L'UE vuole vietare i social media ai minori di 16 anni
Il Parlamento Europeo vuole portare a 16 anni l’età minima per iscriversi ai social media senza il permesso dei genitori, e applicare la regola in tutta Europa. Con una differenza importante rispetto all’Australia: lì il ban sarà totale per i minori, qui basterà l’autorizzazione dei genitori per aggirare il divieto.
L’UE alza l’età: social media vietati ai minori di 16 anni
La proposta è stata inclusa in un rapporto ufficiale del Parlamento Europeo dedicato a nuove strategie per tutelare i minori su Internet. Il documento è stato approvato a larga maggioranza, con 483 voti favorevoli, 92 contrari e 86 astensioni.
È motivata dalle preoccupazioni sugli effetti di piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube sulla salute mentale e lo sviluppo dei bambini. I timori sono più che fondati, considerando che questa settimana è emerso che Meta avrebbe nascosto i risultati di una ricerca secondo cui non usare le sue app social migliorerebbe la salute mentale delle persone in una sola settimana…
Oltre al limite di età, il Parlamento Europeo ha chiesto che i CEO di aziende tech come Mark Zuckerberg ed Elon Musk siano ritenuti personalmente responsabili se le loro piattaforme continuano a violare le disposizioni UE volte a proteggere i bambini online.
È una proposta coraggiosa. Non le solite multe che finiscono nel bilancio come voce di spesa, ma responsabilità personale per i CEO. Un approccio che potrebbe funzionare davvero, invece di trattare le sanzioni come il costo standard per fare business senza scrupoli.
L’opposizione dalla destra
La maggior parte dei voti contrari e delle astensioni viene da gruppi politici di destra, secondo i quali il report viola le competenze nazionali dei paesi dell’UE. È l’argomento classico della sovranità nazionale, l’UE non dovrebbe dettare politiche che spettano ai singoli stati membri decidere.
Questioni su come crescere bambini e quali restrizioni imporre su loro comportamento online sono tradizionalmente state considerate competenze nazionali o anche familiari, non qualcosa da standardizzare a livello continentale. Ma c’è da dire anche che le piattaforme social operano a livello continentale (anzi globale), quindi avere 27 regimi regolatori diversi non è il massimo.
Se diventa legge
Il report potrebbe plasmare le prossime leggi UE, dalla revisione della direttiva sui servizi audiovisivi fino a una nuova legge sull’equità digitale. Non è vincolante, resta una risoluzione parlamentare, ma traccia la strada per le proposte della Commissione e le decisioni del Parlamento.
L’UE ha sempre avuto il pugno più duro con le big tech rispetto ad altri paesi. GDPR, Digital Services Act, Digital Markets Act, tutte normative più severe di quelle americane o di altri Paesi del mondo. Se questo report diventa legge, sarà l’ennesima volta in cui Bruxelles fissa lo standard che poi gli altri, puntualmente, copiano.
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