Competitività Ue, la sterzata del Consiglio: “Semplificare le norme e accelerare sugli investimenti”

Ottobre 24, 2025 - 01:00
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Competitività Ue, la sterzata del Consiglio: “Semplificare le norme e accelerare sugli investimenti”

POLITICA INDUSTRIALE

Competitività Ue, la sterzata del Consiglio: “Semplificare le norme e accelerare sugli investimenti”



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Per affrontare la crisi di competitività dell’UE il Consiglio europeo chiede una “radicale semplificazione” burocratica, inclusi “controlli di competitività” su ogni nuova legge. La doppia transizione resta centrale, ma la priorità viene data al completamento del Mercato Unico digitale, energetico e dei capitali (CMU) per sbloccare investimenti privati. Ecco che cosa hanno deciso i capi di Stato e di Governo sulla competitività e la doppia transizione

Aggiornato il 23 ott 2025



CONSIGLIO UE
CONSIGLIO UE EUROPEO EUROPEAN COUNCIL

Il Consiglio Europeo chiede alla Commissione e al Parlamento un netto cambio di passo sulla politica industriale. Di fronte al deterioramento della competitività industriale rispetto ai colossi statunitensi e cinesi i Capi di Stato e di Governo mettono l’accento sulla necessità di alleggerire gli oneri burocratici e sbloccare massicci investimenti privati.

La “doppia transizione” verde e digitale, a cui è stata dedicata una parte rilevante della riunione odierna del Consiglio europeo, resta l’obiettivo strategico, ma le conclusioni odierne ricalibrano la rotta: la sostenibilità ambientale e l’innovazione tecnologica devono procedere di pari passo con la sostenibilità economica e industriale del sistema produttivo europeo.

Il Consiglio, insomma, intende dare risposta alle crescenti preoccupazioni espresse dalle associazioni di categoria negli ultimi 24 mesi. L’Europa si è data regole ambiziose, dal Fit for 55 all’AI Act, ma ora affronta il rischio concreto che queste norme, pensate per creare un vantaggio strategico, si trasformino in un freno se non accompagnate da un adeguato supporto strutturale.

La “cura dimagrante” della burocrazia

Il punto più rilevante emerso dal vertice è l’impegno formale per una “radicale semplificazione” del quadro normativo. Il Consiglio chiede alla Commissione di applicare con rigore il principio “one in, one out” e di introdurre un “controllo della competitività” (competitiveness check) obbligatorio per tutte le nuove proposte legislative.

Se non è (ancora) un’archiviazione del Green Deal, è quanto meno un’ammissione che la sua implementazione ha generato costi amministrativi e di compliance insostenibili, specialmente per le piccole e medie imprese (PMI). Le conclusioni esortano la Commissione a insistere sulla strada intrapresa con i Pacchetti Omnibus e insistono sulla necessità di “ridurre gli oneri di rendicontazione” e accelerare le procedure di autorizzazione, un collo di bottiglia che frena miliardi di investimenti, specialmente nel settore energetico e nelle infrastrutture strategiche.

Per l’industria manifatturiera si tratta di segnali importanti. Significa, ad esempio, che i futuri regolamenti attuativi del Net-Zero Industry Act (NZIA) o del Critical Raw Materials Act (CRMA) dovranno essere disegnati privilegiando la velocità di esecuzione e la certezza del diritto, riducendo la complessità burocratica.

Il mercato unico come strumento di politica industriale

Se la semplificazione è la difesa, l’attacco si concentra sul completamento del Mercato Unico, definito nelle conclusioni “il nostro principale vantaggio competitivo”. Il Consiglio riconosce che, a trent’anni dalla sua creazione, il mercato è ancora frammentato.

L’impulso più forte riguarda tre settori. Primo, il mercato unico digitale, dove si chiede di accelerare la creazione di spazi di dati comuni (common European data spaces) per permettere alle imprese di addestrare modelli di intelligenza artificiale su dataset su scala continentale, unica via per competere con gli hyperscaler americani.

Secondo, l’Unione dell’Energia. Le conclusioni sollecitano investimenti massicci nell’interconnessione delle reti elettriche. Senza una rete Ue resiliente e integrata, la produzione di energia rinnovabile, per sua natura intermittente e delocalizzata (si pensi all’eolico offshore nel Mare del Nord), non potrà mai alimentare in modo efficiente i distretti industriali della Germania meridionale o dell’Italia settentrionale.

Terzo, e forse più critico, il rilancio dell’Unione dei Mercati dei Capitali (CMU). Il Consiglio europeo reitera l’urgenza di sbloccare il risparmio privato europeo, stimato in migliaia di miliardi, per indirizzarlo verso l’innovazione e le imprese in fase di scale-up. Senza un mercato dei capitali profondo, le migliori startup deep tech europee continueranno a cercare finanziamenti negli Stati Uniti, vanificando gli sforzi di politica industriale.

Dalla regolamentazione all’applicazione: il caso dell’AI

Un passaggio significativo delle conclusioni riguarda la transizione dalla fase di regolamentazione a quella di implementazione tecnologica. L’Europa ha definito le regole del gioco sull’intelligenza artificiale con l’AI Act, ma ora, come sottolinea il Consiglio, “è imperativo promuoverne l’adozione da parte dell’industria”.

Questo implica un sostegno concreto allo sviluppo di infrastrutture di calcolo (HPC e cloud europeo) e la creazione di sandbox regolatorie e testing facilities che permettano alle imprese di sperimentare l’IA ad alto rischio in un ambiente controllato. L’obiettivo è evitare che la normativa, pensata per creare fiducia, diventi un ostacolo all’innovazione.

Per le aziende la compliance all’AI Act deve diventare un fattore abilitante per sviluppare applicazioni industriali, ad esempio nella manutenzione predittiva, nell’ottimizzazione della logistica o nella ricerca e sviluppo di nuovi materiali.

Le conclusioni

Le Conclusioni del Consiglio europeo del 23 ottobre 2025 rappresentano insomma una richiesta urgente di “cambio di passo” per rafforzare la competitività e la resilienza dell’Unione, definendo il completamento dell’agenda del mercato unico come fondamentale per sostenere la prosperità e il modello sociale europeo.

La priorità immediata è l’attuazione di un’agenda ambiziosa di semplificazione orizzontale, ribadendo la necessità di una drastica riduzione degli oneri amministrativi, normativi e di comunicazione per le imprese, comprese le PMI, e promuovendo l’autolimitazione normativa in linea con un approccio di “semplicità sin dalla progettazione”.

Il successo di questa trasformazione poggia sulla capacità dell’Unione di conseguire insieme gli obiettivi di potenziamento della competitività e di promozione della duplice transizione verde e digitale. A tal fine è fondamentale intensificare gli sforzi per realizzare un’autentica Unione dell’energia prima del 2030, investendo in reti e garantendo energia a prezzi accessibili e pulita, e per rafforzare la trasformazione digitale sovrana dell’Europa, creando un ambiente propizio all’aumento dell’innovazione nel settore privato, alle tecnologie di frontiera e all’espansione delle soluzioni tecnologiche europee.

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