Le banche europee continuano a investire moltissimo nell’estrazione di combustibili fossili

Ottobre 28, 2025 - 10:00
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Le banche europee continuano a investire moltissimo nell’estrazione di combustibili fossili

Bruxelles – La maggiori banche mondiali stanno scommettendo sul fallimento della lotta al cambiamento climatico. È quanto emerge dai dati diffusi oggi (27 ottobre) dalla piattaforma di giornalismo investigativo Follow the Money. Negli ultimi anni, i principali istituti finanziari hanno investito oltre 1,6 trilioni di dollari nei colossi dell’industria dei combustibili fossili, responsabili di migliaia di nuovi progetti inquinanti.

Tra il 2021 e il 2024, secondo una mappatura di CarbonBombs.org, nel mondo sono stati sviluppati più di 2.300 nuovi progetti relativi a petrolio, gas e carbone. Dopo cioè che l’Agenzia internazionale per l’energia (AIE), nel 2021, avvertì che per limitare il riscaldamento globale a 1,5 °C sarebbe stato necessario azzerare i finanziamenti per lo sfruttamento di combustibili fossili.

Le dieci maggiori banche coinvolte nel finanziamento di tali progetti hanno sede in Canada, Cina, Giappone e Stati Uniti. Ma anche la britannica Barclays, la francese Crédit Agricole e la tedesca Deutsche Bank. Nelle prime dieci banche dell’Unione europea, al nono e decimo posto, ci sono anche Intesa Sanpaolo – che dal 2011 a oggi avrebbe investito 9,31 miliardi di dollari nei combustibili fossili – e Unicredit, con 9,17 miliardi. Tra i principali beneficiari figurano giganti del settore: da Eni, che ha ricevuto finanziamenti dalle banche per 33,1 miliardi di dollari, a TotalEnergies (21,8 miliardi), alla China National Offshore Oil Corporation (7,3 miliardi di dollari).

Secondo la ricostruzione di Follow the Money, queste tre società sono state responsabili di 364 nuovi progetti dal 2021 al 2024, pari a circa il 16 per cento del totale complessivo nel triennio. Ci sarebbe poi una società meno nota, la Mercuria Energy Group Holding Ltd, con sede in Svizzera, che ha ricevuto oltre 23,5 miliardi di dollari dal 2021.

Carbonbombs.org, che riunisce gli sforzi di quattro ONG ambientaliste, ha analizzato l’impatto di questi progetti – e quindi, indirettamente, dei finanziamenti degli istituti finanziari – sul cosiddetto bilancio del carbonio del pianeta, la quantità cioè di anidride carbonica ancora tollerabile se si vuole mantenere una possibilità realistica di rispettare gli Accordi di Parigi sul clima. In sostanza, i 2.300 nuovi progetti supererebbero collettivamente di 11 volte il bilancio di carbonio rimanente. Un dato a maggior ragione allarmante, se si tiene presente che il Carbon Clock dell’Istituto di Potsdam per la ricerca sull’impatto climatico indica ormai che il bilancio si esaurirà in meno di quattro anni.

Più che un impegno per ostacolare la lotta al cambiamento climatico, è la mera legge del capitale. La francese Crédit Agricole, contattata da Follow the Money, ha risposto che le società che finanzia sono “diversificate e possono avere importanti progetti di decarbonizzazione”, come le energie rinnovabili o l’idrogeno. Si investe dove ci sono profitti, senza guardare in faccia l’impatto sul clima. Un altro report, pubblicato poche settimane fa da Reclaim Finance, ha evidenziato tuttavia lo scarto tra i finanziamenti bancari per i combustibili fossili e per le energie rinnovabili: tra il 2021 e il 2024, le 65 maggiori banche mondiali avrebbero destinato ai primi più del doppio dei fondi stanziati per i secondi. Uno scarto che si allarga al di là dell’Atlantico e diminuisce lievemente se si guarda le banche europee, comunque ancora lontane dal rapporto 6 dollari a 1 in favore delle energie rinnovabili indicato dall’AIE.

La questione finirà verosimilmente sul tavolo della COP30, in programma dall’11 al 21 novembre a Belém, in Brasile. In vista del summit, che dovrà trovare soluzioni urgenti di fronte all’ormai inevitabile fallimento dell’obiettivo climatico stabilito dieci anni fa a Parigi, il Consiglio dell’Unione europea ha diffuso oggi alcuni dati: nel 2024, nei 27 Paesi membri sono stati mobilitati attraverso interventi pubblici 11 miliardi di euro di finanziamenti privati per la riduzione delle emissioni e l’adattamento agli effetti dei cambiamenti climatici nei Paesi in via di sviluppo. Una quota che include anche le banche, che con una mano fanno e con l’altra disfanno.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia