Anche i boschi hanno “nuovi bisogni”

Settembre 26, 2025 - 20:00
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Anche i boschi hanno “nuovi bisogni”
progetto rigeneraboschi di sorgenia

Dal progetto di monitoraggio #RigeneraBoschi di Sorgenia emergono nuove conoscenze di come si comporta un bosco. Ne parliamo con Giorgio Vacchiano, docente di Gestione e Pianificazione Forestale dell’Università degli Studi di Milano

Cinque boschi sono da qualche mese sotto stretta osservazione di Giorgio Vacchiano, famoso docente dell’Università degli Studi di Milano che sta monitorando la crescita degli alberi attraverso innovativi sensori posizionati sugli alberi: i Tree Talker.

Si tratta – come racconta il docente di Gestione e Pianificazione Forestale – di piccoli dispositivi, non più grandi di uno smartphone che applicati al tronco, misurano parametri vitali e fisici di ogni singolo albero. Ovvero il loro flusso linfatico circolatorio“.

GreenPlanner lo ha incontrato durante la conferenza stampa organizzata da Sorgenia, che supporta gli studi sul campo di Vacchiano in quello che è diventato un progetto della durata di due anni: #RigeneraBoschi.

Il test effettuato con i Tree Talker ha un presupposto molto importante: valutare se cresce meglio un bosco spontaneo, oppure uno con manutenzione e interventi pianificati.

Per raggiungere questo obiettivo sono stati installati in tutto 36 apparecchi (6 per ogni bosco) tra il Parco Nord di Milano, ma anche sulle piante del Bosco di Forlì-Bertinoro – che è gestito dall’Istituto Diocesano Sostentamento Clero di Forlì-Bertinoro.

E ancora, nell’Unione di Comuni montana Colline Metallifere in Toscana. Scendendo verso Sud i Tree Talker sono stati posizionati presso il Parco naturale regionale Bosco Incoronata che sta a Foggia (Puglia) ed è un bosco di pianura.

Infine, nel Parco Nazionale del Pollino con le sue faggete protette e che si estende tra Calabria e Basilicata (qui infatti sono stati installati ben 12 TreeTalker: 6 sul versante calabro e 6 in Basilicata).

Vacchiano non è solo in questa impresa: Pefc Italia, che si occupa della certificazione forestale, gli ha dato supporto nell’identificare questi boschi, “non tutti ancora certificati da noi“, ammette Antonio Brunori, segretario generale di Pefc Italia, mentre Sorgenia lo ha ideato e lo sta finanziando, oltre a farlo conoscere in tutta Italia come il progetto #RigeneraBoschi, che prevede una forte azione di disseminazione sul campo. Soprattutto sui più giovani.

Cosa ci dicono gli alberi del bosco

Ora, dopo 12 mesi, arrivano anche i primi risultati di come si comportano gli alberi (con un’unica eccezione, quella legata all’analisi dei dati del bosco in Toscana, perché in questa foresta la gestione selvicolturale è programmata per novembre e, quindi, non sarebbe stata possibile una comparazione rigorosa tra le due aree prese in esame dallo studio).

treetalker

In 4 siti su 5 gli alberi monitorati crescono di più nei boschi gestiti in modo sostenibile, arrivando addirittura a massimo di +43% nel Parco nazionale del Pollino su base annua – sviscera i dati Vacchiano. Inoltre, spesso resistono maggiormente agli stress ambientali e mantengono una stabilità meccanica superiore rispetto a quelli lasciati a libera evoluzione“.

Da notare che tali risultati si rivelano particolarmente utili in condizioni climatiche avverse: gli alberi nelle aree non gestite mostrano una maggiore oscillazione del fusto in caso di caldo e siccità, mentre quelli nelle zone gestite hanno una risposta meccanica attenuata, risultando quindi più resilienti.

Ma va detto: c’è un bosco che è in controtendenza rispetto ai dati di crescita. È quello dell’Incoronata in Puglia, dove gli alberi crescono meno nella parte gestita del bosco. “Un’eccezione complessa da interpretare – spiega ancora il ricercatore – dovuta probabilmente alla tipologia di vegetazione“.

Una delle possibili ipotesi del fenomeno è che gli eucalipti (invasivi e competitivi), presenti solo nella parte gestita, abbiano concorso a rallentare la crescita delle querce autoctone. Le fasi successive dello studio forniranno una maggiore quantità di dati e dunque aiuteranno a confermare o meno l’ipotesi.

A parte le eccezioni, la gestione selvicolturale può agire come una medicina preventiva per il bosco. Ma i dati raccolti grazie al progetto #RigeneraBoschi evidenziano che ogni bosco richiede interventi calibrati sul proprio contesto ecologico, sulla disponibilità idrica, sulla composizione specifica.

È come se avessimo ancora tanto da capire su come si comportano i boschi. Senza preconcetti. A Collina di Pondo, parte del Bosco di Forlì-Bertinoro, per esempio, il diradamento selettivo ha ridotto la competizione tra alberi, i pini neri monitorati mostrano una crescita del diametro del tronco significativamente superiore rispetto all’area non gestita.

La riduzione della densità arborea non deve far pensare a un impoverimento, ma a un rafforzamento strutturale del bosco – spiega Vacchiano: gli alberi rimanenti sviluppano chiome più ampie, sistemi radicali più robusti e una maggiore capacità di resistenza agli eventi estremi“.

I dati raccolti dal progetto #RigeneraBoschi evidenziano che ogni bosco richiede interventi calibrati sul proprio contesto ecologico, partendo dalla gestione di esperti che, come ci ha raccontato Vacchiano, devono avere sempre più a che fare con l’utilizzo delle tecnologie.

Più o meno acqua; più o meno luce: il bosco richiede attenzioni particolari che fanno riflettere sia gli esperti che i cittadini. Su questi ultimi è Sorgenia a farsi carico della divulgazione.

A cominciare dalle scuole “lavorando – come afferma Michele de Censi, amministratore delegato di Sorgeniaa stretto contatto in attività di educazione ambientale rivolte ai ragazzi, un’occasione per incontrare le comunità locali e accrescere la consapevolezza della collettività sul ruolo delle foreste nelle nostre vite“.

Sorgenia non è nuova a questo genere di progetti: “ci eravamo dedicati agli Oceani – spiega Federica Petra Colombo, responsabile delle relazioni esterne di Sorgenia – ora è la volta delle foreste, che hanno una parte rilevantissima sulla vita della gente e delle comunità su cui Sorgenia lavora. Il progetto #RigeneraBoschi ha una durata di 2 anni e quindi dovrebbe terminare a settembre 2026, ma stiamo valutando – chiosa Colomboche possa avere un respiro temporale più ampio“.

L'articolo Anche i boschi hanno “nuovi bisogni” è stato pubblicato su GreenPlanner Magazine.

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