Greenpeace: sostanze pericolose negli abiti di Shein

Novembre 27, 2025 - 21:29
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Greenpeace: sostanze pericolose negli abiti di Shein

Il cosiddetto fast fashion, ovvero la moda “usa e getta”, ha un grande impatto negativo sull’ambiente. La maggioranza dei vestiti a basso prezzo arriva dalla Cina, dove vengono utilizzati materiali con diverse sostanze chimiche vietata in Europa. In base all’indagine effettuata da Greenpeace, Shein vende abiti che contengono sostanze pericolose per la salute. Il Parlamento europeo ha recentemente chiesto maggiori controlli e sanzioni più pesanti in caso di violazione delle leggi.

Non è cambiato nulla dal 2022

Una simile indagine era stata effettuata da Greenpeace nel 2022. Dopo la pubblicazione dei risultati, Shein aveva rimosso tutti i prodotti esaminati. La nuova indagine ha dimostrato che non è cambiato nulla. L’azienda cinese ha in pratica sostituito i prodotti con altri quasi identici che contengono le stesse sostanze chimiche pericolose.

Greenpeace ha acquistato 54 prodotti (indumenti e scarpe) sulle piattaforme di Shein in otto paesi e due nel negozio fisico a Francoforte. I risultati delle analisi effettuato da un laboratorio tedesco farebbero impallidire anche Walter White. In 18 prodotti (32% del totale) sono state trovate elevate concentrazioni di sostanze chimiche vietate, tra cui ftalati, PFAS, metalli pesanti (cadmio, piombo, nickel, antimonio), formaldeide, APEO e idrocarburi aromatici policiclici.

In tutti i casi sono stati superati i limiti previsti dal regolamento europeo per le sostanze chimiche (REACH). Nel caso dei PFAS è stata rilevata una concentrazione fino 3.269 volte superiore al limite. Sono considerati inquinanti eterni, in quanto si accumulano nell’organismo e possono causare cancro, indebolimento del sistema immunitario, disturbi riproduttivi e della crescita.

Shein è il sito di moda più visitato al mondo (363 milioni di utenti mensili) e offre oltre 500.000 prodotti. Nonostante varie multe da milioni di euro, l’azienda cinese continua a sfruttare scappatoie doganali e a violare le norme per la tutela dei consumatori e dell’ambiente, eludendo i controlli sulle sostanze chimiche e contribuendo a generare enormi quantità di rifiuti tessili.

Moritz Jäger-Roschko, esperto di Greenpeace sull’economia circolare, ha dichiarato:

Shein rappresenta un sistema guasto di sovrapproduzione, avidità e inquinamento. Il gigante del fast fashion inonda il pianeta di abiti di bassa qualità che, nonostante le promesse, continuano a risultare contaminati da sostanze chimiche pericolose. L’azienda sembra disposta ad accettare danni alle persone e all’ambiente: i prodotti segnalati nei test precedenti riappaiono in forma quasi identica, con le stesse sostanze pericolose. Questi risultati dimostrano chiaramente che l’autoregolamentazione volontaria è inutile: per responsabilizzare davvero i produttori, abbiamo bisogno di leggi anti-fast fashion vincolanti.

Secondo Greenpeace dovrebbe essere approvata in Europa una legge simile a quella francese che prevede una tassa sul fast fashion e il divieto di pubblicità della moda ultraveloce (anche sui social media). La legge sulle sostanza chimiche dovrebbe essere applicata su tutti i prodotti venduti in Europa (anche online). Le autorità dovrebbero infine chiudere le piattaforme in caso di ripetute violazioni.

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Redazione Eventi e News Redazione Eventi e News in Italia