Kiev più vicina al mercato unico, entra in vigore il nuovo accordo commerciale UE-Ucraina

Ottobre 29, 2025 - 17:00
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Kiev più vicina al mercato unico, entra in vigore il nuovo accordo commerciale UE-Ucraina

Bruxelles – Entra in vigore oggi (28 ottobre) la nuova versione del quadro commerciale che lega l’Unione europea all’Ucraina da oltre un decennio. La revisione del DCFTA – l’area di libero scambio approfondita – avvicina Kiev all’ingresso nel mercato unico, abbattendo quote e tariffe per diverse merci e al contempo imponendo l’allineamento graduale degli standard di produzione agricola a quelli dell’UE. Per rassicurare in particolare gli Stati membri confinanti con l’Ucraina, la Commissione europea ha previsto meccanismi di salvaguardia a tutela dei mercati e delle filiere agricola europee.

La versione originaria del DCFTA fu stipulata nel 2014 come uno dei pilastri dell’accordo di associazione Ue-Ucraina ed entrò in vigore nel 2016. Dopo l’inizio dell’invasione russa nel febbraio 2022, è stata sostituita da un quadro provvisorio noto con l’acronimo Atm, le ‘Autonomous trade measures. Le Atm hanno sostanzialmente sospeso i dazi e le barriere tariffarie pre-esistenti sulle esportazioni agricole ucraine verso l’Unione, aprendo temporaneamente a Kiev le porte del mercato unico per cereali, mais, uova, pollame, zucchero, prodotti caseari e quant’altro.

Le misure eccezionali sono state rinnovate per tre anni, fino a giugno 2025. Ora, il nuovo testo fornisce una prospettiva di lungo termine, frutto di negoziati intensi con Kiev e forse ancor più con le capitali europee. A partire da oggi, l’UE e l’Ucraina” beneficeranno di un quadro commerciale rafforzato, stabile, equo e permanente”, si legge in una nota della Commissione europea. L’accordo è strutturato attorno a tre pilastri: l’aumento dei flussi commerciali, l’allineamento delle norme di produzione e una “solida” clausola di salvaguardia. L’obiettivo di Bruxelles, di fronte ai timori dei Paesi membri, era quello di trovare un equilibrio tra un’ulteriore liberalizzazione degli scambi, il necessario sostegno all’Ucraina e la tutela di alcuni settori agricoli dell’Unione.

Christophe Hansen Maros Sefcovic
Il commissario all’Agricoltura, Christophe Hansen (sinistra), e il titolare del Commercio, Maroš Šefčovič, annunciano l’accordo con l’Ucraina per la revisione del DCFTA, 4/07/25 (foto: Xavier Lejeune/Commissione europea)

Per i prodotti più sensibili, come lo zucchero, il pollame, le uova, il grano, il mais e il miele, gli aumenti rimarranno “modesti” rispetto all’accordo originale. Per altre tipologie di prodotti (ad esempio quelli lattiero-caseari, come il latte intero in polvere e il latte fermentato, o i funghi e il succo d’uva), invece, la liberalizzazione sarà completa. L’aumento sostanziale delle merci ucraine con accesso facilitato al mercato unico è subordinato al graduale allineamento dell’Ucraina alle norme di produzione dell’UE, quali il benessere degli animali, l’uso di pesticidi e medicinali veterinari. Secondo i termini dell’accordo, il Paese candidato all’adesione all’Unione europea dovrà riferire ogni anno sui progressi compiuti al riguardo.

Infine, accanto a questa condizionalità, il DCFTA prevede dei meccanismi di salvaguardia a tutela dei mercati europei, da attivare nel caso in cui dovessero manifestarsi delle gravi perturbazioni a livello comunitario o nazionale. Sarà la Commissione a proporre formalmente l’attivazione di tali salvaguardie su richiesta delle cancellerie. Nel complesso, assicura Bruxelles, “le concessioni di un accesso preferenziale supplementare al mercato ucraino sono state attentamente calibrate”. La Commissione europea è sicura di aver messo in campo le tutele necessarie in particolare per gli agricoltori dei paesi confinanti con Kiev, “che sono stati i più colpiti dall’inizio della guerra di aggressione della Russia contro l’Ucraina e dal conseguente dirottamento delle esportazioni ucraine verso il mercato dell’UE”.

I 27 Paesi membri hanno dato il via libera ai termini del nuovo accordo il 13 ottobre, deliberando a maggioranza qualificata. A guidare il fronte dei contrari, c’era l’Ungheria di Viktor Orban, insieme a Polonia e Slovacchia, i tre Paesi che la scorsa primavera hanno introdotto divieti nazionali sull’import di alcuni prodotti agricoli dall’Ucraina (Kiev ha avviato una causa presso l’Organizzazione Mondiale del Commercio per quelle restrizioni). Ora, Budapest ha confermato che manterrà il divieto, nonostante l’entrata in vigore del DCFTA. Il ministro dell’Agricoltura, István Nagy, ha ribadito che “non si può parlare di un sostegno di Bruxelles all’Ucraina a spese degli agricoltori europei e ungheresi”.

Un portavoce della Commissione europea ha affermato che Bruxelles si aspetta che tutti i Paesi membri applichino le nuove regole, evitando di commentare la presa di posizione del governo di Orban. Se Budapest proseguisse per la sua strada, aprirebbe un pericoloso precedente. Proprio ora che la Commissione europea sta lavorando ai fianchi le capitali (in particolare Parigi) perché approvino un altro accordo di libero scambio, decisamente più imponente, quello con i Paesi del Mercosur.

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