Riforma giustizia, Nordio: “Referendum nella prima metà di marzo”
“Noi abbiamo dei tempi tecnici decisi dalla Costituzione e dalla legge, direi la prima metà di marzo“. Lo ha detto il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, rispondendo a una domanda sulla data del referendum sulla riforma della giustizia, a Stresa all’evento ‘Fondazione Iniziativa Europa’.
Nordio: “No a violenta contrapposizione politica”
“C’è il pericolo che questo referendum” sulla riforma della giustizia “venga trasformato in una sorta di violenta contrapposizione politica tra la magistratura e la politica stessa e il rischio maggiore è che la magistratura si aggreghi a una parte politica per battersi contro il governo. Sarebbe pericoloso per la magistratura, perché in questo modo perderebbe quell’aura di imparzialità e indipendenza che deve avere. Ma soprattutto se fosse sconfitta dai cittadini con un sì al referendum, sarebbe una sconfitta politica della magistratura. E le sconfitte politiche non sono mai indolori. Quindi il mio appello accorato anche da ex magistrato è che la magistratura faccia certamente un dibattito acceso, importante, forte, ma sempre mantenuto nei termini tecnico-giuridici su una riforma che a loro non piace, ma a noi è stata richiesta dagli elettori”, ha sottolineato Nordio.
La riforma: ecco cosa cambia
Il disegno di legge costituzionale n. 1917 sancisce la nascita del Consiglio superiore della magistratura “giudicante” e del Consiglio superiore della magistratura “requirente”, entrambi presieduti dal presidente della Repubblica. “Ne fanno parte di diritto, rispettivamente, il primo presidente e il procuratore generale della Corte di Cassazione – si legge nel testo -. Gli altri componenti sono estratti a sorte, per un terzo, da un elenco di professori ordinari di università in materie giuridiche e di avvocati con almeno quindici anni di esercizio, che il Parlamento in seduta comune, entro sei mesi dall’insediamento, compila mediante elezione, e, per due terzi, rispettivamente, tra i magistrati giudicanti e i magistrati requirenti, nel numero e secondo le procedure previsti dalla legge”. I consiglieri durano in carica quattro anni e “non possono partecipare alla procedura di sorteggio successiva”.
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