Rischio idrogeologico, Salis alla commissione parlamentare d’inchiesta: “Genova da sola non può farcela”

Genova. La sindaca di Genova, Silvia Salis, e l’assessore alla Protezione civile, Massimo Ferrante, sono stati auditi giovedì pomeriggio in prefettura dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul rischio idrogeologico e sismico del territorio italiano”.
Al centro dell’audizione, presieduta dall’onorevole Pino Bicchielli, l’attuazione delle norme di prevenzione e sicurezza e gli interventi di emergenza e di ricostruzione a seguito degli eventi calamitosi che si sono verificati dal 2019.
Il rischio idrogeologico “responsabilità politica”
“Porto con me l’esperienza di una città che, ancora oggi, ha addosso le ferite delle sue alluvioni e delle vite che si sono portate via. E porto con me anche una consapevolezza maturata in questi miei primi mesi da sindaca: il rischio idrogeologico è materia tecnica ma è anche fortemente materia politica. Ha a che fare con le scelte, le priorità, il coraggio di guardare al di là del prossimo bilancio, del prossimo mandato, delle prossime elezioni”, ha detto Salis.
LA sindaca ha confermato che “Genova resta una città fragile”, e sottolineato che “la politica non può ignorare la propria parte di responsabilità e servono atti che siano allo stesso tempo concreti e simbolici. Per questo, nella distribuzione delle deleghe in giunta, abbiamo deciso di unire Lavori Pubblici e Protezione Civile in un unico assessorato. Una scelta che riflette la nostra visione del tema: la difesa del territorio è un insieme coerente, in cui la pianificazione delle opere pubbliche e la gestione dell’emergenza si parlano ogni giorno”.
La richiesta di protezioni a mare e il ritardo dello scolmatore del Bisagno
Salis è tornata a parlare della necessità delle protezioni dal mare, chiedendo opere organiche, non frammentate, che interessino l’intera linea di costa cittadina, e dello scolmatore del Bisagno: finanziato con oltre 200 milioni di euro, la talpa TMB è stata attivata a ottobre, ma i lavori sono notevolmente in ritardo.
“È un’opera che la città attende da decenni per segnare un cambio di passo per mettere al sicuro una delle zone più popolose e trafficate della città. Ma non può funzionare da sola – ha sottolineato – Parallelamente, lo scolmatore del Fereggiano, realizzato con un finanziamento di 45 milioni di euro, è già in funzione. Grazie a quella galleria scolmatrice, una parte delle acque del torrente può essere deviata riducendo sensibilmente il rischio idraulico. Tuttavia, anche in questo caso, la piena efficacia del sistema dipende dal completamento di due opere collegate sui rii Noce e Rovare: due corsi d’acqua tombati sotto quartieri densamente urbanizzati. A oggi i lavori sul Rovare (10 milioni di euro) risultano fermi al 65%, mentre per il Noce (20 milioni) la progettazione definitiva non è ancora stata approvata. Senza queste due opere non è possibile considerare davvero efficiente lo scolmatore del Fereggiano”.
Salis: “Serve una strategia nazionale”
“Da parte del governo in carica non abbiamo ancora una strategia nazionale chiara che accompagni Regioni e Comuni nel dare continuità a una politica di prevenzione strutturale e non emergenziale – ha concluso Salis – Dispiace, inoltre, prendere atto del taglio di 6,5 miliardi di euro dai fondi destinati alla lotta al dissesto idrogeologico, anche tramite la riduzione dei fondi PNRR. Serve un piano nazionale forte, con un controllo puntuale delle opere, con risorse certe e regole semplici. Altrimenti la prevenzione resta una buona intenzione chiusa in un cassetto”.
La capogruppo della Commissione: “Liguria territorio di straordinaria fragilità”
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