Lo stallo europeo sugli asset russi rischia di spingere l’Ucraina al collasso economico

Novembre 16, 2025 - 08:30
 0
Lo stallo europeo sugli asset russi rischia di spingere l’Ucraina al collasso economico

«Spero che Dio ci aiuti». Volodymyr Zelensky non sa più come dire ai suoi alleati europei che i finanziamenti all’Ucraina sono vitali per affrontare questo momento decisivo della resistenza alla Russia. «Si tratta di una questione di sopravvivenza» ha spiegato il presidente ucraino in una intervista a Bloomberg. Servono prestiti e servono urgentemente, perché l’Ucraina rischia di esaurire i finanziamenti per la difesa già per la fine di febbraio. Ma a Bruxelles l’idea di utilizzare i fondi sovrani russi congelati in Europa continua a sollevare diverse opposizioni.  Intanto, sul campo di battaglia, l’esercito ucraino si appresta ad affrontare il quarto inverno di guerra, con Mosca che, negli ultimi giorni, ha intensificato gli attacchi alle infrastrutture energetiche, paralizzando le centrali di Kyjiv, Donetsk e Kharkiv.

La proposta di sfruttare gli asset russi congelati in Europa per finanziare il prestito alla difesa ucraina era già stata annunciata dalla presidente della Commissione Ursula von der Leyen durante il discorso sullo Stato dell’Unione del dieci settembre scorso, ma, da allora, un accordo non è ancora stato trovato. Il principale oppositore al piano della Commissione è il Belgio, che detiene la quota maggioritaria di attivi russi congelati nell’Unione europea: centottantacinque miliardi di euro, custoditi nella società belga di servizi finanziari Euroclear. Il rischio di ripercussioni economiche e legali spaventa il primo ministro Bart De Wever, consapevole che, in caso di mancato rinnovo delle sanzioni dell’Ue, le ritorsioni russe ricadrebbero sul suo piccolo Stato. Per questo motivo, al vertice del Consiglio europeo del ventitré ottobre, il premier si è rifiutato di sostenere il piano della Commissione, senza garanzie di solidarietà finanziaria da parte degli altri Stati membri.

A complicare la situazione è l’opposizione politica da parte dei governi slovacco e ungherese. Il primo ministro Robert Fico ha detto: «La Slovacchia non prenderà parte ad alcun piano legale o finanziario per sequestrare i beni congelati se quei fondi dovessero essere destinati a spese militari in Ucraina», mentre il premier Viktor Orbán non ha nemmeno sottoscritto l’impegno formale dell’Ue di stare al fianco dell’Ucraina per tutto il tempo che sarà necessario.

La Commissione europea cerca di colmare alla mancaza di unità dei ventisette Stati membri. Subito dopo l’Ecofin, la riunione dei ministri dell’Economia nazionali, il vicepresidente esecutivo della Commissione Valdis Dombrovskis, ha annunciato che l’erogazione di altri 4,1 miliardi di euro di sostegno finanziario all’Ucraina. Si tratta dell’ultima tranche del contributo complessivo da 18,1 miliardi di euro messo a disposizione dall’Ue nell’ambito dell’iniziativa G7 “Extraordinary Revenue Acceleration Loans”, l’opzione più rapida e sostenibile per colmare il fabbisogno finanziario dell’Ucraina senza imporre nuovi pesanti oneri fiscali agli Stati membri.

Il Commissario ha confermato che nelle prossime settimane Bruxelles presenterà un options paper con tutte le alternative possibili, ricordando che qualsiasi soluzione dovrà mantenere caratteristiche assimilabili a un contributo a fondo perduto. Nella sessione plenaria del Parlamento europeo di giovedì mattina, tuttavia, la presidente von der Leyen ha ribadito che la strategia delineata al vertice informale di Copenaghen – sfruttare gli attivi sovrani russi – rimane quella più efficace.

Già a ottobre un documento interno della Commissione, ripreso dal Financial Times, avvertiva i governi nazionali delle ripercussioni economiche che la mancata approvazione della proposta avrebbe comportato. Secondo i dati, l’alternativa di un indebitamento comune o di sovvenzioni dirette produrrebbe costi di interesse fino a cinque virgola sei miliardi di euro all’anno. 

Se i paesi europei non riescono a trovare un accordo sui finanziamenti, ancora peggiore è la situazione legata al rifornimento di armi. Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump non intende più mandare direttamente risorse militari in Ucraina e ma ha chiesto agli alleati europei di comprare armi, preferibilmente statuinitensi, da consegnare poi a Zelensky. Al programma “Prioritized Ukraine Requirements List” (Purl) hanno già aderito Danimarca, Estonia, Finlandia, Islanda, Lettonia, Lituania, Norvegia e Svezia. Manca l’Italia, che fatica a trovare il sostegno unanime della maggioranza e che, per questo motivo, ha deciso di annullare la visita diplomatica del ministro della Difesa italiano Guido Crosetto a Washington, dove avrebbe dovuto incontrare l’omologo americano Pete Hegseth.

 

L'articolo Lo stallo europeo sugli asset russi rischia di spingere l’Ucraina al collasso economico proviene da Linkiesta.it.

Qual è la tua reazione?

Mi piace Mi piace 0
Antipatico Antipatico 0
Lo amo Lo amo 0
Comico Comico 0
Furioso Furioso 0
Triste Triste 0
Wow Wow 0
Redazione Redazione Eventi e News