Il 2026 si aprirà con il discarico automatico delle cartelle esattoriali

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Dal primo gennaio 2026 prende vita il cosiddetto “discarico automatico” delle cartelle esattoriali. Scopriamo di cosa si tratta e come funzionerà nello specifico.
Una trasformazione rilevante nel sistema di riscossione dei tributi in Italia: il cosiddetto “discarico automatico” delle cartelle esattoriali rappresenta un meccanismo che promette di snellire le procedure amministrative e di rendere più lineare il rapporto tra contribuenti, Agenzia delle Entrate-Riscossione ed enti creditori.
La misura è stata introdotta dal decreto legislativo n. 110 del 2024, ribattezzato “decreto riscossione”, e rappresenta un tassello importante della riforma fiscale, in un periodo in cui si discute anche di nuove sanatorie e possibili condoni.
Un contesto segnato da attese e incertezze
Negli ultimi mesi si è parlato molto della rottamazione quinquies, cioè la quinta edizione della definizione agevolata delle cartelle, e della possibilità di un ulteriore intervento di “saldo e stralcio” per chi versa in gravi difficoltà economiche.
Tra queste misure, che attirano l’attenzione di milioni di contribuenti, è passata quasi inosservata una novità destinata invece ad avere un impatto strutturale e duraturo sul funzionamento della riscossione.
Il discarico automatico non è infatti una sanatoria, né un condono: è uno strumento che riguarda la gestione dei debiti fiscali da parte dello Stato e degli enti locali, con regole precise e tempi definiti.
Che cos’è il discarico delle cartelle
Per comprendere la portata della riforma, occorre chiarire cosa si intenda per “discarico”. Si tratta del procedimento attraverso cui le cartelle esattoriali – cioè i documenti con cui si richiede il pagamento di imposte, contributi o altre somme dovute – risultano restituite dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione all’ente creditore (Comune, Regione, INPS o altro organismo pubblico) quando non si possono recuperare gli importi.
Fino a oggi, questa restituzione richiedeva un’istruttoria: ogni posizione veniva valutata singolarmente, con verifiche sulle notifiche, sui termini di prescrizione o sulla legittimità della pretesa. Una procedura complessa, che spesso si trascinava per anni e che comportava un notevole dispendio di risorse amministrative.
Con il nuovo sistema automatico, invece, il meccanismo diventa immediato: trascorso un certo periodo senza che il credito sia stato incassato, l’agente della riscossione cessa di occuparsene e lo rimette all’ente originario, senza bisogno di ulteriori passaggi burocratici.
Come funziona dal 2026
Il decreto stabilisce che, se un debito affidato all’Agenzia delle Entrate-Riscossione non viene riscosso entro il 31 dicembre del quinto anno successivo all’affidamento, l’ente non avrà più la competenza per occuparsene. In pratica, l’Agenzia smette di gestire quella cartella e la rimanda al soggetto creditore che l’aveva originariamente emessa. Esempio: se un Comune affida una cartella nel 2021, e al 31 dicembre 2026 il pagamento non è avvenuto, il documento torna indietro al Comune stesso.
È importante sottolineare che questo passaggio non comporta la cancellazione del debito. L’obbligazione nei confronti dell’ente rimane in piedi: quest’ultimo può decidere di intraprendere nuove azioni per il recupero oppure di riaffidare la pratica all’Agenzia delle Entrate-Riscossione, magari in un momento successivo, quando il contribuente risulti in condizioni economiche migliori o emergano beni aggredibili.
I casi esclusi
Non tutte le cartelle rientrano nel discarico automatico. Restano infatti escluse quelle legate a situazioni in cui il credito è ancora “vivo” o in fase di definizione. Tra queste:
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contenziosi pendenti davanti ai giudici tributari o ordinari;
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piani di rateizzazione attivi, cioè quando il contribuente sta già pagando a rate;
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procedure esecutive o concorsuali in corso, come pignoramenti o fallimenti;
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atti che interrompono la prescrizione, ossia tutti quei provvedimenti che impediscono il decorso dei termini di decadenza.
In queste ipotesi, dunque, la cartella continua a essere gestita dall’Agenzia delle Entrate-Riscossione fino alla conclusione delle procedure in atto.
Una semplificazione per lo Stato, non un condono per i cittadini
L’elemento forse più importante da chiarire riguarda la natura di questa misura. Il discarico automatico non rappresenta un vero e proprio condono o un’amnistia fiscale: il debito non si estingue, ma cambia semplicemente il soggetto che ne ha la gestione.
L’obiettivo dichiarato del legislatore è duplice:
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Ridurre i carichi amministrativi dell’Agenzia delle Entrate-Riscossione, che oggi si trova a gestire milioni di cartelle di fatto inesigibili;
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Restituire maggiore controllo agli enti creditori, i quali potranno decidere se e come tentare nuovamente il recupero delle somme.
Si tratta quindi di una riforma più tecnica che politica, pensata per migliorare l’efficienza del sistema.
I motivi della sua introduzione
Secondo i dati più recenti, il magazzino delle cartelle esattoriali in Italia ammonta a oltre 1.000 miliardi di euro, una cifra astronomica ma in larga parte irrecuperabile. Molti crediti risalgono a decenni fa, riguardano contribuenti falliti o deceduti, oppure sono frutto di pretese decadute o mai notificate correttamente.
Gestire un simile volume di documenti ha un costo enorme per la macchina amministrativa, senza alcun beneficio per le casse pubbliche. Da qui la decisione di introdurre un meccanismo automatico che liberi l’Agenzia delle Entrate-Riscossione da questa mole di pratiche “ferme”, concentrando gli sforzi sui crediti realmente esigibili.
Quali effetti per i cittadini
Per i contribuenti, la novità non comporta un beneficio immediato, poiché il debito non risulta annullato. Tuttavia, il fatto che la cartella torni all’ente locale potrebbe, in alcuni casi, tradursi in un allentamento della pressione: non tutti i Comuni, infatti, dispongono delle risorse necessarie per avviare nuove azioni di recupero, soprattutto per importi modesti.
In altri scenari, invece, il ritorno della cartella nelle mani dell’ente creditore potrebbe comportare un rinnovato interesse alla riscossione, con nuove possibilità di solleciti o riaffidamenti all’Agenzia.
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