Indennità di turno per i dipendenti pubblici anche nelle giornate di ferie

Ottobre 3, 2025 - 14:30
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Indennità di turno per i dipendenti pubblici anche nelle giornate di ferie

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L’indennità di turno dei dipendenti pubblici va riconosciuta anche durante le ferie: la Cassazione fa chiarezza all’interno di una sua recente sentenza.


Un nuovo pronunciamento della Corte di Cassazione ha stabilito un principio destinato ad avere un impatto significativo nel comparto del pubblico impiego: l’indennità di turno deve essere inclusa nella retribuzione spettante al lavoratore anche durante i giorni di ferie. Con l’ordinanza n. 25528 del 2025, i giudici supremi hanno ribadito che il diritto alle ferie retribuite, garantito dalla normativa europea e nazionale, non può subire compressioni attraverso la decurtazione di compensi collegati alle mansioni effettivamente svolte.

Il caso all’origine della controversia

La vicenda trae origine dal ricorso di un infermiere dipendente di un’azienda sanitaria locale. Il lavoratore, inquadrato come “collaboratore professionale sanitario”, operava con un sistema di turni che copriva diverse fasce orarie, comprese quelle notturne.

Nel chiedere giustizia al tribunale, il dipendente rivendicava il diritto a percepire l’indennità di turno anche nei giorni di ferie, sostenendo che tale voce fosse parte integrante della sua retribuzione ordinaria.

L’azienda sanitaria si era opposta, obiettando che il compenso per la turnazione fosse strettamente connesso al disagio effettivo dello svolgimento del lavoro in orari variabili e, di conseguenza, non dovesse essere corrisposto quando il dipendente si trovava in ferie.

In altre parole, secondo la difesa dell’ente, l’indennità non era un elemento stabile dello stipendio, ma una somma aggiuntiva legata esclusivamente alla prestazione resa in condizioni particolari.

Le prime decisioni dei giudici

Il tribunale di primo grado aveva dato ragione al lavoratore, ritenendo illegittima la riduzione dello stipendio durante le ferie. La decisione si fondava sul principio europeo secondo cui il periodo di riposo annuale deve garantire al dipendente lo stesso livello retributivo di cui gode mentre lavora.

In seguito, la Corte d’Appello aveva confermato il verdetto, chiarendo che l’indennità di turno compensa la specifica gravosità del lavoro organizzato a rotazione per garantire la continuità del servizio sanitario. Pertanto, questa componente retributiva rientra a pieno titolo tra le somme che devono essere considerate nella busta paga anche nei giorni di ferie.

L’intervento della Cassazione

L’amministrazione sanitaria aveva infine presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che durante il periodo di ferie il dipendente non sopporta i disagi legati alla turnazione e che, di conseguenza, non vi sarebbe alcun obbligo di corrispondere l’indennità.

La Suprema Corte ha respinto questa linea difensiva, richiamando i principi elaborati dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che già da tempo aveva chiarito che l’espressione “ferie annuali retribuite” implica il mantenimento della retribuzione ordinaria. In particolare, i giudici europei hanno sottolineato come qualsiasi riduzione economica durante le ferie rischi di dissuadere i lavoratori dall’esercitare pienamente questo diritto, in contrasto con la finalità stessa della normativa comunitaria: assicurare un riposo effettivo a tutela della salute e della sicurezza.

La Cassazione ha quindi ribadito che devono essere computate tutte le voci di retribuzione legate alle mansioni e allo status professionale del lavoratore, comprese le indennità di turno, e non solo lo stipendio base.

I principi europei che vincolano i giudici nazionali

Il richiamo alle sentenze della Corte di Giustizia è stato decisivo. L’ordinanza ha ricordato che le pronunce dei giudici di Lussemburgo hanno efficacia vincolante e prevalgono sul diritto interno, imponendo agli Stati membri di uniformarsi. Di conseguenza, i tribunali italiani non possono ignorare l’interpretazione data a livello europeo, che funge da parametro obbligatorio per valutare la correttezza delle decisioni nazionali.

In particolare, la Corte di Giustizia ha più volte stabilito che durante le ferie deve essere garantita una retribuzione “ordinaria”, vale a dire tale da assicurare condizioni economiche simili a quelle di cui il dipendente beneficia mentre lavora. Qualsiasi incentivo economico che spinga, anche indirettamente, a rinunciare alle ferie si porrebbe in netto contrasto con la finalità delle direttive comunitarie.

Il peso della decisione

La Cassazione ha confermato la correttezza delle valutazioni della Corte d’Appello, sottolineando che escludere l’indennità di turno dal calcolo della retribuzione feriale avrebbe un potenziale effetto dissuasivo sul diritto al riposo annuale. I giudici hanno quindi ritenuto che l’interpretazione delle norme contrattuali collettive non solo fosse legittima, ma anche coerente con la ratio della disciplina europea recepita dal legislatore italiano.

Il ricorso dell’amministrazione è stato rigettato e l’ente condannato al pagamento delle spese legali, confermando definitivamente il diritto del lavoratore a percepire l’indennità anche durante le ferie.

Le ricadute pratiche

Questa ordinanza rafforza il principio secondo cui la retribuzione feriale deve rispecchiare l’effettiva natura del lavoro svolto. Per i dipendenti turnisti del settore sanitario – e potenzialmente anche di altri comparti dove sono previste indennità analoghe, come trasporti, forze dell’ordine o comparti industriali – la decisione rappresenta un importante precedente che potrà essere invocato in futuri contenziosi.

La pronuncia conferma inoltre che la giurisprudenza nazionale deve tenere conto della dimensione europea del diritto del lavoro, evitando interpretazioni che possano comprimere diritti fondamentali come quello al riposo annuale retribuito.

L’ordinanza n. 25528/2025 non introduce un principio nuovo, ma consolida un orientamento ormai consolidato a livello europeo: le ferie devono garantire non solo il distacco dall’attività lavorativa, ma anche la continuità economica, affinché il lavoratore non abbia motivi per rinunciare a questo diritto.

La sentenza rafforza la tutela dei dipendenti che operano in condizioni gravose, ribadendo che il diritto al riposo non può essere vanificato da penalizzazioni economiche. Si tratta, dunque, di un passo ulteriore nella direzione di un’armonizzazione tra il diritto interno e i principi dell’Unione, con effetti immediati per chi ogni giorno assicura servizi essenziali alla collettività.

Il testo della sentenza

Qui il documento completo.

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