Concorso Agenzia delle Entrate 2025: un nuovo errore riaccende le polemiche sui test
lentepubblica.it
L’Agenzia delle Entrate ha confermato ufficialmente un errore contenuto in uno dei questionari somministrati durante la prova scritta del concorso pubblico per l’assunzione di 2.700 funzionari giuridico-tributari, svoltosi tra il 29 e il 31 ottobre 2025.
L’ammissione è arrivata attraverso un avviso pubblicato sul sito istituzionale, che ha fatto chiarezza su quanto già segnalato da alcuni candidati pochi giorni dopo la prova.
Secondo quanto riportato, l’errore riguarda il questionario numero 2, utilizzato nella sessione del 31 ottobre, alle ore 9.30. Il problema non risiedeva nella domanda in sé, ma nella griglia di correzione automatica predisposta per la valutazione. Il quesito contestato chiedeva quale fosse il regime contabile naturale per le società di capitali con ricavi non superiori a 500.000 euro. Le opzioni erano tre: contabilità semplificata, contabilità ordinaria o regime forfettario.
La risposta corretta, com’è noto, è la contabilità ordinaria, ma la scheda di correzione riportava erroneamente come esatta la contabilità semplificata. Un semplice errore materiale, come lo ha definito la Commissione d’esame, ma sufficiente a compromettere l’esito per centinaia di candidati. L’Agenzia ha quindi annunciato che procederà a una nuova correzione dei soli elaborati interessati, sostituendo la griglia sbagliata con quella corretta, e pubblicherà successivamente gli esiti aggiornati.
Un errore che riapre vecchie ferite
L’episodio ha immediatamente sollevato un’ondata di critiche, perché non si tratta di un caso isolato. In più occasioni, negli ultimi mesi, concorsi pubblici di rilievo nazionale hanno mostrato falle analoghe nella gestione delle prove. Già in primavera, un’altra selezione dell’Agenzia delle Entrate – quella di fine maggio – era finita al centro delle polemiche per errori simili: due quesiti erano stati corretti in modo errato, generando punteggi distorti e contestazioni a catena.
Solo dopo le proteste, l’Amministrazione aveva riconosciuto la svista e avviato una rettifica in autotutela, ma senza adottare tutte le misure previste dal diritto amministrativo per ristabilire pienamente la parità di trattamento. L’esito era stato un compromesso che aveva lasciato molti candidati insoddisfatti e aveva alimentato dubbi sulla trasparenza dell’intero procedimento.
Errori a catena: anche Ministero della Giustizia sotto accusa
Il problema, tuttavia, non riguarda solo l’Agenzia delle Entrate. Situazioni analoghe si stanno verificando anche in altri concorsi pubblici, come quello per assistenti giudiziari e funzionari del Ministero della Giustizia, dove diversi quesiti sono stati ritenuti errati o formulati in modo ambiguo.
In particolare, alcuni candidati hanno evidenziato domande con più risposte corrette, ma valutate come sbagliate dal sistema informatico. Tra i quesiti incriminati figurano, ad esempio, quello relativo al rilascio di copie di atti nel Codice di procedura penale, dove la risposta conforme alla norma (“le parti del procedimento gratuitamente, gli altri a proprie spese”) è stata segnata come errata; oppure domande su aspetti del CCNL 2022–2024, sulla direzione delle indagini preliminari e perfino sul significato di formule giuridiche come “popolo” o “Nazione” in riferimento al servizio dei magistrati.
Non sono mancati errori anche nelle sezioni dedicate alla logica e alla cultura generale. Domande come “indica un sinonimo di indulgenza” o “individua un sinonimo di propedeutico” hanno generato confusione per la mancanza di un’unica risposta valida, mentre esercizi matematici o di analogia verbale sono risultati formulati in modo poco chiaro o addirittura contraddittorio.
L’inefficienza che mina la fiducia
Questi episodi, presi singolarmente, potrebbero sembrare semplici sviste tecniche. Ma il loro ripetersi, soprattutto in concorsi che coinvolgono migliaia di aspiranti funzionari pubblici, solleva interrogativi più profondi sulla qualità e sull’affidabilità dei processi di selezione.
Ogni errore, infatti, non è soltanto una questione di punteggio: può incidere concretamente sul destino di candidati che, in alcuni casi, si giocano anni di preparazione e di sacrifici. Il principio di univocità della risposta – cioè la garanzia che per ogni domanda esista una sola soluzione corretta – è un pilastro dei concorsi pubblici. La sua violazione compromette la parità di trattamento e, di conseguenza, la legittimità dell’intera procedura.
A ciò si aggiunge un aspetto etico: quando a commettere l’errore è proprio l’Amministrazione chiamata a selezionare figure esperte in materia giuridica e tributaria, l’effetto sull’opinione pubblica è particolarmente negativo. La credibilità dell’ente organizzatore ne esce inevitabilmente indebolita, e con essa la fiducia dei cittadini nei meccanismi di reclutamento del settore pubblico.
Un problema strutturale, non episodico
La frequenza con cui si ripetono errori di questo tipo suggerisce che il problema non sia casuale, ma strutturale. I bandi vengono spesso predisposti in tempi ristretti, con un numero limitato di esperti incaricati della redazione dei quesiti, e senza un adeguato controllo incrociato. In alcuni casi, la correzione automatica dei test – gestita da software o da griglie precompilate – non risulta verificata da un supervisore prima della prova, lasciando spazio a refusi che si ripercuotono sull’intera graduatoria.
La mancanza di un sistema uniforme di verifica preventiva, unita alla pressione di tempi burocratici sempre più serrati, crea un terreno fertile per gli errori. E quando a pagarne il prezzo sono i candidati, la risposta istituzionale – spesso tardiva e parziale – appare insufficiente.
Verso una maggiore responsabilità amministrativa
Molti esperti di diritto amministrativo sostengono che, in presenza di errori accertati, l’Amministrazione dovrebbe applicare le regole del cosiddetto principio di autotutela correttiva, che impone la revisione completa degli esiti in modo trasparente e con pari trattamento per tutti i partecipanti. Tuttavia, le prassi attuali mostrano una certa resistenza a procedere in questa direzione, privilegiando soluzioni interne che spesso lasciano zone d’ombra.
In un momento storico in cui la pubblica amministrazione punta a rinnovarsi e ad attrarre personale qualificato, la credibilità dei concorsi diventa un elemento essenziale. Ogni svista non rettificata in modo chiaro rappresenta un passo indietro nella costruzione di un sistema meritocratico e trasparente.
Il caso del concorso dell’Agenzia delle Entrate 2025, dunque, non è solo una vicenda burocratica: è il sintomo di un malessere più profondo che richiede un intervento sistemico, fatto di controlli più rigorosi, maggiore trasparenza e responsabilità istituzionale. Solo così sarà possibile restituire fiducia ai cittadini e garantire che il merito, e non la fortuna, determini il futuro dei concorsi pubblici in Italia.
Concorso Agenzia delle Entrate 2025: l’errore evidenziato nell’ultimo avviso
The post Concorso Agenzia delle Entrate 2025: un nuovo errore riaccende le polemiche sui test appeared first on lentepubblica.it.
Qual è la tua reazione?
Mi piace
0
Antipatico
0
Lo amo
0
Comico
0
Furioso
0
Triste
0
Wow
0




