Missioni istituzionali: via libera al nuovo decreto per i rimborsi agli amministratori locali
 
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La Conferenza Stato-Città ed autonomie locali ha approvato lo schema di decreto proposto dal Ministero dell’Interno che ridefinisce i criteri di rimborso delle spese di viaggio e di soggiorno per gli amministratori locali impegnati in missioni istituzionali.
Si tratta di un aggiornamento atteso da tempo, che sostituisce le regole fissate oltre un decennio fa con il decreto del 4 agosto 2011, ormai considerato non più adeguato alle attuali esigenze operative degli enti territoriali.
Il nuovo provvedimento, elaborato in accordo con il Ministero dell’Economia e delle Finanze, dà attuazione a quanto previsto dall’articolo 84 del Testo Unico degli Enti Locali (decreto legislativo 267/2000), che riconosce agli amministratori il diritto a vedersi rimborsare le spese effettivamente sostenute quando si recano, per ragioni legate al loro mandato, fuori dal territorio comunale dove ha sede l’ente.
Chi riguarda e come funziona il rimborso
Le disposizioni del decreto si applicano a tutti gli amministratori degli enti locali — sindaci, assessori, consiglieri, presidenti di provincia e delle unioni di comuni — che svolgono missioni fuori dal capoluogo in cui è collocata la sede amministrativa dell’ente.
Per poter ottenere il rimborso, è necessario che lo spostamento sia autorizzato preventivamente dal capo dell’amministrazione (nel caso di membri della giunta) o dal presidente del consiglio comunale (nel caso dei consiglieri).
Il rimborso copre le spese di viaggio e di pernottamento, purché siano documentate e realmente sostenute. Tuttavia, le somme riconosciute non possono superare i limiti previsti dal Contratto collettivo nazionale di lavoro (CCNL) dei dirigenti delle funzioni locali, che costituisce il parametro di riferimento per definire l’importo massimo consentito.
La liquidazione delle somme è demandata al dirigente competente dell’ente, previa presentazione da parte dell’amministratore di tutta la documentazione giustificativa — ricevute, biglietti di viaggio, fatture alberghiere — e di una dichiarazione che attesti la durata e le finalità della missione.
Il decreto specifica inoltre che, nel caso in cui la documentazione presentata riporti spese inferiori ai limiti fissati dal contratto collettivo, non sarà possibile compensare le differenze con altre voci di spesa. In altre parole, ogni tipologia di costo (trasporto, vitto, alloggio) sarà rimborsata solo entro l’importo effettivamente sostenuto e provato, senza possibilità di redistribuzione tra le varie categorie di spesa.
Autonomia degli enti e vincoli per quelli in difficoltà
Una delle novità più rilevanti introdotte dal decreto riguarda la possibilità per i singoli enti locali di ridurre autonomamente gli importi dei rimborsi, nell’esercizio della propria autonomia finanziaria.
Tale facoltà consente, ad esempio, ai comuni con bilanci più contenuti di modulare le spese secondo le proprie disponibilità, adottando criteri più restrittivi rispetto a quelli fissati dal decreto nazionale.
Il testo introduce, inoltre, un obbligo di riduzione minima del 5% per gli enti che versano in condizioni economiche critiche. La misura si applica ai comuni dissestati, strutturalmente deficitari o a quelli che hanno avviato un piano di riequilibrio finanziario pluriennale ai sensi dell’articolo 243-bis del Testo Unico degli Enti Locali.
In questo modo, il governo punta a garantire un equilibrio tra il riconoscimento dei diritti degli amministratori e la necessità di contenere le spese pubbliche, soprattutto nei territori che devono già far fronte a situazioni di bilancio fragili.
Stop alle vecchie regole del 2011
Con l’entrata in vigore del nuovo provvedimento, risulta così formalmente abrogato il decreto del 4 agosto 2011, che fino a oggi regolava la materia dei rimborsi per le missioni istituzionali.
La revisione era stata richiesta da tempo dalle associazioni rappresentative degli enti locali, che avevano segnalato la necessità di aggiornare i parametri di rimborso, adeguandoli ai mutamenti dei costi di trasporto e all’evoluzione delle modalità di svolgimento delle attività istituzionali.
Il nuovo schema normativo, oltre a modernizzare la disciplina, mira anche a garantire maggiore trasparenza e uniformità nei criteri di rimborso, riducendo il rischio di interpretazioni disomogenee tra un ente e l’altro.
Ogni amministrazione dovrà pertanto conformarsi alle nuove disposizioni, assicurandosi che le richieste di rimborso siano supportate da documentazione chiara e verificabile.
Nessun nuovo costo per la finanza pubblica
Un aspetto centrale del decreto è infine la clausola che esclude la possibilità di generare nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.
Gli enti locali dovranno quindi coprire i rimborsi utilizzando esclusivamente le risorse già stanziate nei propri bilanci, senza chiedere fondi aggiuntivi allo Stato.
Questa previsione si inserisce pertanto nella logica del contenimento della spesa pubblica, principio cardine delle più recenti riforme in materia di pubblica amministrazione e finanza locale.
Il testo del nuovo decreto per i rimborsi agli amministratori locali
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