Un dibattito su energia, competitività e geopolitica

La domanda che ha fatto da filo conduttore alla nona edizione delle Giornate dell’Energia e dell’Economia Circolare di Trevi – “Che fine fa la transizione?” – è volutamente provocatoria. Eppure, nelle tre giornate umbre organizzate da Globe Italia e WEC Italia, la provocazione si è trasformata in una bussola per leggere il presente e immaginare il futuro: sicurezza energetica, competitività industriale, economia circolare, ruolo del Mediterraneo e nuove geografie della politica globale.
Tra l’11 e il 13 settembre, oltre cento relatori – ministri, viceministri, tecnici, imprenditori, accademici – hanno animato un dibattito che ha confermato le Giornate di Trevi come uno degli appuntamenti più rilevanti sul terreno della transizione ecologica ed energetica.
«Non mettiamo in discussione la transizione – ha detto Matteo Favero, presidente di Globe Italia – ma vogliamo che diventi un elemento strutturale nelle decisioni normative. Chi investe in green è più competitivo e crea più posti di lavoro, e questo dialogo tra istituzioni, imprese e territori è indispensabile».
La geopolitica dell’energia
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha ricordato che, in un Mediterraneo instabile, le centrali a carbone rimangono ancora in funzione: la sicurezza nazionale resta priorità, mentre la domanda cresce. Fabrizio Penna, capo dipartimento Pnrr del Mase, ha posto invece l’accento sul permitting e sulla certezza dei tempi autorizzativi, temi cruciali per accelerare nuovi investimenti.
Dal palco, il presidente di Wec Italia Marco Margheri ha messo in guardia da un’illusione diffusa: «C’è chi pensava che la transizione avrebbe messo fine alla geopolitica, ma non è così. I sistemi energetici oggi sono una competizione tra modelli politici, e vanno riscritti con strumenti nuovi rispetto a quelli immaginati cinque anni fa».
Economia circolare e Mediterraneo
La seconda giornata ha intrecciato la forza del riciclo italiano, le comunità energetiche e la logistica portuale. Il viceministro Vannia Gava ha sottolineato come la transizione sia un processo senza un punto di arrivo definitivo: «Si compirà quando cittadini e imprese la percepiranno come opportunità».
Il sottosegretario alle Infrastrutture Tullio Ferrante ha rivendicato gli investimenti del Mit per l’elettrificazione dei porti e il sostegno al trasporto marittimo, mentre Aurelio Regina (Confindustria) ha messo in guardia da un rischio che riguarda tutto il continente: «In Europa l’elettricità costa fino a tre volte di più rispetto ad altre aree del mondo. Senza un prezzo competitivo, non esiste strategia industriale credibile».
Lo sguardo internazionale si è spostato sul Mediterraneo e oltre. Per Stefano Besseghini (Med-REG) l’Europa ha bisogno dell’intera regione, che deve diventare spazio condiviso di regolazione e relazioni politiche. La delegazione saudita guidata da Haider Abdulaal Al Abdulaal ha illustrato la strategia del regno per affrontare il “trilemma energetico”: sicurezza, sostenibilità e accessibilità, in vista del World Energy Congress 2026 a Riyadh.
Competitività e città
La giornata conclusiva ha concentrato l’attenzione sul costo dell’energia e delle materie prime, sulle quote ETS e sugli squilibri di mercato che gravano sulle bollette. Ma anche sulle città, intese come luoghi decisivi della transizione: Carmen Miracolo, funzionaria dell’Ufficio legislativo del Senato, ha definito la rigenerazione urbana «un processo che non riguarda solo il consumo di suolo, ma la riduzione delle diseguaglianze e delle marginalizzazioni».
Il senso politico delle Giornate
Il decimo anno di Globe Italia coincide con un messaggio chiaro: la transizione non può più essere trattata come un capitolo emergenziale, ma come la trama di fondo di ogni scelta economica e politica. A Trevi, per tre giorni, si è visto che il dibattito non è astratto: riguarda la tenuta industriale del Paese, la coesione sociale e il posizionamento geopolitico dell’Europa. In gioco non c’è solo l’energia del futuro, ma la capacità di reggere la sfida di un mondo che cambia.
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