Maxi multa ad Amazon: rendeva difficile interrompere gli abbonamenti a Prime

Settembre 29, 2025 - 19:00
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Maxi multa ad Amazon: rendeva difficile interrompere gli abbonamenti a Prime

lentepubblica.it

Amazon ha accettato di versare 2,5 miliardi di dollari per chiudere una causa intentata negli Stati Uniti, con l’accusa di aver indotto milioni di persone a sottoscrivere abbonamenti Prime difficili da interrompere.


L’accordo, annunciato nei giorni scorsi, rappresenta uno dei più grandi risarcimenti mai ottenuti dall’autorità federale per la tutela dei consumatori.

La decisione della Federal Trade Commission

A dare la notizia è stata la Federal Trade Commission (FTC), che da tempo indagava sulle strategie del colosso dell’e-commerce. Il presidente dell’agenzia, Andrew N. Ferguson, ha descritto l’intesa come “una vittoria storica per milioni di cittadini americani stanchi di abbonamenti ingannevoli, pensati per essere quasi impossibili da annullare”.

Secondo la FTC, Amazon avrebbe utilizzato vere e proprie “trappole digitali”, con procedure studiate per spingere i consumatori a iscriversi a Prime e per rendere estremamente complesso il recesso. “Restituiamo miliardi di dollari agli americani e ci assicuriamo che Amazon non possa più ricorrere a questi stratagemmi”, ha aggiunto Ferguson.

Le nuove regole per Amazon

Oltre al pagamento della sanzione, l’intesa prevede precise modifiche nelle interfacce della piattaforma. In particolare, il sito dovrà introdurre un pulsante ben visibile che consenta agli utenti di rifiutare l’adesione a Prime durante gli acquisti online. Allo stesso modo, gli abbonati dovranno disporre di un percorso rapido e intuitivo per cancellare il servizio, senza più passaggi tortuosi o schermate fuorvianti.

La decisione è arrivata a sorpresa, a pochi giorni dall’avvio del processo presso il tribunale distrettuale di Seattle. Al centro del contenzioso c’era il Restore Online Shoppers’ Confidence Act, legge varata nel 2010 per garantire trasparenza nelle transazioni digitali.

Documenti interni e accuse di pratiche opache

Nella fase preparatoria al processo, la FTC ha reso pubblici alcuni documenti interni di Amazon, dai quali emergono ammissioni significative. In email e note aziendali si parlava infatti di “mondo opaco” a proposito delle strategie per spingere agli abbonamenti, mentre qualcuno aveva definito la proliferazione di sottoscrizioni non desiderate come “un cancro silenzioso”.

Alla fine, l’azienda ha accettato di corrispondere 1 miliardo di dollari in sanzioni civili e 1,5 miliardi di rimborsi diretti a circa 35 milioni di clienti coinvolti.

Le testimonianze in aula

Tra le voci ascoltate durante il procedimento figura quella di Reid Nelson, ex ricercatore dell’esperienza utente per Amazon, che ha dichiarato di aver segnalato più volte come i meccanismi di iscrizione e cancellazione risultassero “fuorvianti” e “poco chiari”.

Dal canto suo, l’azienda ha difeso le proprie politiche, sostenendo che le modalità adottate fossero addirittura più trasparenti rispetto agli standard di settore e ricordando gli investimenti multimilionari compiuti per migliorare l’esperienza dei clienti.

Un segnale al mercato digitale

Il caso non si chiude con Amazon. Le autorità statunitensi hanno infatti annunciato di voler proseguire con iniziative simili anche nei confronti di altre grandi società. Brendan Carr, membro della Federal Communications Commission, ha definito la lotta agli abbonamenti ingannevoli “una priorità assoluta”, anticipando ulteriori azioni legali nel prossimo futuro.

La vicenda segna quindi un passaggio cruciale nella regolamentazione dei servizi digitali a pagamento. Da un lato, rafforza la consapevolezza dei consumatori sui propri diritti; dall’altro, manda un messaggio chiaro alle aziende tecnologiche: la trasparenza non è più opzionale, ma un requisito imprescindibile.

Implicazioni per gli utenti e per il settore

Con questo patteggiamento, milioni di abbonati Prime riceveranno un risarcimento, mentre la stessa Amazon sarà costretta a ripensare le modalità di gestione degli abbonamenti. La misura potrebbe inoltre avere un effetto domino su altre piattaforme che basano i propri guadagni su sistemi di rinnovo automatico e procedure poco chiare di recesso.

Il provvedimento ricorda alle aziende del settore digitale che la fiducia del cliente non può essere sacrificata sull’altare del profitto. In un mercato sempre più competitivo, la possibilità di iscriversi e disdire con facilità diventa un elemento essenziale di correttezza commerciale.

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Redazione Redazione Eventi e News