizi ai cittadini.

Il testo della bozza della Legge di Bilancio 2026

Qui il documento completo.

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