Femminicidio Manuela Petrangeli, procura chiede ergastolo per l’ex marito

Novembre 26, 2025 - 17:00
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Femminicidio Manuela Petrangeli, procura chiede ergastolo per l’ex marito

La procura di Roma ha chiesto di condannare all’ergastolo Gianluca Molinaro per il femminicidio della ex compagna Manuela Petrangeli, uccisa con un colpo di pistola il 4 luglio 2024 davanti alla clinica dove lavorava come fisioterapista, nel quartiere Portuense a Roma. La richiesta è stata formulata in aula davanti alla prima Corte d’Assise della Capitale: Molinaro è accusato di omicidio aggravato dalla premeditazione, atti persecutori, detenzione abusiva di armi e ricettazione. Le indagini sono state condotte dai carabinieri e coordinate dal procuratore aggiunto Giuseppe Cascini, presente in Aula accanto alla pm Antonella Pandolfi, la quale nella sua requisitoria ha delineato un quadro di violenza crescente da parte di Molinaro: minacce, ossessioni e comportamenti persecutori che, con il tempo, sono degenerati fino al femminicidio.

Pm: “Femminicidio Petrangeli fu omicidio annunciato”

“Manuela era una donna forte, solare, determinata, barbaramente uccisa e strappata ai suoi affetti più cari per mano del padre di suo figlio”. Con queste parole la pm Pandolfi ha aperto la requisitoria con cui ha chiesto la condanna all’ergastolo (con 18 mesi di isolamento diurno) per Molinaro. Il quadro accusatorio, secondo la Procura, restituisce l’immagine di Molinaro come un uomo “vittima di se stesso e delle sue ossessioni patologiche, incapace di superare la separazione e prigioniero del più brutale modello patriarcale”. La pm ha inoltre ricordato la ricorrenza del 25 novembre, Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne: “Sento la necessità di ricordare Manuela e la negazione della sua libertà: nessuna giustificazione può trasformarsi nel diritto di vita o di morte“. Durante la requisitoria, durata oltre due ore, sono stati ripercorsi i numerosi messaggi, offese, minacce, pressioni, posti in essere da Molinaro nei confronti della vittima nei mesi precedenti. “Per tre anni e mezzo ha covato rabbia cieca e un’ossessione patologica. Ha pianificato in modo freddo e lucido l’eliminazione della madre di suo figlio. I suoi messaggi vocali parlano più di mille testimoni“, ha affermato Pandolfi. “Quello di Manuela — ha concluso — non è stato un raptus, ma un’esecuzione premeditata. Era la cronaca di una morte annunciata. Lui stesso si definiva una bomba a orologeria: il ‘problema’ da eliminare, nelle sue parole, era Manuela”.

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Redazione Redazione Eventi e News