Nel 2024 si riduce il numero di domande di asilo nell’UE. Ma non in Italia, dove permangono criticità

Bruxelles – Nel 2024 diminuiscono gli arrivi irregolari, e cala il numero di richieste di protezione internazionale. Per gli Stati dell’UE e gli associati all’area Schengen (Norvegia e Svizzera), dunque, la pressione migratoria si riduce, così stabilisce l’Agenzia dell’Unione europea per l’asilo (EUAA), nel rapporto annuale 2025 completo di tutti i numeri e le tendenze per l’anno precedente. A livello generale emerge come il numero di domande di asilo sia diminuito dell’11 per cento rispetto al 2023, scendendo a 1.014.420 richieste rispetto alle 1.143.437 dell’anno precedente.
Il rapporto è stato illustrato oggi da Nina Gregori, direttrice esecutiva dell’EUAA, ai membri della commissione Libertà civili (Libe) del Parlamento europeo. Germania (237mila richieste), Spagna (169mila), Italia e Francia (159mila domane ciascuno) e Grecia (75mila) i Paesi con il più alto numero di domande di protezione internazionale. Da soli questi cinque Paesi rappresentano il 78 per cento del totale delle richieste presentate in tutta Europa nel corso del 2024, anno che comunque registra cambiamenti per certi aspetti epocali nella risposta di gestione ai flussi verso l’Ue.
Da una parte, sottolinea l’Agenzia UE per l’asilo, c’è da dover rispondere all’uso della migrazione come arma politica. “Diversi paesi che hanno dovuto affrontare la strumentalizzazione dei migranti hanno chiuso parti delle loro frontiere e introdotto regimi di protezione delle frontiere più rigorosi“, rileva il rapporto annuale dell’EUAA. Così facendo il numero di ingressi, arrivi e anche di richieste di protezione si sono ridotti. Non solo: “La nuova realtà ha innescato modifiche legislative in diversi paesi per consentire l’attivazione di misure speciali”.
Dall’altra parte, nel corso e al termine del 2024 “si è registrato un calo significativo del 38 per cento degli attraversamenti irregolari alle frontiere esterne dell’UE, in particolare sulle rotte del Mediterraneo centrale e dei Balcani occidentali, grazie agli sforzi regionali per ridurre l’immigrazione irregolare e contrastare le reti di trafficanti”. Il contrasto ai flussi considerati illegali sta dunque producendo i suoi frutti, ma non per l’Italia, destinazione della rotta del Mediterraneo centrale.
Italia, il 2024 certifica le criticità
Nel 2024 l’Italia ha visto un aumento delle domande di protezione internazionale (+17 per cento), che ha aggravato l’ingolfamento giuridico-burocratico prodotto dal numero di decisioni pendenti (da oltre 162mila a più di 227mila). Una situazione che si spiega anche con i limiti tradizionali e strutturali di un Paese che comunque registra carenze.
Perché nel 2024, rileva il rapporto annuale, l’Italia ha registrato un aumento delle domande di asilo e una riduzione del personale. Anche per questo motivo lo stato di emergenza decretato nel 2023 per l’aumento dei flussi migratori è rimasto in vigore ed è stato prorogato per il 2025.
L’accesso alla procedura di asilo è rimasto una questione fondamentale, come segnalato dalle organizzazioni della società civile. Ci sono dunque immigrati che non riescono a presentare domanda di protezione. Inoltre, denuncia l’Agenzia dell’UE, “sono continuate le difficoltà nelle condizioni di accoglienza, con le organizzazioni della società civile che hanno rilevato significative carenze di alloggi”, mentre il Comitato per la prevenzione della tortura ha rilevato le cattive condizioni nei centri di pre-espulsione.
L’accordo tra Italia e Albania, dunque, al netto dei dubbi e delle controversie non ha finito con aiutare il governo Meloni nel gestire come auspicato il nodo dei flussi migratori, e per il sistema Paese c’è ancora lavoro da svolgere.
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