Come si pratica l’iaido, l’arte giapponese di sguainare la spada con gentilezza
SELF CONTROL , prontezza di riflessi, equilibrio, flessibilità. Sono le qualità richieste alle donne d’oggi, ragazze e lady di qualunque età. Sempre in prima linea in coppia, in famiglia, sul lavoro e nelle relazioni reali o virtuali (e le seconde, ormai, sono molto più energivore delle prime). Per far fronte all’incessante domanda di performance, nelle palestre specializzate in discipline marziali sta tornando in auge una pratica millenaria: quella dello iaido, noto in Occidente come “l’arte di sguainare la spada”.
Il termine giapponese, composto da tre caratteri che, letti in sequenza, significano “la via della presenza mentale e della reazione immediata”, allude alla capacità di essere sempre preparati ad affrontare un potenziale nemico o, in tempo di pace, di resistere all’assalto di eventuali imprevisti. E richieste fuori programma.
Iado: quali sono i benefici dell’arte marziale giapponese?
È proprio questa l’essenza della disciplina che un tempo caratterizzava la formazione delle onna-bugeisha, le nobili guerriere che nel Giappone feudale combattevano accanto ai samurai per proteggere la propria famiglia, la casa e l’onore. Ora: lo iaido non c’entra nulla con le tecniche di difesa personale, eppure – letto nella sua duplice valenza fisica e mentale – funziona alla grande come training per sviluppare attenzione. Lucidità e una maggiore autostima, tutti elementi che hanno un bell’impatto anche nella vita quotidiana.

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Non solo: migliora la respirazione e potenzia la capacità di coordinamento e, soprattutto, mette a tacere l’eccesso di razionalità che genera ansia, toglie energia e distorce la percezione di se stessi e del mondo. Scusate se è poco. «Chi pratica lo iaido acquisisce poco per volta il pieno controllo delle emozioni e dei pensieri sviluppando, in parallelo, la grazia del movimento. Per questo lo si può considerare una forma di empowerment gentile», spiega Michel Coquet, insegnante di arti marziali, studioso di filosofie orientali e autore di Lo iaido. L’arte di tagliare l ’ego con la spada (Edizioni Mediterranee).
L’obiettivo? Il vuoto mentale
L’obiettivo di ciascun allievo, infatti, è raggiungere il mushin, il vuoto mentale – non a caso la radice “iai” «richiama l’idea dell’essere presente nel proprio Se superiore, così da unirsi al pensiero e all’azione degli avversari, prevedendone le mosse». Calando la mente in uno stato di calma lucida, si potranno visualizzare meglio le situazioni di attacco, in modo tale che il colpo di spada «si materializzi nella realtà, mentre tutte le sensazioni provenienti dal dojo – il luogo dove ci si allena – scompariranno. Perché è solo quando la ragione non ragiona più che prende forma il silenzio interiore in grado di neutralizzare le tensioni».
Lo iaido è molto rituale e meditativo: ogni movimento viene controllato nei minimi dettagli, e questa cura nell’esecuzione porta ad affinare pazienza, concentrazione e capacità di focalizzazione. Per le donne, in particolare, può rappresentare un ottimo percorso di rafforzamento del carattere e aiuta ad affrontare situazioni di stress o di conflitto con più equilibrio, evitando reazioni inutili e spropositate.

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Come si pratica l’iaido?
I neofiti iniziano maneggiando una spada di legno (bokken), poi, con il tempo, passano all’arma in metallo con lama non tagliente (iaito). E, infine, a un’autentica e affilata katana (shinken), che imparano a estrarre tramite l’esecuzione di kata, forme di combattimento basate su sequenze rimaste invariate nei secoli. L’origine dello iaido, termine moderno coniato nel 1932, risale infatti al VII secolo, ma la fase del boom si colloca nell’epoca Sengoku, (seconda metà del ’400). Quando l’insegnamento si perfeziona in base all’impronta dei maestri delle scuole antiche, per poi essere codificato come pratica agonistica a fine ’800.
Nel tempo, la disciplina ha continuato a raccogliere adepti e adepte in Occidente. E anche Italia dove è attiva una pluripremiata squadra nazionale e dove, fra gli enti di riferimento, c’è la Cik (Confederazione Italiana Kendo) che promuove le principali arti marziali. «Questa disciplina insegna a focalizzarci senza esitazione o risparmio», sottolinea Giorgio Zoly, istruttore, forgiatore di katane e autore del saggio Heijoshin no ken. La spada di tutti i giorni. Guida allo studio dello iaido . «Solo questo tipo di atteggiamento è in grado di liberarci da limiti, paure e incertezze», e diventa così un’occasione di crescita personale valida anche nelle situazioni di conflitto di ogni giorno. Dove, a volte, sarebbe molto più utile «riuscire a gestire l’avversario prima di sfoderare la spada».
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