Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti blocca il progetto

Ottobre 30, 2025 - 11:00
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Ponte sullo Stretto, la Corte dei Conti blocca il progetto

lentepubblica.it

La Corte dei Conti ha inflitto un duro colpo al progetto del Ponte sullo Stretto di Messina.


Nella seduta del 29 ottobre 2025, la Sezione centrale di controllo di legittimità sugli atti del Governo e delle amministrazioni dello Stato ha deciso di non concedere il visto di legittimità alla delibera CIPESS n. 41/2025, approvata lo scorso 6 agosto e riguardante l’assegnazione di fondi per la costruzione dell’infrastruttura che dovrebbe unire Sicilia e Calabria.

La decisione, che sarà motivata in un’apposita deliberazione entro trenta giorni, non rappresenta tuttavia la cancellazione del progetto, ma una battuta d’arresto significativa. L’esecutivo può infatti tentare diverse strade per superare l’impasse, tra cui la possibilità di ripresentare l’atto in Consiglio dei ministri sotto la regia del Dipartimento per la programmazione economica (Dipe). In questo modo la Corte potrebbe essere chiamata a un nuovo esame, decidendo se registrare il provvedimento o farlo “con riserva”. In quest’ultimo caso, la questione verrebbe sottoposta al Parlamento, che avrebbe l’ultima parola.

Il governo, riunitosi già nella giornata di oggi, valuta dunque un intervento politico che coinvolga le Camere, trasformando l’autorizzazione al progetto in un atto di indirizzo istituzionale.

I nodi sollevati dalla Corte

La decisione dei giudici contabili non arriva a sorpresa. Già nelle settimane precedenti, la Corte dei Conti aveva trasmesso a Palazzo Chigi un documento ricco di osservazioni critiche sulla delibera del CIPESS, sollevando dubbi sia di natura procedurale sia di merito.

Il testo, redatto dalla magistrata istruttrice Valeria Fran, ricostruisce l’intero iter amministrativo e mette in luce passaggi ritenuti poco trasparenti. In particolare, viene segnalato che alcuni documenti sarebbero stati trasmessi agli organi di controllo non attraverso i canali ufficiali, ma tramite link che rimandavano al sito della società “Stretto di Messina”. Una modalità considerata anomala per un’opera di simile rilievo economico e strategico.

Ulteriori criticità riguardano il decreto interministeriale collegato alla delibera: sebbene approvato il 1° agosto 2025, sarebbe stato inviato alla Corte soltanto l’11 settembre, oltre un mese dopo, generando perplessità sulla regolarità dell’iter e sull’efficacia giuridica del provvedimento.

Ma le riserve non si fermano alla forma. Il documento della Corte richiama l’attenzione anche sui problemi sostanziali del progetto, come la sostenibilità finanziaria, la conformità alle norme europee e l’impatto ambientale dell’opera. Restano inoltre irrisolte alcune prescrizioni stabilite già nel 2003 dalla delibera CIPE n. 66, che non risultano pienamente attuate. Mancano, infine, riferimenti aggiornati al parere del Consiglio Superiore dei Lavori Pubblici, risalente addirittura al 1997.

Le associazioni ambientaliste: “Rischi economici e ambientali”

Le osservazioni dei magistrati contabili si allineano in larga parte alle preoccupazioni espresse dalle principali organizzazioni ambientaliste. A inizio settembre, Greenpeace, Legambiente, Lipu e WWF avevano inviato alla Corte una memoria tecnica in cui segnalavano i rischi economici e gli impatti ecologici del progetto, sottolineando come le risorse destinate al ponte avrebbero potuto essere impiegate in opere di mobilità sostenibile nel Mezzogiorno.

Il fatto che i rilievi della Corte coincidano con quelli delle associazioni, secondo molti osservatori, rappresenta un riconoscimento istituzionale delle loro denunce, che potrebbe rallentare ulteriormente l’iter dell’opera.

La reazione del governo: “Attacco alla sovranità politica”

La risposta della maggioranza è stata immediata e particolarmente dura. La premier Giorgia Meloni ha definito la decisione della Corte dei Conti “l’ennesima invasione di campo della magistratura nelle scelte politiche di governo e Parlamento”. Una presa di posizione che ha subito acceso il confronto istituzionale.

Sulla stessa linea il vicepremier e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini, che ha parlato di “una scelta politica e di un danno gravissimo per il Paese”. Salvini ha assicurato che il governo non arretrerà: “Andremo avanti – ha dichiarato – perché l’Italia ha bisogno di grandi opere, non di burocrazia paralizzante”.

L’opposizione esulta: “Un progetto anacronistico e dispendioso”

Sul fronte opposto, le opposizioni hanno accolto la decisione come una vittoria. La segretaria del Partito Democratico, Elly Schlein, ha definito il ponte “un progetto sbagliato, anacronistico e dannoso”, aggiungendo che la pronuncia della Corte “conferma la presenza di gravi incertezze economiche, tecniche e ambientali”. Schlein ha poi accusato l’esecutivo di agire con “fretta elettorale” e di voler piegare le istituzioni di garanzia ai propri obiettivi politici.

Ancora più netto il giudizio del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, che ha ribadito come il “no” al Ponte non sia dettato da pregiudizi ideologici, ma dall’assenza di “un reale interesse pubblico”. Conte ha inoltre denunciato il rischio che le risorse destinate all’opera vengano sottratte ai fondi di coesione e sviluppo, fondamentali per le regioni meridionali.

Critiche durissime anche da parte di Angelo Bonelli (Europa Verde – Alleanza Verdi Sinistra), che ha definito “gravissime” le parole della presidente del Consiglio, accusandola di “minacciare organi costituzionali dello Stato solo perché non si piegano al volere del governo”.

A rincarare la dose è stato Marco Simiani, capogruppo Pd in Commissione Ambiente alla Camera, che ha parlato di “atteggiamento spregiudicato e irresponsabile”. “La decisione della Corte – ha affermato – conferma le irregolarità che denunciamo da tempo. È ignobile attaccare i giudici contabili invece di affrontare le proprie responsabilità. Servono rispetto delle leggi e trasparenza, non propaganda”.

Un passaggio cruciale per il futuro del Ponte

La mancata registrazione della delibera CIPESS segna dunque un passaggio cruciale nella lunga e controversa storia del Ponte sullo Stretto, un’infrastruttura che da decenni divide politica, società civile ed esperti.

Sebbene il governo punti a riproporre il provvedimento in una nuova forma per aggirare lo stop, la decisione della Corte apre un fronte politico e istituzionale di grande rilievo, toccando il delicato equilibrio tra potere esecutivo e organi di controllo.

In attesa delle motivazioni ufficiali, previste entro un mese, resta sospeso il futuro di un’opera simbolo delle ambizioni infrastrutturali italiane, ma anche delle contraddizioni di un Paese in cui la grande politica delle costruzioni incontra i limiti della legalità e della sostenibilità.

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